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Trascrizione
00:00Nella lotta a Cosa Nostra finisce l'Era dei Confidenti e inizia quella dei pentiti.
00:06Mi chiamo Gasperi Muntolo, sono nato a Palermo, palermitano proprio insomma del Borgovecchio.
00:16Da ragazzino sono andato ad abitare a Pattanamondello, precisamente a Villa Caravella che sarebbe nella discesa di Valdese.
00:27Succede qualcosa agli inizi degli anni 90, la lotta fra lo Stato e Cosa Nostra si fa più dura e sanguinosa.
00:34Il maxiprocesso si è concluso con una serie di condanne definitive che Cosa Nostra e Totò Riina non vogliono accettare.
00:45I Corleonesi regiscono ammazzando amici e nemici con una logica terrorista di tipo stragista, bombe a Milano, Firenze e Roma.
00:58La strage di Capaci, la strage di Via D'Amelio.
01:06Lo Stato reagisce con l'attività investigativa e con le leggi, come il 41 bis, il carcere duro, che isola i mafiosi limitando i contatti anche con i familiari.
01:27Chi la vince questa guerra? Perché ormai è di questo che si tratta, una guerra senza limiti e senza regole.
01:33I Corleonesi di Totò Riina e di Bernardo Provenzano ammazzano senza pietà uomini, donne e bambini sulla base di un sospetto o di un istinto.
01:41Chi sarà la prossima vittima?
01:43Gaspare Mutolo è un pezzo grosso. Asparino, come lo chiamano gli amici, è un mafioso della famiglia di Partanna Mondello, di Saro Ricobono, ma soprattutto è l'autista di fiducia e il guardaspalle di Totò Riina.
02:06Vesso la fine del 74 mi chiama Salvatore Zina, mi invia del Corso di Mille in un garage che aveva un certo Filippo Marchese e mi dice, la Cosecchia Gaspare dice, te l'hanno comunicato che...
02:23Sì, sì, mi hanno comunicato che io sono a disposizione per qualsiasi cosa, va bene.
02:30Traffici di droga con il Medio Oriente attraverso bagagli di turisti cinesi compiacenti mai controllati. Partecipazioni negli appalti di palazzi e villette a Mondello. Sequestri di persona nel nord Italia. Asparino fa un sacco di soldi.
02:45Era l'era dello champagne, perché quando io andavo nel ristorante con delle persone, quasi sempre donne, pagavo sempre io e a tavola non si metteva niente, non si metteva né vino né acqua, ma si metteva soltanto champagne.
03:01E dopo avevo questo mio carattere così espansivo, così nobile, mi chiamavano a me come di soprannome il Barone.
03:12Ma non ci sono soltanto lo champagne e i soldi nella vita di Asparino. Essere un pezzo grosso di Cosa Nostra, essere il braccio destro di Saro Ricobono e l'autista di Totò Riina, significa saper usare le armi. Essere un cor Leonese significa saper uccidere, farlo bene e senza pensarci due volte.
03:31Fare un omicidio non è, dopo la prima volta magari uno si può sentire un pochettino amareggiato, non è, però dopo uno ci prende il callo e non fa niente.
03:43Quello che si rimane male, ci sono persone magari che ci viene ridigita, è quando si strangola a una persona, perché automaticamente uno vede attimo per attimo quella persona che va morendo, insomma, e i sintomi che dà.
04:00Ma io fortunatamente gli omicidi che ho fatto sono stati, prima che divessi con le armi da fuoco, insomma soltanto uno, con il coltello e il lucetto, l'era in cui dopo entra Salvatore Riina e sperimentano l'acido,
04:25cioè è ancora più brutto perché si vedono le persone che vanno scomparendo piano piano, ma prima ancora dell'acido si usavano, diciamo, o delle porte griglieti attivo che vuole arrostire la carne perché il corpo umano, cioè con il fuoco si brucia, rimangono soltanto due cose che non si bruciano.
04:55Credo che sia la milizia, è un'altra cosa, il rognone, insomma.
05:00Poi Gaspari Mutolo finisce in carcere, condannato nel maxiprocesso e da lì assiste a tutta quella mattanza, morti ammazzati, stragi, vendette trasversali, senza limiti e senza regole. Viene a sapere che forse verrà ammazzato anche lui quando uscirà per decorrenza termini.
