Vai al lettorePassa al contenuto principaleVai a piè di pagina
  • l’altro ieri
https://www.pupia.tv - Roma - Federalismo fiscale, audizione Upb
Alle 8.15, presso l’aula del II piano di Palazzo San Macuto, la Commissione parlamentare per l’attuazione del federalismo fiscale ha svolto l’audizione di rappresentanti dell’Ufficio parlamentare di bilancio sulle tematiche relative allo stato di attuazione e alle prospettive del federalismo fiscale. (07.05.25)

#pupia

Categoria

🗞
Novità
Trascrizione
00:00Buongiorno a tutti, avverto che la pubblicità di lavori della seduta odierna sarà assicurata
00:11oltre che mediante il resoconto stenografico anche attraverso la trasmissione sulla web
00:15tv della Camera dei Deputati.
00:17L'ordine del giorno recca l'audizione del senso di articolo 5, com 5 del regolamento
00:21della Commissione del professore Giampaolo Aracchi, componente del Consiglio dell'Ufficio
00:26parlamentare di bilancio sulle tematiche relative allo stato di attuazione e alle prospettive
00:29del federalismo fiscale.
00:31Ricordo che allo svolgimento della relazione potranno seguire eventuali domande da parte
00:35dei parlamentari e quindi la replica dell'audito.
00:37Nel ringraziarlo per la disponibilità dimostrata cedo quindi la parola al nostro relatore.
00:44Grazie Presidente, ringrazio lei e la Commissione per l'invito.
00:49Parto da una premessa.
00:50Nell'ultimo anno non sono stati realizzati significativi progressi per il completamento
00:57del federalismo fiscale.
00:59Per quanto riguarda l'attuazione del federalismo fiscale per le regioni, che tra l'altro è
01:04prevista, come è noto, tra le riforme abilitanti del PNRR, non è stata rispettata la scadenza
01:12del 31 dicembre 2023 per l'individuazione attraverso un apposito decreto dei trasferimenti
01:21statali da fiscalizzare, nonostante la Commissione tecnica per i fabbisogni standard abbia terminato
01:27l'istruttoria tecnica.
01:29Inoltre non è stata ancora data attuazione alla delega fiscale relativamente ai tributi
01:39delle regioni e delle province metropolitane, che hanno bisogno di una revisione delle loro
01:46entrate per garantire gettiti adeguati e non è stata data attuazione neanche per i comuni
01:53dove invece c'è un problema di spazi di autonomia fiscale.
02:01Tuttavia, nonostante non ci siano stati degli interventi diretti, nella legge di bilancio
02:06sono state introdotte numerose novità che influiscono in maniera indiretta sulla fiscalità
02:14degli enti territoriali.
02:16In particolare vi sono una serie di interventi che possono essere visti come la prima applicazione
02:22della nuova governanza europea agli enti territoriali, in attesa che si completi la revisione
02:29delle norme relative all'attuazione dell'equilibrio di bilancio e sulla contabilità e la finanza pubblica.
02:39Ora, in questa audizione io mi soffermerò principalmente su questi interventi, cercando di evidenziarne
02:45gli effetti e cercando di segnalare alcuni aspetti problematici che potranno trovare soluzione poi nella riforma
02:55nell'ambito della sistemazione definitiva delle regole sull'attuazione del pareggio di bilancio e della contabilità pubblica.
03:04Ora, ricordo che con il piano strutturale di bilancio il nostro Paese si è impegnato a realizzare
03:11un aggiustamento pluriennale dei conti in grado di garantire una riduzione plausibile del rapporto
03:22debito-pil verso livelli prudenti. Il monitoraggio di questi impegni avviene con un indicatore unico
03:31che è rappresentato dalla crescita della spesa primaria netta finanziata con risorse nazionali.
03:37E questo indicatore unico è rilevato per il complesso dell'APA.
03:44Come abbiamo evidenziato, come l'UPB ha evidenziato in precedenti audizioni, il controllo dell'evoluzione
03:51della spesa netta per le amministrazioni locali potrebbe avvenire in due modi.
03:57Un modo diretto, modificando la legge 243, quindi modificando il concetto di equilibrio
04:05della 243 e introducendo un vincolo esplicito al tasso di crescita della spesa netta, oppure
04:13il controllo della spesa netta delle amministrazioni locali potrebbe avvenire mantenendo l'obbligo
04:20di equilibrio di bilancio e agendo controllando l'evoluzione della spesa attraverso i trasferimenti
04:28dallo Stato.
04:29In attesa della revisione della normativa, gli interventi che sono contenuti nella legge
04:34di bilancio sembrano andare in questa seconda direzione.
04:37Quindi, infatti, con la legge di bilancio, l'obbligo di equilibrio di bilancio per gli
04:43enti territoriali è stato non solo confermato, ma anche reso più restrittivo.
