Le parole di Paolo Bacigalupo, nipote di Valerio Bacigalupo, a margine della commemorazione del Grande Torino, a 76 anni dalla tragedia di Superga, avvenuta questa mattina al Cimitero Monumentale di Torino
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SportTrascrizione
00:00Paolo Bacigalupo, i ragazzi di oggi, tanti ragazzi di oggi non è che conoscono tutti chi erano questi favolosi campioni del Grande Torino.
00:09Suo zio Valerio, il numero uno del Grande Torino, chi era?
00:13Buongiorno a tutti. Era un ragazzo, l'edettoro. Tanti ragazzi non conoscono il valore e le capacità che avevano questi vecchi campioni antichi ormai per loro.
00:26Però principalmente erano ragazzi, ragazzi che non avevano una preparazione, una conoscenza del calcio, dello sport di cui ci possiamo avvalere al giorno d'oggi.
00:37Erano ragazzi, ragazzi che quando finivano la partita, quando finivano la gara anche con la nazionale, uscivano dagli spogliatoi, andavano sul piazzale davanti al Philadelphia e parlavano,
00:49si relazionavano con i bambini, con i genitori dei bambini che portavano a vedere i loro idoli e ci giocavano, giocavano con loro.
00:58Ora è un'eccezionalità questo evento, perché l'ego di Davis che andava appunto col cappellaccio senza farsi riconoscere a giocare con i ragazzi in mezzo alla strada a Torino,
01:10perché è successo, tocca dirlo, anche se è Juventino, però era un grande. Ma questo erano e loro lo erano normalmente, non erano eccezionali, erano normali.
01:20E questo credo che sia una delle motivazioni per cui siano ancora così attaccati alla nostra pelle, così piantati nella nostra memoria.
01:29Qual è il ricordo più bello, più vivo, che la unisce e la lega ancora tutt'oggi alla memoria di suo zio Valerio?
01:38Eh sì, sono tanti. Uno in particolare è il fatto che mio padre era il fratello che lo ha cresciuto e con il quale ha condiviso le speranze, i desideri, le voglie, i sogni.
01:54E poi mio padre, essendo più vecchio di sei anni, gli faceva da spartiacque, da suggeritore e comunque ha visto suo fratello più giovane realizzare tutto ciò.
02:07E queste cose me le ha trasmesse. Posso dire che mio padre è mancato all'età di 85 anni.
02:14Io fino all'ultimo 4 maggio che abbiamo vissuto insieme, quel giorno tu dovevi lasciarlo stare, perché per lui era una giornata di dolore.
02:23Si nascondeva, evitava le persone ed era sofferenza.
02:30Forse anche questo mi ha avvicinato e mi ha trasmesso comunque un certo tipo di memoria e un certo tipo di dolore nel giorno del 4 maggio.
02:41Ecco appunto, ogni 4 maggio si ripete questo rito collettivo che è unico al mondo.
02:45Noi conosciamo il sentimento popolare che lega e si avvita intorno al grande Torino, ma qual è invece il sentimento privato?
02:52Qual è il suo sentimento che ogni 4 maggio è presente qui a Torino, a Superga e magari ricorda?
02:58Il sentimento è quello che ci porta ad unirci insieme agli altri parenti dei nostri invincibili e a ricordarli.
03:10Poi sì, è di dolore e in parte di gioia perché ci vediamo e li ricordiamo nella loro età, nei loro gesti.
03:19Quindi sì, c'è dolore, però del resto poi alla morte tanto ti devi arrendere anche se è stata così cruenta, così non bella,
03:28ma che li ha pissati nella collettività, nell'idea collettiva dei campioni.
03:37Sono diventati i nostri invincibili, i nostri eroi e quindi in parte ci dà anche gioia.