05:17Ovviamente abbandonato a me questo pensiero che io potessi collaborare, però sono così. Mia moglie capisce, ma questi polizzotti che in fatti viene a con noi e mi dice Gaspari, ma cosa stai combinando? Non ti preoccupare, tu pensi che io faccio qualche cosa male? No, io devo fare qualche cosa, insomma, non si può continuare così.
05:43Anche Gaspari Mutolo, come Don Masino Buscetta nella prima stagione del pentitismo di Cosa Nostra, non resta da solo a collaborare con la giustizia.
05:51A lui si aggiunge Leonardo Messina, della famiglia di San Cataldo, legata ai Corleonesi e poi si aggiunge anche Pino Marchese, che è addirittura legato a Totò Reina da vincoli di parentela, dal momento che ha sposato la sorella di Leruca Bagarella, che è il cognato del bosco ai Corleonesi.
06:21Salvatore Cancemi, invece, membro della commissione di Cosa Nostra, si pente dopo aver partecipato ad una riunione in cui Totò Reina e Leruca Bagarella elencano una lunga fila di nomi di persone da eliminare.
06:33A Cancemi scappa detto tra sé, ma come? Proprio tutti li dobbiamo ammazzare? Totò Reina e Leruca Bagarella si scambiano un'occhiata senza dire niente.
06:41È solo una frazione di secondo, ma Cancemi sa che da quel momento è morto, perché ha espresso un dissenso e adesso penseranno che di lui non ci si può più fidare. Così, finita la riunione, Salvatore Cancemi va direttamente dai Carabinieri a collaborare.
06:56Queste persone sono venute perché ho avuto modo di vederle, di fare confronti, di sentirle. Non è che uno può dire che questi collaborano perché hanno paura della galera, ma non esiste.
07:13Erano tutti persone che erano state imputate per omicidi, perseguite di persone. Abbiamo fatto decine e decine di anni di galera, sempre allegramente, sempre mai comportandoci male.
07:27Ma quello che ha mancato in noi è competente la fiducia verso la costituzione di Cosa Nostra, che Cosa Nostra non era più una mafia dignitosa, rispettata, ma era una mafia soltanto ai tradimenti verso i propri compagni.
07:57I pentiti devono portare il risconcio, signor Presidente. I pentiti non devono dire, oppure lei mi viene a dire a me, ma è più di uno che lo dice. Signor Presidente, ma che cos'è più di uno? Che sono tutte a braccio e che sono gestite.
08:27Per esempio, bisogna proteggere i pentiti dalla vendetta di Cosa Nostra, ma soprattutto bisogna proteggere i parenti dalle vendette trasversali.
08:38Ancora una vendetta trasversale contro Totuccio Contorno, il pentito che ha svelato i misteri della mafia siciliana. Due suoi cugini acquisiti sono stati assassinati nel quartiere palermitano di Brancaccio.
08:49Le vittime sono Giorgio e Salvatore Mandalà, zio e nipote, rispettivamente di 50 e 32 anni. Contorno ha avuto circa una ventina di morti in sette anni tra familiari e amici.
08:59Lo scorso settembre un suo cognato, Giuseppe Lombardo, fu assassinato a Casteldaccia, mentre un altro fratello della moglie, Sebastiano Lombardo, è stato ucciso all'inizio dell'anno a poche decine di metri dal luogo dell'agguato di oggi.
09:14La prima legge organica che stende i benefici della collaborazione anche ai reati dei 416 bis, cioè l'Associazione a delinquere di stampo mafioso, è del 1991.
09:30Viene elaborata anche sui suggerimenti di Giovanni Falcone e sulla suggestione, non soltanto emotiva, di un altro omicidio particolarmente ferrato, quello del giudice Rosario Livattino del tribunale di Caltanesetta, uno di quelli che sono stati chiamati i giudici ragazzini dal presidente Francesco Consiglia.
09:46Per essere giovane, infatti, è giovane. Perché quando viene ucciso, il giudice Livattino ha soltanto 38 anni, ma è anche bravo. E infatti la Stidda, la mafia concorrente di Cosa Nostra, decide di eliminarlo.
10:03Blocca la sua auto sull'autostrada Canicatì a Grigento, con un gruppo di fuoco che lo insegue fino in mezzo ad un campo e lì lo uccide.
10:13A far prendere i responsabili e a farli condannare è un rappresentante di commercio lombardo, che si chiama Pietro Nava.
10:22Pietro Nava passava in macchina da quelle parti, vede l'autostrada Canicatì e lo insegue.
