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  • l’altro ieri
A ottant’anni dalla Liberazione, Aldo Cazzullo ricorda le donne e gli uomini che hanno partecipato alla Resistenza. Un evento considerato “di parte” e che invece fu un moto collettivo. Vi presero parte giovani di estrazioni politiche diverse, militari, civili, donne, contadini e internati militari italiani nei lager tedeschi che rifiutarono di combattere per i nazisti pur al prezzo della libertà. Come il caso di Giuseppe De Toni e Franco Balbis, militari italiani prigionieri dei tedeschi che nello stesso giorno - il 5 aprile 1945 - scrissero in una lettera, senza mai essersi conosciuti, le stesse esatte parole: «Bisogna riportare l’Italia a essere onorata e stimata nel mondo intero». Il 25 aprile 1945 segna, infine, la rinascita auspicata dai tanti italiani che opposero il coraggio alla violenza.

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Trascrizione
00:0080 anni fa, in questi stessi giorni, gli italiani si liberavano del nazifascismo.
00:23Oggi la resistenza, il 25 aprile, sono considerate delle cose rosse, delle cose di sinistra.
00:34Nulla di più sbagliato. La resistenza è il patrimonio della nazione, non di una fazione.
00:41Non ha un colore politico. Tra i partigiani c'erano giovani di ogni fede politica, comunisti, socialisti, azionisti, anarchici,
00:51ma anche liberali, cattolici, monarchici, moderati e tanti ragazzi di 20 anni che non sapevano neanche cosa fosse un partito
01:00ma che non volevano combattere per Hitler e per Mussolini.
01:03L'ora dell'attacco finale è scoccata. Le formazioni partigiane devono iniziare gli attacchi in forza di presidi fascisti,
01:12obbligarli alla resa o sterminarli se resistono.
01:15A fondare le prime bande partigiane furono spesso ufficiali degli Alpili, re educi dalla Russia,
01:21che avevano visto come trattavano i tedeschi, gli ebrei, i prigionieri, i russi
01:27e che misero da parte le armi nella convinzione che sarebbero servite presto a combattere i nazisti.
01:33E furono i bandi graziani che obbligavano tutti i giovani italiani a combattere per Hitler e Mussolini
01:44a gonfiare le file della resistenza.
01:47Poi certo, molti andarono a combattere per Mussolini, tanti andarono convinti,
01:51tanti andarono per paura, per costruzione.
01:54Non era una libera scelta.
01:55I renitenti della leva venivano fucilati, come qui a Firenze, in campo di Marte,
01:59o impiccati, come accadde sui viali di Bassano del Grappa.
02:03La resistenza è un fenomeno plurale, perché non fu fatta solo dai partigiani,
02:08fu fatta dai civili, dagli ebrei, dalle donne, dai contadini che nascosero i patriotti,
02:13dai carabinieri che avevano giurato fedeltà al re e non potevano seguire Mussolini.
02:18Dodici carabinieri vengono trucidati dai nazisti e le fossero deatine,
02:23tra cui Giovanni Frignani, il carabiniero che aveva arrestato Mussolini all'indomani del 25 luglio.
02:29Fu fatta da molti poliziotti, da molti militari italiani che combatterono accanto agli alleati contro i tedeschi.
02:36E fu fatta dagli internati militari in Germania, IMI, di cui non si parla mai.
02:42Dopo l'8 settembre, 800.000 soldati italiani vennero fatti prigionieri,
02:46picchiati, umiliati, chiusi nei campi di prigionia, azzanati dai cani lupo.
02:52Poi viene dato loro da mangiare, viene dato loro una divisa, ma viene loro detto
02:56adesso dovete firmare qui e impegnarvi a combattere per noi, per i tedeschi.
03:00Oltre 600.000, la grande maggioranza, dicono no.
03:05E preferiscono restare nei lager in condizioni disumane,
03:08dove in 60.000 moriranno di fame e di stenti, pur di non combattere per Hitler e Mussolini.
03:15Tra loro c'era di tutto.