04:48E poi il contenimento della spesa per gli enti territoriali è stato affidato all'operare
04:54congiunto di un nuovo contributo alla finanza pubblica che opera sulla spesa corrente e un
05:02taglio dei trasferimenti in conto capitale.
05:05In particolare, questo nuovo contributo alla finanza pubblica si distingue dagli interventi
05:12precedenti, che abbiamo avuto negli anni passati sempre per far partecipare gli enti
05:19territoriali agli obiettivi di equilibrio di bilancio.
05:23Si differisce perché non consiste in un mero versamento di risorse proprie o risparmiate
05:30degli enti territoriali al bilancio dello Stato, ma consiste in degli accantonamenti che per gli
05:37enti in avanzo potranno poi essere usati negli anni successivi per finanziare degli
05:43investimenti, per gli enti in disavanzo invece devono essere utilizzati come ripiano aggiuntivo
05:50rispetto a quello programmato.
05:52Pertanto, il nuovo contributo alla finanza pubblica ha l'effetto per gli enti in avanzo
05:58di bloccare la spesa corrente nell'anno e spostarla sulla spesa in conto capitale negli
06:04anni successivi.
06:06Queste misure rispondono a due esigenze.
06:12Rispondono all'esigenza di tutelare l'autonomia degli enti territoriali, quindi evitando di imporre
06:17limiti all'utilizzabilità degli avanzi di amministrazione, come è stato più volte
06:25richiesto dalla Corte Costituzionale, e poi l'altro obiettivo, l'altra esigenza è quella
06:30di evitare effetti negativi sugli investimenti.
06:34Le modalità di attuazione sia del contributo che del taglio agli investimenti lasciano aperte
06:41una serie di aspetti problematici, che cercherò adesso di illustrare, e che potranno trovare
06:48soluzione nella revisione complessiva delle regole, quindi nel sistema regime.
06:55Sinteticamente, queste criticità possono essere ricondotte a tre aspetti, a tre punti.
07:00In primo luogo, manca un collegamento esplicito tra l'ammontare del contributo e dei finanziamenti
07:09e gli obiettivi di contenimento della spesa netta.
07:13Non è esplicitato come si passi dagli obiettivi di spesa netta alla distribuzione del contributo
07:21e i tagli dei finanziamenti.
07:23Il secondo aspetto critico è il possibile conflitto che si può creare tra i criteri con
07:30cui il contributo è stato ripartito tra gli enti e la distribuzione dei finanziamenti.
07:39Gli obiettivi sono le esigenze di tutelare le funzioni fondamentali e i LEP degli enti territoriali
07:46e l'obiettivo è anche di garantire un cerchio riequilibrio infrastrutturale.
07:51Infine c'è anche un'ulteriore criticità che è rappresentata dal fatto che questi due interventi
07:59non appaiono coordinati con un'altra serie di misure che sono contenute nella legge di bilancio
08:06e che al contrario del contributo alla finanza pubblica vanno nella direzione opposta
08:11cioè sostengono la spesa degli enti territoriali con una serie di trasferimenti molto frammentati.
08:20Adesso mi soffermerò un po' sui primi due aspetti, sulle prime due problematiche
08:25che vengono approfondite anche nel dettaglio, nella memoria e dove potrete trovare anche
08:31delle nostre elaborazioni numeriche.
08:38Il primo aspetto è che il contributo alla finanza pubblica è principalmente concentrato sulle regioni.
08:44Il contributo complessivamente vale 7,9 miliardi nel periodo 25-29, di questi 400 sono riferiti
08:53alle regioni statuto ordinario e 200 per le regioni statuto speciale.
08:59Ora, in assenza di indicazioni esplicite sul perché di questo riparto che grava principalmente sulle regioni,
09:07nella memoria abbiamo cercato di valutare, abbiamo illustrato gli andamenti dei dati di bilancio
09:15delle regioni e dei comuni in particolare, per vedere quali possono essere le differenze
09:23che spiegano questo diverso riparto del contributo.
09:27Abbiamo considerato in primo luogo due aspetti, abbiamo considerato il peso che ha nei due comparti
09:34regioni statuto ordinario e comuni, la cosiddetta, quella che abbiamo definito come una spesa
09:39potenzialmente comprimibile. Cos'è la spesa potenzialmente comprimibile?
09:43È la spesa che non è legata alle funzioni fondamentali e ai LEP.