10:28A far prendere i responsabili e a farli condannare è un rappresentante di commercio lombardo, che si chiama Pietro Nava.
10:38Pietro Nava passava in macchina da quelle parti, vede l'omicidio e racconta tutto alla polizia, diventando da quel momento un testimone di giustizia, costretto a cambiare identità per non essere ucciso dalla mafia.
10:50Testimoni di giustizia, collaboratori di giustizia, anche pentiti di un altro genere, che collaborano nonostante non abbiano mai commesso nessun reato e nonostante non siano mafiosi, ma abbiano solo avuto la sfortuna di vivere in un contesto mafioso, come mogli, sorelle, parenti di mafiosi.
11:09Come Rita Atria, di cui abbiamo già raccontato la storia triste ed eroica, o sua cognata Piera Aiello, isolati, ripudiati dalle famiglie, minacciati.
11:28C'è bisogno di un programma di protezione, c'è bisogno di una legge.
11:39Con la legge 82 del 1991, per chi parla, fornisce notizie sull'organizzazione e i suoi delitti ed evita che ne vengano compiuti altri, c'è l'esclusione dell'ergastono, forti riduzioni di pena, programmi di protezione per collaboranti e parenti, premi in denaro e un assegno di mantenimento.
12:01È una legge che suscita da subito molte polemiche.
12:05Continuo a dire che non mi sta bene perché noi siamo vittime e loro sono carnifici, potranno essere collaboratori come volete, servono, non ho mai detto il contrario, ma questa legge va cambiata, va modificata, ma anche per loro stesse.
12:23Perché ho letto che ci sono dei collaboratori che non hanno nessun tipo di protezione e collaboratori che ne hanno tantissimo con tutto quello che vogliono, quindi a maggior ragione va cambiata la legge.
12:36Sono in molti a non approvare la legge. Per esempio perché dare soldi, a volte molti soldi, a dei criminali, a delle persone che hanno passato la loro vita a commettere reati, ad ammazzare la gente?
12:54E poi perché non mettere in galera chi se lo merita? Uno ruba, ammazza, mette le bombe, poi si pente ed è come se non fosse successo niente. Anzi, qualche volta, quando esce, ricomincia a commettere reati.
13:12Io ho serie perplessità, cresciute molto nel tempo, in ordine all'utilizzo del pentito, alla giurisprudenza che è stata materna nei confronti dei collaboratori di giustizia, neanche paterna, proprio materna, con quel calore e quell'accoglienza che solo le madri sanno dare ai propri figli,
13:30che ha privilegiato una categoria a discapito di tutti gli altri cittadini italiani, che ne ha fatto una categoria pagata, protetta e non valutandone la serietà, nel senso che avevo detto appunto della volontà di staccare con l'organizzazione, ha creato una categoria anche di impunità sul piano proprio del territorio.
13:52Faccio l'esempio, noi abbiamo avuto Di Matteo, Balduccio Di Maggio, Contorno nel periodo dell'89, abbiamo avuto collaboratori che poi abbiamo pagati, protetti allo Stato, che poi sono venuti sul territorio siciliano a commettere nuovamente reati sotto protezione.
14:13Balduccio Di Maggio, per esempio, mentre è sottoposto a programma di protezione, organizza attentati contro i suoi ex rivali di San Giuseppe Iato, cerca di taglieggiare un imprenditore toscano e cerca anche di mettere in piedi un traffico di stupefacenti.
14:27Salvatore Contorno viene denunciato per ricettazione e spaccio di stupefacenti, mentre Gioacchino La Barbera, che aveva collaborato sulla strage di Capaci, alla quale aveva partecipato lui stesso, viene ritrovato con un quantitativo di esplosivo che vorrebbe utilizzare contro i suoi ex avversari.
14:53Pentiti con licenza di uccidere, così gli chiama la stampa, contraria alla legge sui pentiti.
14:58Incentivi di vendere eccessivi, eccessivi venivano subito scarcerati, venivano protetti, scortati, gli veniva dato un contributo economico certe volte notevole, si muovevano con grandissima libertà al di fuori del carcere.
15:13Questo fatto disgustò alcune vittime della mafia, che si trovarono in situazioni imbarazzanti, si ritrovarono al cinema, scortati, seduti tranquillamente a guardarsi il film, gente che l'anno prima o due anni prima aveva ucciso o sciolto nell'acido dei loro parenti stretti.
