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03:01Questa è la storia di due giornalisti che amavano il loro mestiere,
03:04che sapevano farlo bene e che volevano farlo fino in fondo,
03:07per la gente, per la verità e per la giustizia,
03:10e che nel fare questo sono morti.
03:21La nostra storia inizia una domenica di marzo del 1994,
03:2520 marzo 1994.
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18:31Il fatto di conoscere l'arabo l'aiuta.
18:33Le permette di entrare nella cultura dei paesi di cui si occupa,
18:36soprattutto la Somalia, che è un paese difficile,
18:39perché laggiù c'è la guerra.
18:41E lei non è John Rambo o Lara Croft.
18:43Lei è soltanto Ilaria, una giovane donna di 30 anni,
18:46curiosa, appassionata e brava.
18:49Io me la ricordo sempre così, come una ragazza dolcissima,
18:53una bella ragazza, con questi capelli lunghi, biondi,
18:57con un sorriso... era solare.
19:00Ilaria era una ragazza solare.
19:02Ogni volta che ci incontravamo, per esempio in corridoio,
19:05io stavo alla redazione politica, lei alla redazione esteri,
19:08quindi ci incontravamo spesso in corridoio,
19:10e aveva sempre un sorriso, un sorriso per tutti.
19:12Era una persona veramente solare e bella.
19:14Miran Rovatin, invece, ha 49 anni
19:17ed è un triestino di origine slovena.
19:28Comincia come fotografo e poi passa la macchina da presa.
19:31Lavora per una piccola agenzia di informazione
19:34che lavora soprattutto per Tele Capodistria
19:36e per la TV Jugoslava.
19:49Poi, nel 91, è arrivata in Italia
19:51e ha iniziato a lavorare per la TV Jugoslava.
19:55Poi, nel 91, la piccola agenzia chiude
19:58e Miran comincia a fare il freelance.
20:07Ed il lavoro dalle sue parti ce n'è,
20:09perché è appena scoppiata la guerra nella ex Jugoslavia,
20:12prima in Croazia e poi in Bosnia.
20:25Miran con i bambini, che chiacchiera, spiega,
20:28scopre storie e racconti,
20:30conosceva la lingua, il paese e la sua gente,
20:32aveva amici dappertutto.
20:34C'è bisogno di qualcuno che conosca quei posti
20:36e soprattutto che parli le lingue.
20:38Miran parla allo sloveno, che è la sua madrelingua,
20:41parla l'italiano, naturalmente, l'inglese e il serbo croato
20:44e soprattutto è bravo.
20:46Lui tornava distrutto da queste esperienze,
20:49era una persona molto sensibile
20:52e soffriva assieme a quella gente.
20:54Mi raccontava di bambini, di gente anziana,
20:57di gente sofferente e tornava stanco e disperato,
21:00ma era una persona che amava profondamente il suo lavoro.
21:04Miran Hrobatin lavora come freelance in Slovenia.
21:10Appena scoppia la guerra nella ex Jugoslavia,
21:12va in Serbia e anche a Sarajevo per lunghissimi periodi
21:15a documentare la vita della città assediata,
21:17devastata dalle bombe dei mortai serbi
21:19e dai tiri dei cecchini.
21:27E' bravo Miran.
21:28Per riprendere una guerra con la telecamera
21:30bisogna essere rapidi e precisi e Miran lo fa.
21:33Riprende una guerra brutta come solo le guerre civili sanno essere,
21:36ma lo fa in una maniera molto particolare.
21:39Mancava per esempio in Miran completamente
21:42la voglia di sfruttare la crudezza delle immagini
21:47o sfruttare il dolore delle persone coinvolte nella guerra.
21:52Avevo visto le immagini girate alla strage,
21:58il macello sarebbe più esatto dire, del mercato di Sarajevo
22:01quando erano cadute i proiettili di mortaio
22:05fra la gente e fra le bancarelle che faceva la spesa.
22:08Ed era veramente una scena impressionante.
22:12Miran aveva girato con una specie di dolcezza,
22:18senza infierire sul dettaglio
22:21che magari per un altro operatore più crudo
22:27sarebbe stato quasi un dovere,
22:30ma il dovere di Cronaca non vuol dire
22:34indugiare a tutti i costi sul macello.
22:37Miran Krovatin e Ilaria Alpi
22:39si trovano a lavorare assieme ancora prima di andare in Somalia,
22:42nel marzo del 1994.