09:48Poi abbiamo anche considerato la dinamica della spesa complessiva negli ultimi anni, dal 2016
09:55fino al 2023. Ora, in entrambi i casi il confronto di questi aggregati tra comuni e regioni
10:04e statuto ordinario non sembrano mostrare differenze sostanziali. Il livello della spesa comprimibile,
10:13qualora si tenga conto di alcune specificità che vengono poi descritte più nel dettaglio
10:18nella memoria, sembra più o meno analogo. Per quanto riguarda la spesa, la spesa è cresciuta
10:24in tutti e due i comparti, ed è cresciuta maggiormente nelle regioni a statuto ordinario,
10:34però questa crescita è sicuramente dovuta principalmente a politiche nazionali. Nel caso
10:40delle regioni a statuto ordinario in particolare è dovuta ad un aumento delle risorse per finanziare
10:48la sanità, che quindi arrivano dallo Stato, e anche da un aumento della spesa in conto capitale
10:55che è plausibilmente legata al PNRR. Quindi queste due dimensioni non sembrano spiegare
11:04perché c'è questo contributo maggiore delle regioni. Una differenza tra i due comparti però
11:10si può cogliere guardando, abbiamo riportato nella figura 3 a pagina 16, si descrive sia
11:19l'evoluzione delle entrate che quella della spesa. E quello che si vede è che le dinamiche
11:26di crescita sono simili, ma la differenza sostanziale è che per le regioni le spese crescono in maniera
11:33simile alle entrate. Mentre per i comuni si crea un divario tra le entrate e le spese.
11:41Le entrate crescono più delle spese. Questo cosa segnala? Segnala che in questo periodo
11:46i comuni hanno aumentato il proprio risparmio con una crescita degli avanzi di amministrazione.
11:54Ora, questi avanzi non sono disponibili, non sono disponibili perché una parte di questi avanzi
12:00deve essere accantonata. Deve essere accantonata una parte al fondo credito di dubbia esigibilità
12:06per far fronte a possibili rischi di non riscossione delle entrate accertate. Deve essere accantonata
12:13al fondo anticipazione liquidità per evitare che anticipi di liquidità che servono per pagare
12:20debiti esigibili, commerciali esigibili, siano utilizzati per finanziare altre spese.
12:26E infine ci sono risorse che devono essere vincolate quando sono destinate a specifici
12:32scopi. Ora, se si netta l'avanzo di amministrazione da questi accantonamenti, per il comparto dei
12:39comuni, il comparto dei comuni complessivamente risulta essere in avanzo. Quindi i comuni in
12:46questi anni hanno risparmiato risorse sufficienti per far fronte a questi accantonamenti.
12:52in qualche modo hanno dimostrato cautela nei propri bilanci. Per quanto riguarda invece
12:57le regioni, gli avanzi di amministrazione delle regioni non sono sufficienti a coprire
13:02questi accantonamenti. E infatti il comparto complessivamente appare in disavanzo e sono in
13:10disavanzo la quasi totalità delle regioni. Ora, come emerge dalla tabella 8, si può vedere
13:21come questa, in particolare per le regioni, il problema sembra dovuto alla crescita, alla
13:28dimensione del FAL, del Fondo Anticipazione Crediti. Quindi una possibile lettura è che i risparmi
13:36regionali non siano stati sufficienti per gestire in maniera corretta le anticipazioni
13:45di liquidità, che nel caso regionale riguardano fondamentalmente anticipazioni di liquidità
13:52per gestire i debiti in ambito sanitario.
13:57Ora, quindi in conclusione, una possibile lettura è che la ripartizione dell'onere tra questi
14:04comparti non sia riconducibile, come ho detto, né alla composizione della spesa né a una
14:09diversa dinamica, ma sia piuttosto legata all'esigenza di migliorare i risultati di amministrazione
14:15delle regioni. Una potenziale criticità di questa lettura sta nel fatto che mentre il contributo
14:24di ogni ente alla finanza pubblica è commisurato alla spesa extrasanitaria, come abbiamo visto
14:30in realtà il disavanzo regionale sembra essere legato alla difficoltà di gestire invece la spesa
14:39sanitaria. Adesso passo al secondo aspetto critico, ossia il possibile conflitto tra i criteri che
14:48vengono utilizzati per il riparto del contributo alla finanza pubblica e gli effetti dei tagli
14:56programmi di investimento rispetto a due esigenze. L'esigenza, come ho detto, di tutelare le funzioni
15:03fondamentali dei LEP e l'esigenza di ottenere un riequilibrio infrastrutturale. Per quanto riguarda
15:10il primo aspetto, c'è da osservare che il contributo alla finanza pubblica è stato ripartito
15:18sulla base degli impegni di spesa corrente al netto degli interessi, ma è stato depurato
15:24dalla spesa corrente per la sanità e per il sociale. Quindi in qualche modo si è cercato
15:29di tutelare funzioni fondamentali dell'EP. Il problema è che il perimetro delle funzioni
15:35fondamentali dell'EP va oltre la sanità e il sociale. Questo può significare che, ad esempio,
15:44per i comuni, le richieste di accantonamento di risorse correnti a titolo di contributo
15:52per la finanza pubblica potrebbero in qualche modo entrare in contrasto con gli effetti
15:58perequativi del Fondo di Solidarietà Comunale, che tiene conto di tutte le funzioni fondamentali
16:04dell'EP. Abbiamo cercato di dare un'indicazione di quale possa essere questo rischio. Trovate
16:11nella tabella 9 il risultato di un confronto tra il riparto effettivo del contributo alla
16:18finanza pubblica e il riparto, invece, che sarebbe giustificato qualora si fosse utilizzato
16:26come indicatore la spesa che cede quella perequata all'interno del Fondo di Solidarietà
16:33Comunale. Emerge che in un numero elevato di casi il contributo richiesto è maggiore a quello
16:39che sarebbe coerente con gli obiettivi perequativi del Fondo di Solidarietà Comunale.
