• mese scorso
Saremo anche il BelPaese ma se iniziassimo a prestare più attenzione a quello che i media dicono spesso di sfuggita e in modo criptico, magari tra una polemica politica strillata e un servizio sull'ultimo video di Fedez e della Ferragni, ci accorgeremmo che le cose vanno diversamente da come le percepiamo: certo, la crisi economica e le vicissitudini personali ci fanno capire che non è un periodo facile e che c'è chi fatica più di altri, ma è un po' tutta l'Italia che è a rischio: un debito pubblico da oltre 2.800 miliardi di euro che impedisce i provvedimenti davvero utili perché troppo costosi; una qualità dei servizi pubblici in continuo calo che oggi è appena superiore a quella di stati come Botswana, Polonia, Tonga, India, Vietnam, Ruanda e Costa Rica anche se siamo il quinto paese europeo dove si pagano più tasse, ne abbiano ben 70 e ci spremono non poco. Se aggiungiamo l'alto numero di disoccupati e che evasione fiscale e mafie sottraggono centinaia di miliardi ogni anno, l'immagine che esce è tutt'altro che rassicurante.
I dati sono certificati nero su bianco ma non c'è consapevolezza: in un paese in cui si leggono meno giornali rispetto al dopoguerra, i quotidiani - salvo poche eccezioni - preferiscono inseguire i telegiornali in un'informazione spesso veloce, superficiale e priva di spirito critico e così chi ancora li guarda spesso non ha neanche tempo e modo di riflettere. Anche perché ormai siamo abituati a leggere le notizie che ci arrivano sul telefonino dai social, spesso solo il titolo perché siamo di corsa: e i primi a capirlo sono stati i politici, che non a caso oggi preferiscono comunicare direttamente ai propri elettori - reali o potenziali - attraverso tweet, post e video... senza la mediazione di giornalisti, ben sapendo che così possono dire tutto e il contrario di tutto senza il rischio di essere smentiti.

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00:00Saremo anche il bel paese, ma se iniziassimo a prestare più attenzione a quello che i media dicono spesso di sfuggita in modo criptico,
00:07magari tra una polemica politica strillata e un servizio sull'ultimo video di Fedez e della Ferranni,
00:13ci accorgeremmo che le cose vanno diversamente da come le percepiamo.
00:16Certo, la crisi economica e le vicissitudini personali ci fanno capire che non è un periodo facile e che c'è chi fatica più di altri,
00:23ma è un po' tutta l'Italia che è a rischio.
00:26Un debito pubblico da oltre 2.800 miliardi di euro che impedisce provvedimenti davvero utili perché troppo costosi,
00:33una qualità dei servizi pubblici in continuo calo che oggi è appena superiore a quella di stati come Botswana, Polonia, Tonga, India, Vietnam, Ruanda e Costa Rica,
00:43anche se siamo il quinto paese europeo dove si pagano più tasse, ne abbiamo ben 70 e ci spremono non poco.
00:50Se aggiungiamo l'alto numero di disoccupati e che evasione fiscale e mafia sottraggono centinaia di miliardi ogni anno,
00:57l'immagine che esce è tutt'altro che rassicurante.
01:00I dati sono certificati nero su bianco, ma non c'è consapevolezza.
01:04In un paese in cui si leggono meno giornali rispetto al dopoguerra, i quotidiani, salvo poche eccezioni,
01:10preferiscono inseguire i telegiornali in un'informazione spesso veloce, superficiale e priva di spirito critico.
01:16E così chi ancora li guarda spesso non ha neanche tempo e modo di riflettere.
01:21Anche perché ormai siamo abituati a leggere le notizie che ci arrivano sul telefonino dai social,
01:26spesso solo il titolo perché siamo di corsa e i primi a capirlo sono stati i politici,
01:31che non a caso oggi preferiscono comunicare direttamente ai propri elettori, reali o potenziali,
01:36attraverso tweet, post e video, senza la mediazione dei giornalisti,
01:41ben sapendo che così possono dire tutto e il contrario di tutto senza il rischio di essere smentiti.

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