Ci sono vittorie che pesano più di una medaglia. Non solo perché segnano la storia di uno sport, ma perché portano con sé un messaggio più grande. Paola Egonu, protagonista dell’oro olimpico della Nazionale di volley a Parigi 2024, lo sa bene. Ospite a Che tempo che fa, la campionessa ha parlato di sport, sacrifici e razzismo, condividendo esperienze personali che raccontano un’Italia in cambiamento, ma ancora segnata da vecchi pregiudizi. «Il razzismo c'è ancora» ha detto senza giri di parole, spiegando come fin da piccola i suoi genitori le abbiano insegnato a «lavorare il doppio» per farsi strada.
[idgallery id="958921" title="Chi è Paola Egonu, star della pallavolo italiana"]
Paola Egonu, il razzismo e gli insegnamenti dei genitori
Crescere con la pelle scura in Italia non è sempre stato semplice per Egonu. «Mi hanno detto che avrei sempre dovuto lavorare il doppio… e di non mettere le mani nella borsa al supermercato perché magari poteva essere un indizio che stavi rubando…». Un consiglio che pesa, soprattutto quando arriva nell’età in cui si dovrebbe solo giocare e sognare. Ma i suoi genitori conoscevano la realtà e l’hanno preparata ad affrontarla. Parole che fanno riflettere e che mostrano come il razzismo possa insinuarsi nei gesti quotidiani, nelle percezioni, negli sguardi.
[idarticle id="2389302,2356448" title="Una schiacciata contro odio e razzismo: ''Italianità'' è il murale dedicato a Paola Egonu,Roberto Vannacci querelato da Paola Egonu: secondo il gip non si tratta di diffamazione"]
Sport e diversità: le nuove generazioni cambiano
Nonostante tutto, Paola Egonu guarda con speranza al futuro. «Le nuove generazioni non percepiscono la diversità come un nemico» ha detto, sottolineando come lo sport possa essere un veicolo di integrazione e cambiamento. La vittoria a Parigi, con quella squadra unita e compatta, è stata la dimostrazione che il talento e la determinazione valgono più delle differenze. «L'unione vince» ha ribadito, facendo eco a un concetto che, nello sport come nella vita, dovrebbe essere una certezza.
[idgallery id="1069955" title="No al razzismo: Una famiglia, tutti i colori"]
Julio Velasco, il ct che ha "liberato" Paola Egonu
Dietro l’atleta c’è una ragazza di 26 anni, con emozioni e paure. Lo ha capito bene Julio Velasco, il commissario tecnico della Nazionale femminile di volley, capace di entrare nella testa e nel cuore delle sue giocatrici. «Mi ha tolto delle responsabilità, mi ha fatto giocare libera, serena e spensierata» ha raccontato Egonu. Un allenatore che ha saputo trasformare il peso delle aspettative in leggerezza, facendo emergere il meglio della squadra.
[idarticle id="2074203,1999068" title="L'arbitra Martina Scavelli si dimette e scrive a Paola Egonu: «Tu sei nera, io sono grassa»:,Perché Paola Egonu si è arrabbiata: lascerà davvero la Nazionale?"]
C’è spazio anche per un ricordo d’infanzia più leggero. «Sono cresciuta guardando Mila e Shiro, come tante ragazze della mia età» ha raccontato sorridendo. Oggi, però, il suo nome non è più legato a un cartone animato, ma a un’impresa reale. Un sogno iniziato da bambina e diventato storia con la maglia azzurra addosso.
(immagini www.discoveryplus.it)
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Paola Egonu, il razzismo e gli insegnamenti dei genitori
Crescere con la pelle scura in Italia non è sempre stato semplice per Egonu. «Mi hanno detto che avrei sempre dovuto lavorare il doppio… e di non mettere le mani nella borsa al supermercato perché magari poteva essere un indizio che stavi rubando…». Un consiglio che pesa, soprattutto quando arriva nell’età in cui si dovrebbe solo giocare e sognare. Ma i suoi genitori conoscevano la realtà e l’hanno preparata ad affrontarla. Parole che fanno riflettere e che mostrano come il razzismo possa insinuarsi nei gesti quotidiani, nelle percezioni, negli sguardi.
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Sport e diversità: le nuove generazioni cambiano
Nonostante tutto, Paola Egonu guarda con speranza al futuro. «Le nuove generazioni non percepiscono la diversità come un nemico» ha detto, sottolineando come lo sport possa essere un veicolo di integrazione e cambiamento. La vittoria a Parigi, con quella squadra unita e compatta, è stata la dimostrazione che il talento e la determinazione valgono più delle differenze. «L'unione vince» ha ribadito, facendo eco a un concetto che, nello sport come nella vita, dovrebbe essere una certezza.
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Julio Velasco, il ct che ha "liberato" Paola Egonu
Dietro l’atleta c’è una ragazza di 26 anni, con emozioni e paure. Lo ha capito bene Julio Velasco, il commissario tecnico della Nazionale femminile di volley, capace di entrare nella testa e nel cuore delle sue giocatrici. «Mi ha tolto delle responsabilità, mi ha fatto giocare libera, serena e spensierata» ha raccontato Egonu. Un allenatore che ha saputo trasformare il peso delle aspettative in leggerezza, facendo emergere il meglio della squadra.
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C’è spazio anche per un ricordo d’infanzia più leggero. «Sono cresciuta guardando Mila e Shiro, come tante ragazze della mia età» ha raccontato sorridendo. Oggi, però, il suo nome non è più legato a un cartone animato, ma a un’impresa reale. Un sogno iniziato da bambina e diventato storia con la maglia azzurra addosso.
(immagini www.discoveryplus.it)
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NovitàTrascrizione
00:00Ho letto questa cosa dei tuoi genitori, che ti hanno insegnato sin da bambina alcune regole.
00:06Vuoi dire al pubblico una di queste regole, per esempio?
00:13Che avrei sempre dovuto lavorare il doppio.
00:16Ok. Al supermercato, per esempio?
00:18Al supermercato, abituarmi al fatto che comunque sarei sempre stata tenuta un po' d'occhio,
00:25il fatto di essere sempre pulita, precisa, perché è un attimo che magari escano commenti sgradevoli.
00:32Non mettere mai le mani nella borsa, ti hanno detto?
00:35Mai.
00:36Puoi spiegare perché?
00:38Mai, perché poteva essere un indizio che magari stavi rubando o che non eri del tutto pulito.
00:49Ma voi vi rendete conto cosa vuol dire per un bambino sentirsi dire una frase del genere dai propri genitori?
00:53Non voglio fare populismo, ma siamo assolutamente corresponsabili se non aderiamo a questa sensibilità che ci chiede Paola.
01:07Adesso poi ne parliamo bene di che cosa possiamo fare, ma il fingere che ciò non esista ci rende assolutamente complici di questo comportamento.
01:17Ve lo assicuro perché conosco la responsabile di un'associazione che si chiama Mamme per la Pelle,
01:23che è una associazione molto importante.
01:25La sofferenza di questi figli, di questi ragazzi, è incredibile, inaudita, e la nostra indifferenza è imperdonabile.