16:45All'interno delle fasce poi dimensionali dei comuni si vede che questo non vale, anzi,
16:52al contrario, i comuni più grandi sembrano, a questi sembra essere stato richiesto, un contributo
16:57più basso. Questo probabilmente per il fatto che in questi comuni si concentrano maggiori
17:03spazi di sforzo fiscale, quindi la spesa non perequata è più ampia degli altri. Per
17:11quanto riguarda gli investimenti, invece, i definanziamenti e i trasferimenti potranno
17:18essere compensati dall'utilizzo degli accantonamenti. Abbiamo visto che il contributo obbliga ad accantonare,
17:26ma gli enti in avanzo potranno poi utilizzare questi accantonamenti per gli investimenti negli anni
17:31successivi. Qui il problema è che la distribuzione degli investimenti che verranno finanziati da
17:38questi avanzi può essere diversa dalla distribuzione dei fondi che sono stati definanziati. In particolare
17:46bisogna ricordare che nei fondi definanziati esistevano alcuni, erano impliciti alcune regole
17:53distributive. Ad esempio, per alcuni trasferimenti, in alcuni casi, esisteva una regola di riserva
17:59del 40% al mezzogiorno che ovviamente gli accantonamenti poi non potranno plausibilmente
18:07garantire. Poi vi è, nel caso degli investimenti, anche un ulteriore rischio, cioè il rischio
18:14che questo passaggio dalla spesa corrente alla spesa in conto capitale non favorisca in realtà
18:22la spesa di investimenti negli anni successivi. Questo perché, soprattutto per i comuni, questo
18:27perché, appunto, guardando ai bilanci comunali, si osserva come questi bilanci in moltissimi
18:33casi manifestano negli ultimi anni continui non solo avanzi, quindi le risorse ci sono già
18:39ma non vengono spese, ma in molti casi che vengono illustrati nella tabella 12 a pagina 28,
18:47questi avanzi sono stati crescenti negli ultimi anni, quindi i comuni hanno avuto in qualche
18:57modo una difficoltà a spendere, ad impegnare per investimenti queste risorse. Ora, queste
19:04sono appunto un po' le criticità che abbiamo individuato negli interventi effettuati con
19:10la legge di bilancio. Come ho detto prima, a queste criticità si potrebbe porre rimedio
19:16con la sistemazione definitiva delle regole per l'equilibrio di bilancio e di contabilità
19:25pubblica. In che modo? Beh, se ipotizziamo che verrà mantenuto, appunto, nella 243 l'obbligo
19:35di equilibrio di bilancio per gli enti territoriali, tutte queste problematiche potrebbero essere
19:41risolte, superate, attraverso una migliore programmazione dei trasferimenti. E questa programmazione
19:51dei trasferimenti dovrebbe prendere avvio all'interno del piano strutturale di bilancio, dove andrebbe
19:57definito, oltre al tasso di crescita di spesa netta per le pubbliche amministrazioni, anche
20:03l'evoluzione programmatica dei fabbisogni relativi alle funzioni fondamentali di LEP,
20:10che sia compatibile con quell'andamento della spesa netta. A quel punto, sulla base di previsioni
20:17sulla dinamica della capacità fiscale, andrebbe determinato il contributo dello Stato ai trasferimenti
20:26perequativi per coprire il gap tra fabbisogni e capacità fiscale.
20:33Ora, per realizzare un approccio di questo tipo, consentirebbe agli enti locali di programmare
20:44in maniera corretta i propri bilanci, quindi di rispettare i vincoli di bilancio non rinunciando
20:51alla progettualità. Per giungere a questo obiettivo, cosa è necessario fare? Beh, ovviamente
20:57è necessario completare il federalismo fiscale nel caso delle regioni a statuto ordinario,
21:02appunto fiscalizzando i trasferimenti e istituendo il fondo perequativo.