15:31Si approfittò di questi fatti, di errori di superficialità, di approssimazione nella gestione dei pentiti per montare una grande campagna contraria.
15:41Cosa nostra, intanto, continua a parlare. Anche i pezzi grossi, anche i boss, anche i corleonesi.
15:48Parla Giovanni Brusca, boss di San Giuseppe Iato, quello che prende il posto di Totò Riina, a capo dei corleonesi, dopo che Riina viene arrestato.
15:58L'uomo che spinge il pulsante del telecomando, che fa saltare in aria i giudici Giovanni Falcone e quelli che viaggiano con lui.
16:07Quando lo arrestano, la polizia, con i loro compagni, viene in attacco.
16:12Parla Antonino Giuffrè, boss del mandamento di San Giuseppe Iato.
16:18L'uomo che spinge il pulsante del telecomando, che fa saltare in aria i giudici Giovanni Falcone e quelli che viaggiano con lui.
16:27Quando lo arrestano, dopo una serie di ritrattazioni e tentativi di depistaggio, collabora e si accusa, tra le altre cose, di 150 omicidi ordinati o commessi personalmente.
16:38Parla Antonino Giuffrè, boss del mandamento di Caccamo, arricchitosi con gli appalti miliardari della zona di Termini Merese, braccio destro di Bernardo Provenzano.
16:52Parla Angelo Sino, detto il ministro dei lavori pubblici dei corleonesi, perché l'uomo che regola il complesso sistema di tangenti sugli appalti in Sicilia.
17:02Molto impegnato, nei salotti bene, a correre in macchina, avevo una bellissima barca, diciamo che mi divertivo alla grande.
17:12In tutto questo, però, questo fatto è stato importante per me, perché mi permetteva di conoscere personaggi che erano all'altezza della situazione ed erano quelli che avevano il potere.
17:26Sto parlando di potere politico, potere di ogni tipo, anche mafioso, perché c'erano personaggi che avevano un bipotere, mafioso e politico.
17:42Angelo Sino è un imprenditore di San Giuseppe Iato che viene introdotto in Cosa Nostra dal boss Salvatore Celeste.
17:49Nell'azienda di famiglia che si occupa di edilizia, Angelo Sino cura le relazioni pubbliche.
17:55Fu per caso che diventare ministro di Cosa Nostra, cosa che effettivamente non era così, ma questo appellativo mi fu coniato addosso, proprio appiccicato, da signor Leonardo Messina.
18:10Per fare i lavori, per ottenere gli appalti, bisogna pagare.
18:18Siamo ancora prima degli anni 90, prima di Tangentopoli, è così in tutta Italia e lo sarà anche dopo.
18:24In Sicilia però è diverso. In Sicilia il sistema delle tangenti, l'adazione ambientale che c'è al nord, a Milano per esempio, è più complicato.
18:36In Sicilia, oltre alla politica, c'è Cosa Nostra e a volte sono la stessa cosa.
18:41Angelo Sino è bravo, è intelligente, è preciso e riceve da Totò Riina l'incarico di mettere ordine in questo sistema.
18:48Così nasce il cosiddetto tavolino a tre gambe. Da una parte gli imprenditori, dall'altra i politici e dall'altra ancora Cosa Nostra.
18:56In questi incontri mi venivano proprio dati degli ordini precisi.
19:01Questo lavoro se lo deve prendere la tale impresa, quest'altro sarà tale impresa.
19:06Cioè la mafia non fu più fatto parassitario, ma diventò imprenditrice.
19:11Mi fu imposto di dare una percentuale ai politici, che era del 2%.
19:18Uno 0,50% doveva essere dato agli organi di controllo.
19:23Allora le famose commissioni provinciali di controllo che avevano potere di vita o di morte sulla giudicazione dei lavori.
19:32Il 2% ce lo dà a noi, a noi mafiosi.
19:37Tutte le varie famiglie dovevano essere avvertite.
19:42Se c'era un lavoro a Cefalù, io dovevo avvertire la famiglia di Cefalù.
19:47Se ce n'era un altro a Cartanissetta, la stessa cosa.
19:51Angelo Sino non è un mafioso vero e proprio, non è stato punciuto, non ha attraversato il rito di iniziazione.
19:57Però è come se lo fosse a tutti gli effetti.
20:02Lavoro per Cosa Nostra
20:14Dipende dalla famiglia di Giovanni Brusca, strettamente legato a Totò Riina.