22:44Sono tutti e due a Belgrado,
22:46lei inviata del Tg3
22:48e lui freelance che deve accompagnarla come producer.
22:59Reporter di una guerra senza un fronte chiaro,
23:02una differenza netta tra buoni e cattivi.
23:04Sono ormai 60 i giornalisti, fotografi, teleoperatori
23:07morti in due anni e mezzo di conflitto in Bosnia,
23:10eppure si continua a partire.
23:12Per qualcuno si tratta di una missione,
23:14non è più un semplice mestiere.
23:16Tante sono state le polemiche
23:18contro il ruolo della stampa nel conflitto,
23:20ma all'occhio della telecamera
23:22è stato spesso l'unico modo per testimoniare.
23:24Lavorano bene assieme,
23:26perché hanno tutti e due lo stesso modo di vedere le cose.
23:28Anche Miran è uno che ama il suo lavoro,
23:30che quando c'è bisogno arriva
23:32e non si tira mai indietro.
23:34Miran era un grande ottimista,
23:36era una persona dotata di una personalità solare.
23:40Miran era uno che vedeva sempre il bicchiere a mezzo pieno
23:43e se poteva darci una mano te la dava sempre.
23:46Anche a persone che conosceva poco,
23:48che qualche volta magari si saranno anche approfittate
23:50di questa sua disponibilità,
23:52era capace di lasciare perdere quello che stava facendo
23:55per venirti ad aiutare,
23:58darti un consiglio, eccetera,
24:00o fare una chiacchierata fino alle due di notte.
24:02Bene, questi sono Ilaria Alpi e Miran Rovatin,
24:05due giornalisti e due giornalisti così.
24:13Li abbiamo lasciati in quella Toyota pick-up
24:15che si allontana dall'hotel Ammana
24:17diretta alla linea verde
24:19e poi alla parte sud della città.
24:21Dietro, a seguirla,
24:23c'è una Land Rover targata Emirati Arabi
24:25con sette uomini a bordo.
24:32Poi, all'improvviso,
24:34la Land Rover accelera,
24:36taglia la strada alla Toyota e la blocca.
25:03Buonasera, oggi è un giorno tragico,
25:05un giorno di lutto per l'informazione italiana,
25:08per la RAI e soprattutto per noi giornalisti
25:11e tutti quelli che collaborano al TG3.
25:14La nostra collega, la nostra amica Ilaria Alpi
25:17è stata uccisa poche ore fa a Mogadiscio,
25:20stava lavorando per noi,
25:22stava lavorando per la RAI.
25:24Insieme a lei è stato ucciso
25:27il suo operatore Miran Rovatin,
25:30Miran aveva 45 anni,
25:32una moglie Patrizia,
25:33un figlio di 7 anni, Ian,
25:35e così.
25:37La notizia arriva in modo,
25:42come sempre, del tutto improvviso.
25:45Mi ricordo che eravamo a menza,
25:50in fila a menza per mangiare,
25:53e un collega del TG2,
25:57ci dice che è arrivato un dispaccio d'agenzia
26:01che dice che c'è stato un agguato
26:04a Mogadiscio, un attentato,
26:07c'è un ferito o un morto
26:10e parla di giornalisti italiani del TG3, della RAI.
26:15Quindi siamo saliti subito in redazione
26:18e già la notizia era precisa.
26:21La notizia era precisa,
26:23la notizia era che c'era stato
26:25questo agguato a Mogadiscio
26:27e che erano stati uccisi Ilaria Alpi
26:29e Miran Rovatin.
26:31Un giorno terribile,
26:32perché comunque in qualche modo
26:34dovevamo lavorare,
26:35però fare il telegiornale
26:38in qualche modo forse ci distraeva,
26:40non so, dal piangere.
26:42Io mi ricordo che ci abbracciavamo un po' tutti,
26:44andavamo in studio
26:46e ci veniva proprio difficile
26:48parlare di lei,
26:49perché per noi era Ilaria,
26:51invece dovevamo dire nome e cognome,
26:53Ilaria Alpi che è morta alle ore 8.
26:56Sono le 3 del pomeriggio a Mogadiscio.
27:03A casa, in Italia, siamo due ore indietro
27:05ed è ancora l'una.
27:06Nessuno sospetta niente.
27:08Ian, il figlio di Miran, è a Trieste,
27:11ha otto anni, fa la quarta elementare
27:13e non ne sa niente di guerre e di armi vere.