21:07Ma anche necessari, sono anche necessari, tre aspetti fondamentali. Occorre razionalizzare
21:16i trasferimenti esistenti, perché ancora oggi esistono una pluralità di trasferimenti
21:23che non vengono perequati, sia all'interno, non vengono perequati né all'interno dei fondi
21:29perequativi né all'interno dei fondi speciali destinati agli interventi speciali del quinto
21:36comma dell'articolo 119 della Costituzione. Occorre dotare gli enti territoriali di tributi
21:44che garantiscono un'evoluzione dei gettiti che sia coerente con l'andamento dei fabbisogni
21:51nominali. E infine occorrerebbe favorire un'evoluzione della metodologia per il calcolo
22:00dei fabbisogni standard che consenta di definire i fabbisogni standard non solo in termini relativi
22:07ma anche in termini assoluti nominali. Nella memoria cerchiamo di descrivere i vantaggi
22:16che avrebbe questo approccio guardando al comparto dei comuni. Al comparto dei comuni
22:23esistono attualmente una serie di criticità che potrebbero essere risolte qualora ci fosse
22:30questa migliore programmazione dei trasferimenti. In primo luogo oggi se si guarda i comuni è
22:35molto complesso stabilire se le risorse a loro disposizione siano effettivamente adeguate.
22:42questo perché da un lato, dal lato dei fabbisogni, noi abbiamo dei fabbisogni che sono calcolati
22:51e stimati in termini relativi e non in termini assoluti. Un'evoluzione per poter passare ad
22:58una stima dei fabbisogni in termini assoluti, oltre a degli aspetti metodologici, statistici,
23:05sarebbe e anche sempre, resta sempre necessario definire chiaramente quali siano i livelli essenziali
23:11delle prestazioni che devono essere garantiti perché questo appunto aiuterebbe alla standardizzazione
23:18dei fabbisogni. Dal lato delle risorse il problema è che, come abbiamo anche evidenziato
23:24nell'audizione precedente, continua accanto alla capacità fiscale e accanto a un incontributo
23:31verticale di circa un miliardo che passa attraverso l'FSC e che vengono perequati, i comuni
23:38ricevono risorse significative attraverso trasferimenti verticali che non sono perequati.
23:49Ad esempio, all'interno dell'FSC non sono perequati circa un miliardo e otto di trasferimenti
23:58che sono a titolo di ristoro del gettito perduto per l'esenzione dal Limo e della Tasi
24:06al netto dei tagli. In più c'è un altro problema, che molti trasferimenti che vanno a finanziare
24:13le funzioni fondamentali dei comuni e i LEP transitano attraverso le regioni, quindi in realtà
24:22i trasferimenti sono ricevuti dalle regioni e poi successivamente trasferiti ai comuni.
24:26Quindi la ricostruzione, anche dal lato delle entrate, la ricostruzione delle risorse
24:31che sono effettivamente a disposizione dei comuni per finanziare le funzioni fondamentali
24:35delle LEP è molto complessa. Se l'adeguatezza delle risorse non è chiara per i comuni,
24:42però una criticità chiara è che la parte di risorse che viene perequata è molto stabile
24:51nel tempo, è costante. E questo deriva da cosa? Deriva dal fatto che la capacità fiscale
24:58è fondamentalmente statica, perché è legata principalmente ad un tributo, l'IMU, la cui base imponibile
25:05non ha dinamica. Il secondo problema è che non esistono dei meccanismi di revisione periodica
25:13dell'integrazione verticale dello Stato. Quindi capacità fiscale e integrazione verticale
25:19dello Stato restano fondamentalmente statici. Se nella figura 5 troverete la ricostruzione
25:27dell'ammontare delle risorse perequate dei comuni, da cui emerge immediatamente che la parte perequata
25:34è fondamentalmente statica e che un po' di dinamica è stata introdotta solo negli ultimi anni
25:40attraverso gli interventi finalizzati al rafforzamento nell'ambito del sociale, degli asili nido.
25:54Questo mancato adeguamento delle risorse è stato anche un ostacolo all'avanzamento della perequazione,
26:01perché appunto, come abbiamo già evidenziato in precedenza, se le risorse complessive perequate
26:06sono stabili, il passaggio dalle risorse storiche alle risorse perequate provoca meccanicamente
26:16delle perdite per alcuni comuni e dei guadagni per gli altri. Ora, per evitare questi effetti negativi
26:22negli anni passati si è sempre proceduto con dei correttivi ad hoc. Anche la legge di bilancio
26:27ha introdotto un ulteriore correttivo ad hoc, sono 56 milioni per l'anno in corso e un graduale
26:36e poi che crescono gradualmente fino a 306 milioni nel 2030, che devono essere, si sono finalizzate
26:43all'azzeramento delle perdite dei comuni nel momento in cui si va avanti la perequazione.