03:16C'era Alessandro Natta, futuro capo del Partito Comunista,
03:19che scriverà un libro intitolato, non a caso, L'altra Resistenza.
03:23E Giovanni Guareschi, il papà di Don Camillo e Peppone, anticomunista di ferro,
03:28che però scrive nel suo diario
03:30Io a combattere per Hitler non vado, resto qua nel lager e non muoio neanche.
03:35Se mi ammazzano.
03:37C'era il padre di Francesco Guccini, c'era il padre di Antonio Di Pietro,
03:41c'era il padre di Albano e c'era il padre di Vasco Rossi,
03:44che si chiama così perché un giorno Giancarlo Rossi, suo padre,
03:48stava morendo sotto un bombardamento americano nel campo di prigionia tedesco,
03:52cade in una buca, un compagno di prigionia lo tira su di peso, gli salva la vita,
03:56e Giancarlo Rossi gli chiede come ti chiami?
03:59Mi chiamo Vasco.
04:00Ecco, quando avrò un figlio lo chiamerò come te, Vasco.
04:03Vasco Rossi.
04:03C'è una lettera scritta da Giuseppe Dettoni, ufficiale italiano, prigioniero dei tedeschi,
04:16che spiega al fratello che gli dice, ma dai, firma, esci da lì, torna in Italia,
04:21gli spiega perché deve restare nei lager,
04:23e dice, noi siamo qui perché l'Italia torna a essere onorata e stimata nel mondo intero.
04:29Pensate, sono le stesse parole che scrive un altro ufficiale italiano
04:32che non aveva mai incontrato Dettoni, Franco Balbis, un capitano che aveva combattuto a El Alamein,
04:38che lascia detto, prima di essere fucilato dai fascisti, lui aveva scelto la resistenza,
04:43lascia detto di dire una messa ogni anno nell'anniversario della battaglia di El Alamein,
04:48e scrive al padre, posso al mio sangue servire per ricostruire l'unità italiana,
04:53a riportare l'Italia a essere onorata e stimata nel mondo intero.
04:57Due ufficiali italiani che non si sono mai conosciuti, mai si conosceranno,
05:02Franco Balbis, fucilato dai fascisti, Giuseppe Dettoni morirà nel campo di prigionia tedesco,
05:07scrivono la stessa frase e anche la data la stessa, 5 aprile 1944.
05:13Poi viene il 25 aprile 1945, la liberazione e lo spirito della liberazione, io l'ho trovato
05:23nella lettera di una donna, Anna Enrica Filippini Lera, era un'antifascista, catturata, chiusa
05:29a Regina Celi, in carcere a Roma, poi deportata in Germania. La prima cosa che fa quando arrivano
05:34gli americani a liberare il campo è scrivere al padre e gli dice papà stiamo benissimo,
05:38siamo in gran forma, una bugia, stava morendo di fame, ma poi si fa sincera e dice sappiamo
05:44che l'Italia ha pezzi e va ricostruita, molto ci sarà da lavorare in Italia, ma non ci
05:49spaventa, il lavoro non ci fa paura, il domani ci appartiene, ricostruiremo le nostre vite
05:55e sarà meraviglioso. Ecco oggi l'Italia è di nuovo forse un paese da ricostruire, dopo
06:00le crisi, dopo la pandemia. Ecco io auguro un po' a tutti gli italiani, a tutti i miei compatrioti,
06:05anche a me stesso, di ritrovare quello spirito del 25 aprile di 80 anni fa, questa idea di
06:11unità, di ricostruzione, di ripartenza, ne abbiamo tutti molto bisogno e un po' tutti
06:16dovremmo essere un po' più consapevoli, orgogliosi e fieri di quello che hanno fatto
06:20i patrioti e le patriote per restituirci la libertà. Libertà e demografia sono un po'
06:26come l'aria e l'acqua, le dai per scontate, ma quando mancano ti rendi conto di quanto
06:31sia una preciosa.
06:37Grazie a tutti.
07:07Grazie a tutti.

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