27:17Un'amica mi telefona.
27:19Le immagini andavano già in onda
27:21alla televisione.
27:23Mio figlio era seduto,
27:24col televisore spento
27:26e questa amica da Roma, terrorizzata,
27:28perché immaginava, era pomeriggio,
27:30che il bambino poteva accendere la televisione,
27:31mi telefona e mi dice
27:33Patrizia, Miran è morto.
27:36Io l'ho saputo così.
27:38Mio figlio era in casa,
27:39io sono corsa in casa
27:40per assicurarmi che lui non avesse
27:42acceso la televisione.
27:43Le immagini andavano in onda già da parecchio.
27:45Anche il padre e la madre di Ilaria
27:47sono tranquilli a Roma,
27:49per quanto si può stare tranquilli
27:50quando si ha una figlia
27:51che fa la giornalista in Somalia.
28:09Però Ilaria ha telefonato,
28:10ha detto che tutto è a posto
28:12e che presto torna,
28:13che poi è quello che direbbe
28:15qualunque figlia e genitori,
28:16anche dalla guerra,
28:17anche dalla Somalia.
28:19Il 14 e 30 ricevo una telefonata dalla RAI
28:22che mi danno della redazione del TC3
28:26e mi danno la notizia che Ilaria è morta.
28:29Ovviamente all'inizio non credo a questo,
28:32perché io ci avevo parlato due ore prima
28:34e invece no,
28:36mi dicono che in un agguato è morta
28:38senza darmi ovviamente tanti particolari
28:40perché non li avevano nemmeno loro.
28:42E io ho dovuto…
28:45mio marito stava riposando,
28:48ero sola in casa ovviamente
28:50perché Ilaria era figlia unica
28:52e ho svegliato mio marito
28:56per dargli la notizia.
28:59E vabbè, questo è da immaginare
29:01che cosa è stato per noi quel momento
29:04che non dimenticheremo mai.
29:06E ci è venuta a mancare questa figlia
29:12che per noi era, come per tutti i genitori,
29:17era la vita.
29:19Avete un figlio di otto anni, Ian.
29:23Come ha reagito?
29:28Stanotte ho dormito da un'amica
29:30e questa mattina sono andata a prenderlo alle sette e mezza
29:32e gli ho detto che ha reagito bene.
29:36Lui è come suo padre,
29:38tutto da un pezzo.
29:40Ha pianto un po',
29:41ha molto controllato,
29:42mette delle frasi…
29:45delle frasi…
29:46non tante frasi,
29:47le frasi giuste.
29:48Mi ha detto, mamma,
29:49sono stato solo otto anni con lui,
29:51troppo poco.
29:53Miran e Ilaria sono morti.
29:55Sono dentro quella macchina
29:56inchiodate in mezzo alla strada,
29:57a Mogadiscio Nord.
30:07Miran è davanti,
30:08inchiodato al suo posto,
30:09con la testa reclinata sul sedile.
30:11Ilaria è dietro,
30:13stesa sul fianco sinistro,
30:14che ha una mano sulla testa,
30:15quasi volesse proteggersi.
30:21Il primo ad arrivare sul posto
30:23è un italiano,
30:24un imprenditore che vive a Mogadiscio
30:26da una decina di anni
30:27e ha l'abitazione e il magazzino da quelle parti.
30:29Si chiama Giancarlo Marocchino.
30:35Il contingente italiano è partito,
30:37ma nel porto c'è l'incrociatore Garibaldi
30:39con le sue attrezzature e logistiche.
30:51In città ci sono ancora autorità militari,
30:53un reparto dei carabinieri
30:55del Battaglione Tuscania,
30:56i servizi segreti naturalmente,
30:58e l'ambasciatore italiano.
31:02L'ambasciata italiana,
31:03o meglio quello che ne resta,
31:05è una cinquantina di metri da lì,
31:06e si sentono gli spari,
31:08ma non viene nessuno.
31:09L'unico ad arrivare sul posto
31:11è il signor Marocchino,
31:13che viene raggiunto poco dopo
31:14da due giornalisti italiani,
31:16Gabriella Simoni, di Studiaperto,
31:18e Giovanni Porzio, di Panorama,
31:20a cui si aggiungono poi
31:21anche gli operatori di una TV americana,
31:23la ABC,
31:24e della televisione svizzera,
31:26che riprendono tutto quello che succede.