26:49Ora però, come abbiamo evidenziato appunto già in altre occasioni, questi aggiustamenti ad hoc
26:55contraddicono la perequazione stessa, tendono a cristallizzare la spesa storica. Il problema
27:04potrebbe essere risolto in maniera differente se fossero appunto destinate risorse crescenti
27:11adeguate con i fabbisogni nel tempo e fossero distribuite secondo criteri perequativi. Un approccio
27:18del genere, ricordo, è stato utilizzato nel caso della costituzione dei fondi perequativi
27:24di province e città metropolitane. Anche in quel caso c'è un percorso di transizione
27:30dalle risorse storiche alle risorse perequate e però questo problema delle perdite è stato
27:37quasi del tutto eliminato, prevedendo un graduale aumento delle risorse che però non vengono
27:43attribuite con meccanismi ad hoc ma seguono i meccanismi perequativi. Quindi la perequazione
27:49in un ambito in cui le risorse si crescono riesce ad avanzare senza problemi. Se posso, se
27:58ho ancora un minuto, concludo con un'ultima osservazione segnalando un importante elemento
28:04di novità che è sopraggiunto con la sentenza 192 della Corte Costituzionale sui giudizi di
28:14legittimità costituzionale che sono stati promossi da alcune regioni con riferimento all'attuazione
28:21dell'autonomia differenziata. Ora ci sono numerosi aspetti che sono stati considerati dalla Corte,
28:27che è quello che vorrei evidenziare riguarda il meccanismo di finanziamento delle RAD attraverso
28:37compartecipazioni ed in particolare il fatto che la legge prevedeva una revisione periodica
28:44di queste compartecipazioni per allinearle all'andamento dei fabbisogni. Ora la Corte Costituzionale
28:51ha segnalato che le compartecipazioni con queste aliquote continuamente riviste appaiono
29:02in contrasto con la Costituzione perché appaiono da un lato equivalenti a dei trasferimenti
29:08che non sono previsti dal 119 e dall'altro possono portare alcune regioni a una deresponsabilizzazione
29:19perché regioni eventualmente inefficienti riescono a ricevere delle risorse.
29:26Ora però riguardo a questo aspetto bisogna però ricordare che qualora il finanziamento
29:32delle RAD fosse basato con partecipazioni con aliquote fisse, si genererebbero due problemi.
29:40Il primo è che, come abbiamo già evidenziato in precedenti audizioni, si può creare una divaricazione
29:46tra l'andamento del fabbisogno e l'andamento del gettito della compartecipazione.
29:52Con il doppio problema per coloro, per le regioni che vedessero crescere i fabbisogni di più
29:58della compartecipazione, ovviamente si porrebbe un problema di finanziamento dei LEP.
30:03Le altre regioni, a quel punto invece, il problema si porrebbe perché queste regioni
30:09riceverebbero risorse in eccesso rispetto ai propri fabbisogni e che quindi dovrebbero essere sottratte
30:14da altre finalità.
30:19Poi c'è un altro problema, che si creerebbe un sistema in cui, mentre per le regioni a statuto ordinario
30:27è previsto un fondo perequativo all'interno del quale le compartecipazioni sono perequate rispetto ai fabbisogni,
30:36per le regioni all'autonomia differenziata invece questa perequazione non ci sarebbe, quindi si creerebbe questa.
30:43Quale può essere una possibile soluzione?
30:47Forse andrebbe a questo punto rivalutato, ripensato, valutato, la possibilità di un più stretto coordinamento
30:56tra le due riforme, tra la riforma del regione a statuto ordinario e quella per le autonomie differenziate.
31:04In particolare si potrebbe valutare se di includere nel fondo perequativo previsto per le regioni a statuto ordinario
31:13anche le funzioni aggiuntive e le compartecipazioni previste per le RAD.
31:18In questo modo le regioni e le RAD avrebbero la loro compartecipazione fissa,
31:23ma la compartecipazione fissa in accordo con quanto previsto dal 119 sarebbe perequata rispetto ai fabbisogni
31:33all'interno del meccanismo perequativo.
31:36Ho concluso.
31:39Vedo se vi sono interventi da parte dei commissari.
31:42Prego, onorevole Aloisio.
31:43Allora, volevo soprattutto ringraziare il relatore per la puntualità con cui ha riportato scientificamente
31:56tutte le criticità e gli aspetti quindi negativi di questa riforma del titolo quinto,
32:04poi in fondo questo è il discorso.
32:05Quindi vorrei però mettere a fuoco soltanto due aspetti.
32:12Lei ha parlato che non c'è molta differenza fra le regioni a statuto speciale e le regioni a statuto ordinario
32:20nella finanza, se ho ben capito.
32:23Secondo me la prima domanda sarebbe arrivata il momento di uniformare tutte le regioni.
32:29Questa è una mia idea.
32:30Poi, per quanto riguarda, le ha parlate che le regioni hanno un disavanzo,
32:38quindi nella loro amministrazione io cerco di sintetizzare per arrivare a che cosa le voglio sottoporre poi alla fine.
32:46Mentre i comuni hanno un avanzo però.
