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https://www.pupia.tv - Torino - DISABILITÀ. PARALIMPIADI, BOCCIARDO: OGGI ATLETI PROFESSIONISTI, 85%...
Torino, 17. Mag.- "La mia storia parte da quando avevo 3-4 anni. I medici capirono che avevo una disabilità e ai miei genitori si aprirono due strade: piangersi addosso o cercare di offrirmi più opportunità possibili per avere un futuro brillante davanti a me. Hanno optato per la seconda opzione e sotto consiglio della fisioterapista della Asl che mi seguiva sono stato gettato in acqua da mio padre a 4 anni. Da allora non mi sono più fermato". Francesco Bocciardo ha partecipato a quattro paralimpiadi, vincendo l'oro nei 200 stile libero S5 ai Giochi di Parigi 2024. I suoi successi sono stati raccontati questa mattina durante la presentazione al Salone del Libro di Torino del magazine speciale 'Paralimpiadi da record' realizzato da SuperAbile Inail. "Nel 2010 ho partecipato ai campionati di nuoto della Fimp in Liguria- continua l'atleta- lì ho conosciuto il movimento paralimpico perché gareggiavo con gli atleti senza disabilità. Da quel momento ho iniziato a vincere gare, ma il primo vero coronamento è arrivato nel 2016 alle paralimpiadi di Rio e successivamente ho continuato ad affermarmi". La sua fortuna è stata quella di essere un agonista e di poter "continuare ad esserlo negli anni in cui il movimento paralimpico in Italia è cresciuto sempre di più. La prima paralimpiade moderna è stata quella di Londra con la diretta della Rai, fino ad arrivare a Parigi dove gli atleti non sono soltanto degli agonisti, ma nella quasi totalità sono anche dei professionisti e possono vivere dello sport che fanno. L'85% degli atleti paralimpici italiani ha un manager. Questo testimonia quanto il movimento paralimpico italiano si sia equiparato a quello olimpico: atleti che possono vivere del loro sport". Un obiettivo raggiunto anche grazie allo "sforzo costante dell'Inail e del Cip, alla Rai e agli italiani che stanno cambiando mentalità. Le riforme poi sono arrivate", ha aggiunto Bocciardo. Un tassello fondamentale? "Dal 2022 anche i gruppi sportivi hanno potuto assumere gli atleti paralimpici. Questo permette che ci sia una crescita culturale, perché sempre più ragazzi con disabilità faranno sport e la mentalità collettiva italiana ed europea cambierà. Più ragazzi con disabilità fanno sport e più dimostrano che la disabilità non è un limite. Loro vogliono essere visti e valutati per il loro gesto agonistico.Per una gara sbagliata è giusto che l'atleta venga ripreso, solo così l'Italia potrà crescere". Parigi ha celebrato il "nostro impegno, siamo stati quinti nel medagliere. Siamo riusciti a battere l'Ucraina, che a livello europeo e mondiale è un esempio nello sport paralimpico. Da Chernobyl il governo ucraino ha avviato tantissime iniziative. In Ucraina un ragazzo con disabilità deve praticare sport dai 5 anni. Mi auguro che si arrivi anche da noi a fare la stessa cosa. Se investissimo nello sport avremmo un'Italia migliore", conclude. (17.05.25)

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00:00Nel 2010 ci sono stati campionati italiani di nuoto della FIMP in Liguria-Sori, io ho conosciuto il movimento paralimpico perché io facevo gare con i normodotati fino a quel momento lì e da lì non mi sono più fermato, ho iniziato a vincere gare, il primo vero conoramento è arrivato nel 2016 alle Paralimpiadi di Rio e poi ho continuato ad affermarmi.
00:24Quello che ho potuto vedere e la fortuna che ho avuto è stata quella di essere un agonista e continuare ad essere agonista negli anni in cui il movimento paralimpico in Italia è cresciuto sempre di più, da Londra che comunque è stata la prima paralimpiade moderna con le telecamere puntate su di noi, la prima paralimpiade in cui la RAI ha trasmesso in diretta ad arrivare fino a Parigi dove appunto gli atleti sono non soltanto degli agonisti ma la quasi totalità di loro sono anche degli agonisti.
00:54Sono dei professionisti quindi possono vivere dello sport che si fa. Quindi a testimonianza di quanto il movimento paralimpico italiano si sia andato equiparando al movimento normodotato perché un normodotato in Italia può essere anche un professionista quindi può vivere del suo solo sport.

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