31:29Dal filmato dell'ABC
31:30si vede anche con estrema chiarezza
31:33che ci fu una omissione di soccorso
31:35da parte di tutte le autorità italiane
31:38e internazionali
31:39che erano presenti ancora numerose
31:41in quel momento in Somalia e a Mogadiscio.
31:44Cioè non c'è nessun militare,
31:46nessun carabiniere,
31:47nessuna autorità,
31:49neanche dell'intelligence,
31:50che si reca sul luogo dell'agguato,
31:53nonostante che si sappia
31:55con estrema chiarezza e certezza
31:58che a circa 50 metri
32:00era presente una pattuglia dell'intelligence,
32:03dell'UNOSOM comandata da un italiano,
32:05il colonnello Fulvio Vezzalini.
32:07Il signor Marocchino
32:08chiama le autorità militari via radio
32:11e chiede soccorso,
32:12ma gli rispondono che non verrà nessuno,
32:14è troppo pericoloso.
32:15Deve pensarci lui che già sul posto
32:17deve prendere i due giornalisti
32:19e portarli al Porto Vecchio,
32:20alla nave Garibaldi.
32:33Ilaria e Miran vengono presi,
32:35tirati fuori dalla Toyota pick-up
32:37e portati sull'auto del signor Marocchino.
33:04Miran è già morto,
33:05ma Ilaria è ancora viva.
33:07Dopo pochi minuti
33:10è arrivato questo elicotter
33:12che si era lasciato dalla nave Garibaldi
33:16e ha tirato proprio vicino alla macchina,
33:20è sceso un dottore militare
33:24e io ho detto guardi che mi sembra
33:26che è ancora in vita,
33:27di fatto lui si è avvicinato a Ilaria
33:31e ci ha avuto come un sorriso,
33:34anche lui lì per lì ci sembrava ancora in vita.
33:39Il militare come ha sentito la ragazza che l'ha presa,
33:47lì per lì anche lui ci è sembrato.
33:50Poi quando ci ha messo la maschera,
33:52dopo un po' di fatti questa maschera
33:54l'ha fatto due o tre volte
33:56che poi dopo è aspirata,
34:00di fatto anche lui ha scorso la testa
34:03e mi ha detto niente, è morta.
34:05Ilaria Alpi e Miran Provatin
34:07vengono andaggiati su un lenzuolo
34:09sulla banchina del porto.
34:10Lì scende un elicottero della Garibaldi
34:12che li porta sulla nave
34:14dove vengono esaminati da un medico militare.
34:16Poi l'elicottero li riprende
34:18e li porta all'aeroporto,
34:20all'obitorio della Brown & Roots,
34:22una ditta privata
34:23specializzata in servizi per le basi americane.
34:31Da quel momento in poi
34:33avviene tutto molto in fretta.
34:37Alle nove del mattino del 21 marzo
34:39arriva un G222 dell'Aeronautica Italiana da Mombasa
34:43che carica due bare
34:45avvolte nella bandiera della Marina Militare.
34:51Ilaria e Miran arrivano in Italia
34:53alle due di notte del 22 marzo.
35:01Miran prosegue il viaggio per Trieste
35:03dalla sua famiglia.
35:04Il giorno dopo vengono sepolti.
35:07Ma c'è qualcosa che non torna.
35:09Ilaria Alpi e Miran Rovatin
35:11sono due ragazzi
35:12di un lavoro di medicina
35:13che si chiama
35:14Health and Life.