32:50Uno, le contesto, quindi l'avanzo, è un avanzo drogato perché loro hanno soprattutto,
32:56riportano nei bilanci dei crediti che poi non vengono mai esigiti.
33:04E questo non facciamo finta di non saperlo perché tutti i bilanci dei comuni,
33:09se si vanno ad analizzare, portano questo aspetto.
33:13Due.
33:13Poi, lei ha parlato della spesa storica.
33:15No, parto prima, è che uno dei motivi per cui le regioni hanno il disavanzo
33:21è soprattutto dovuta alla spesa sanitaria.
33:26Quindi sarebbe arrivato il momento, cioè che lo sottopongo,
33:30di riportare la sanità a un'amministrazione nazionale, come era prima del titolo quinto.
33:37Quindi questo, secondo me, urge, perché si è fatta una frammentazione anche dei servizi,
33:44si è creata una sperequazione fra i cittadini, cittadini che vivono in determinate regioni e soprattutto
33:51dei sud. Perché?
33:53Mi riporto soprattutto nella spesa storica che è stata utilizzata per l'assegnazione dei fondi alle regioni.
34:01E questo è un problema che parte già dal 2001.
34:06Cioè, se si va ad analizzare la spesa storica con cui sono stati assegnati i fondi,
34:12soprattutto alle regioni, parlo solo della sanità,
34:15ma potrei parlare anche dell'istruzione, soprattutto del welfare degli asili nido,
34:24è un esempio. Perché la spesa storica si è basata sui servizi che erano esistenti.
34:33Quindi, in una regione dove non c'erano servizi, esempio l'asilo nido,
34:38oppure il trasporto insufficiente, si è assegnato quella spesa.
34:43Quindi che significa? Che si è ridotto l'assegnazione dei fondi a queste regioni che non avevano servizi.
34:49E questa spesa storica ormai è diventata istituzionalizzata.
34:55E questo è il dramma che esiste, che si è aumentata la differenza e il gap fra le regioni che non avevano servizi.
35:03Le motivazioni per cui non le avevano sono tanti.
35:06Sicuramente hanno sbagliato ad amministrare.
35:11Però bisogna anche tener conto della capacità fiscale.
35:15Sono regioni povere dove non ci sta l'industria, dove non ci sta il reddito.
35:19Quindi, i LEP non sono stati attuati.
35:26Ci vorrebbero 100 miliardi per poterli attuare.
35:28Quindi, è tutto un fallimento.
35:32Bisogna ripensare e capovolgere i paradigmi della visione di un nuovo modo di amministrare.
35:37basandoci anche sul precedente, l'amministrazione prima dell'introduzione del titolo.
35:44Quindi, è stato un errore.
35:45Bisogna avere, già l'ho detto in questo contesto, se non sbaglio,
35:50che bisogna avere il coraggio di dire che si è sbagliato.
35:53Quindi, bisogna ripensare un nuovo modo, potrei dire anche altre cose.
35:59Io, comunque, ho cercato di capire anche l'aspetto finanziario,
36:04perché sono un medico, è un biologo, quindi la mia attività.
36:07Però, avendo avuto una mia azienda sanitaria,
36:11ho vissuto in prima persona come la differenza dell'assegnazione dei fondi,
36:16soprattutto alla sanità, cristallizzando la spesa storica,
36:22ha portato a un gap enorme fra l'assegnazione della spesa alle aziende sanitarie del sud.
36:30Un esempio, già l'ho portato in questa sede, lo riporto.
36:34La Campania e la Liguria, perché venivano utilizzate dei criteri sbagliati.
36:39Ma, quindi, al di là dei criteri che poi c'è un'evoluzione, secondo me,
36:44dal punto di vista biologico, si hanno delle evoluzioni per cui possono variare.
36:50E ogni, secondo me, ogni contesto sociale ha delle criticità e degli aspetti positivi.
36:57Pertanto, io ritorno sempre ad affermare che bisogna assegnare i fondi pro capite per ogni cittadino.
37:06Non esiste cittadino, cioè avevano assegnato i fondi sanitari, soprattutto considerando l'età.
37:12La Liguria aveva circa 35 euro in più rispetto alla Campania.
37:17Ed è andata avanti così sempre.
37:19Pertanto, per quando, diciamo, gli amministratori del sud volessero avere la...
37:27cioè essere liggi ad amministrare bene, non avevano i fondi.
37:34C'era questa differenza.
37:35E poi, la sanità, soprattutto, la spesa sanitaria.
37:40Così, c'è circa il 65-70% del bilancio delle regioni del sud.
37:46E qui è un posto dove si fa clientelismo.
37:49Cioè, pertanto, bisogna riportare alla sanità, quindi, a un'amministrazione nazionale, come era prima.
37:56Grazie.
37:56Ci sono tante cose.
37:58Ma soprattutto i leppi non l'hanno definito.
38:00Ci sono tante criticità che lei ha messo benissimo.
38:03Grazie, onorevole.
38:04Lascio la parola al nostro relatore per l'eventuale risposta.
38:07Grazie.
38:08Sì, grazie per tutti questi spunti.
38:12Cercherò di rispondere.
38:14Partendo dal messaggio, credo, uno dei messaggi che ho cercato di dare durante l'audizione è che occorre sfruttare tutte le occasioni per cercare gradualmente di porre rimedio a queste criticità.
38:31E un'occasione che si prospetta nei prossimi mesi è quella appunto della revisione delle norme per l'equilibrio di bilancio e di contabilità pubblica.
38:41All'interno delle quali, appunto, come ho cercato di illustrare, alcuni di questi problemi potrebbero iniziare a trovare soluzione.
38:48Sugli aspetti specifici, uniformare il trattamento delle RAD a quello delle RSO.
38:57Sì, noi in passato abbiamo segnalato che uno dei problemi della legge sull'autonomia differenziata poteva essere quello di creare una corsia preferenziale per la determinazione dei LEP per queste, per le RAD,
39:15e non per le regioni. Adesso, a seguito della sentenza della Corte Costituzionale, sembra emerge un ulteriore problema, quella di una divergenza nel finanziamento,
39:27che non appariva prima prioritaria perché appunto il meccanismo di aggiustamento delle compartecipazioni, della liquida di compartecipazione, in qualche modo sostituiva il fondo per equativo.
39:44Adesso che questo meccanismo è stato precluso, appunto, bisognerebbe ragionare su come rendere coerenti i due assetti,
39:52quelle delle regioni di salute ordinaria e quelle delle RAD, dal punto di vista del finanziamento.
39:57I comuni hanno degli avanzi in qualche modo drogati.
40:02Sì, gli avanzi di amministrazione dei comuni sono sicuramente influenzati dal fatto che vengono accertate entrate superiori a quelle che sono riscosse.
40:14Però, quello che si evidenza è che i comuni adesso riescono a gestire questa situazione, perché una volta accantonati il fondo, l'FCDE, per far fronte a questo rischio,
40:30complessivamente il comparto è in avanzo, quindi non in avanzo dell'amministrazione, ma in avanzo una volta dedotti gli accantonamenti,
40:41e quindi questo segnale, in qualche modo, che questi rischi hanno trovato, sono gestiti in maniera prudente.
40:48Cosa che invece non accade nel caso delle regioni.
40:53Probabilmente il problema delle regioni sicuramente deriva principalmente dalla gestione della spesa sanitaria.
41:02C'è un problema di livello di finanziamento complessivo della sanità, che abbiamo già evidenziato in audizioni precedenti.
41:11Per quanto riguarda i criteri, per quanto riguarda il riparto del Fondo Sanitario Nazionale, forse io porrei l'attenzione,
41:20sicuramente i criteri possono essere discussi, però quei criteri vengono applicati in maniera uniforme sulle regioni, possono essere discussi.
41:28Un aspetto che avevamo segnalato in altre direzioni, anche con riferimento alle regioni, è che poi esistono delle componenti,
41:35componenti, come nel caso dei comuni, vi ho detto, nel caso dei comuni c'è l'FCDE, ma poi ci sono una serie di rivoli di altri trasferimenti
41:43che sfuggono dal perimetro della perequazione e che possono creare delle differenziazioni non giustificate.
41:54Anche nel caso delle regioni alcune componenti dei trasferimenti sfuggono in qualche modo ai criteri perequativi e forse su quelli andrebbe fatta un po' di attenzione.
42:05Infine, per quanto riguarda la perequazione, come riuscire a spostarci dal mondo, dal passato, dalla spesa storica a delle risorse perequate.
42:19Di nuovo, l'indicazione che abbiamo cercato di dare è che ci sono due aspetti, uno è l'ammontare delle risorse.
42:28L'ammontare delle risorse deve essere assegnato agli antiterritoriali, deve essere sicuramente sostenibile,
42:34quindi deve rientrare all'interno dei vincoli della finanza pubblica complessiva, ma deve essere anche adeguato ai servizi che vengono richiesti.
42:44Quindi c'è un tema di dimensione delle risorse e di loro evoluzione e poi c'è anche un tema appunto di chiarire quali sono,
42:54di mettere ordine in tutti questi meccanismi, in questi trasferimenti che sono molto spesso frammentati e che sfuggono alle regole complessive.
43:07Spero di aver risposto.
43:09Per quanto riguarda i criteri per la sanità, dico solo questo, hanno variati i criteri, ma non hanno mai applicato, hanno fatto il 2016, perciò è complicato, si dice ma non si fa.
43:26Vi sono altri interventi, dichiaro chiusa la commissione ringraziando il nostro relatore.

Consigliato