35:16Il proprio Miran
35:17è stato portato
35:18dalla città di Trieste
35:19a una città a cui
35:20i suoi amici
35:21hanno un'acquisto
35:22del personale
35:23che aveva una ronda di professoressa
35:25di un posto di città
35:26che aveva un'acquisto
35:27di un posto d'ottocollo
35:28che aveva un'acquisto
35:29di un posto di città
35:30con un'acquisto
35:31di un posto di città
35:32che era un posto di città
35:33di una città
35:34di una città
35:35sono due giornalisti italiani, sono stati uccisi in un paese straniero in guerra e sono stati
35:40uccisi in quel modo. Dovrebbe esserci subito un'inchiesta, dovrebbero esserci delle indagini,
35:45soprattutto laggiù a Mogadiscio. In quel momento siamo e domenica 20 marzo 1994,
35:52sono presenti molte autorità italiane e internazionali a Mogadiscio, è presente
35:58anche una pattuglia di carabinieri a seguito dell'ambasciatore che ha anche compiti d'indagine,
36:06eppure quel giorno nessuna indagine viene compiuta, non vengono sequestrate le armi
36:14della scorta e dell'autista di Ilaria Alpi, che pure era armato ed aveva una pistola e
36:21anche a sua detta sparò ben tre colpi, non viene fatto nessun rilievo, nessun disegno
36:28sulla macchina, non vengono prelevate impronte di nessun tipo. E anche in Italia le cose
36:34vanno molto in fretta, a Ilaria non viene fatta neanche l'autopsia e il primo magistrato
36:39che si vede arriva il giorno del suo funerale, quando il funzionario cimiteriale si rifiuta
36:44di chiudere la bara senza un riconoscimento ufficiale. Abbiamo aspettato due ore che venisse
36:49tumulato il corpo di nostra figlia e invece purtroppo questo non avveniva, venne un funzionario
37:02cimiteriale a dirci che stavano aspettando il magistrato di turno perché non c'era stato
37:10il riconoscimento della salva, eravamo noi lì a Ciampino, c'erano i parenti, mia sorella,
37:18i zii, potevano chiamare qualcuno, non è stato fatto. Abbiamo aspettato più di due
37:25ore e lì è venuto il primo magistrato Andrea De Gasperis insieme al medico legale della
37:35procura di Roma. A questo punto arriva il sostituto procuratore Andrea De Gasperis con
37:40un medico legale della procura che fa un esame esterno del corpo di Ilaria, poi qualche giorno
37:46dopo sulla base della denuncia contro i gnoti di Luciana e Giorgio Alpi, i genitori di Ilaria,
37:51il magistrato apre un fascicolo di indagini. Ma non sono soltanto Ilaria e Miran ad essere
38:02trattati con tanta fretta e per qualcuno anche con superficialità, ci sono anche le loro
38:07cose. A recuperare i bagagli che Ilaria e Miran hanno lasciato nelle camere 203 e 204
38:26dell'hotel Saafi, che sta a Mogadiscio Sud, vanno Gabriella Simoni e Giovanni Porzio e
38:31con loro ci sono anche alcuni giornalisti della TV svizzera che filmano tutto. C'è
38:44una gran confusione nelle stanze 203 e 204, per forza stanno lavorando Ilaria e Miran,
38:51non sono in vacanza. Ci sono tante cose, cose da giornalisti. Ci sono cinque taccuini per
39:05appunti, perché Ilaria era una che scriveva moltissimo, come dicono tutti. Praticamente
39:10non c'è un servizio in cui non la si veda con una penna in mano. C'è anche un foglio con un
39:30elenco di numeri telefonici di frequenza radio e una macchina fotografica e a questo vanno
39:35aggiunti i foglietti che Ilaria teneva nella tasca della camicetta quando è stata uccisa.
39:40Nella stanza di Miran ci sono una ventina di cassette, perché uno bravo Miran,
39:50lo abbiamo detto, e quando gira documenta tutto quello che vede. Le cassette poi sono
39:57scrupolosamente classificate, contrassegnate da numeri progressivi, scallettate punto per
40:03punto nel loro contenuto e con i numeri dei time code segnati accanto. Io le ricordo una
40:08ventina di averle messe in una borsa blu della porta Brace. Tutto questo viene infilato in uno
40:15zaino e consegnato al comandante dell'aereo che dovrà riportare Ilaria e Miran in Italia. I
40:21documenti e gli effetti personali invece vengono infilati in una busta sigillata e consegnata al
40:26Presidente della RAI e al Direttore Generale che sono arrivati in Somalia. Nella busta ci
40:35sono anche i rapporti dei medici della base americana con un disegno con i punti delle
40:40ferite sui corpi di Ilaria e Miran e ci sono anche i certificati di morte stesi dall'ufficiale
40:46medico dell'incrociatore Garibaldi, tutti sigillati e inventariati e spediti a Luxor
40:51in Egitto in aereo. 14 colli, due buste e una borsetta nera. E già qui a Luxor cominciano i
41:03problemi perché i bagagli sono confusi e i sigilli a volte non ci sono oppure a volte sono rotti.
41:09A Luxor bagagli e passeggeri passano assieme a Miran e Ilaria su un volo militare diretto in
41:19Italia. All'arrivo all'aeroporto di Ciampino nessuno sequestra niente, le borse vengono aperte,
41:25controllate, parte del contenuto viene consegnata alla RAI per essere trasmesso,
41:29parte viene riconsegnata alle famiglie.

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