20:18È un imprenditore, Angelo Sino, un imprenditore che tratta tangenti e distribuisce lavori.
20:24Ma lavora anche per Cosa Nostra.
20:27E quando c'è di mezzo Cosa Nostra, gli affari non si risolvono soltanto con buste piene di milioni da passare sotto banco.
20:34Le contese d'affari si risolvono anche a colpi di pistola.
20:43Al metodo Sino, al tavolino, prima o poi, si adattano tutti.
20:48Venne immediatamente coniata una nuova tassa.
20:52La tassa Riina.
20:54La tassa Riina era lo 0,80 su tutti i lavori pubblici che c'erano in Sicilia.
20:59Sembra poco lo 0,80, ma lo 0,80 su miliardi e miliardi di alloi era un'enormità.
21:07Questo qua doveva essere data a Riina e doveva essere distribuito a tutti i lavori pubblici.
21:15Doveva essere messa in una cassa centrale che serviva per comprare armi, per pagare gli avvocati e per sostenere le famiglie degli arrestati.
21:27Le cose vanno bene.
21:29Angelo Sino è una specie di superuomo d'onore, come si definisce lui stesso,
21:33che viaggia in lungo e in largo per la Sicilia a tenere i contatti tra Cosa Nostra e le ditte siciliane, e non solo.
21:39Tra Cosa Nostra e le ditte del Nord, che vengono a prendersi i lavori e non guardano in faccia a nessuno.
21:45I soldi non hanno odore, gli affari sono affari e non importa se così la mafia cresce e l'Italia muore.
21:51Io fu incaricato di esigere questo pizzo sul pizzo, perché si diventarono pazzi i politici.
22:01Perché era un pizzo sulla loro tangente ed era una cosa, era come levarci…
22:06Uno mi disse una volta, ma voi volete levare il pane ai piccolini, cioè volete levare i soldi ai bambini,
22:12ai nostri bambini, noi onesti politici che vogliamo fregarci questi soldi e voi ci siete messi il pizzo.
22:21I mafiosi parlano.
22:24Raccontano stragi, omicidi, estorsioni.
22:30Fanno i nomi di insospettabili e incensurati uomini di mafia.
22:34Svelano cuvi e nascondigli e portano alla cattura dei latitanti più ricercati, come lo stesso Totò Rin.
22:42Parlano anche di vecchi misteri, dei misteri italiani, come la morte del presidente dell'ENI Enrico Mattei.
22:50La scomparsa del giornalista Mauro De Mauro.
22:53La morte del banchiere Roberto Calvi.
22:56Parlano di episodi della strategia della tensione, come il golpe borghese.
23:02Parlano i boss, ma parlano anche i killer, gli uomini dei gruppi di fuoco.
23:13Parla Salvatore Grigoli, detto il cacciatore, a cui vengono attribuiti 46 omicidi, perché lui è quello che spara per i corleonesi a Palermo in provincia.
23:26Tra gli omicidi c'è quello di un prete, un prete che si chiama Dompino Pugliesi, che lavora nel quartiere di Brancaccio e che dà fastidio alla mafia.
23:33Un prete che quando Salvatore Grigoli gli punta la pistola alla nuca, si gira, gli sorride e gli dice semplicemente, me l'aspettavo.
23:42Io ero diventato una macchina di morte.
23:46I primi omicidi io, il primo, ci pensavo tutto il giorno, mi veniva da vomitare, combattuto, cosa e seconda ancora peggio.
23:57Poi dopo che tu hai preso questa strada non puoi più tornare indietro, o ti spari o prendi una decisione di quella di dire non ci devo pensare più, tanto io.
24:11Non lo posso salvare, non l'ammazzo io, l'ammazzo un altro.
24:15E quindi c'è, andavo con freddezza senza pensare a niente, se aveva figli, se aveva moglie, se aveva... non pensavo a niente.
24:22Facevo quello che dovevo fare e me lo scordavo completamente.
24:27Però poi ci sono altre vicende che sul bench sono tipo il bambino, il prete, è una cosa che ti ritorna...
24:34...a spingerti dentro, a rimuovere quello che c'è in noi. Qualcosa c'è in noi.
25:04Giuseppe Di Matteo è un bambino. Non lo si può definire diversamente perché ha 11 anni. È il figlio di un mafioso, di più, è il figlio di un boss mafioso, perché è il figlio di Santino Di Matteo, boss dei Corleonesi.
25:30Ancora di più, è il figlio di un pentito, perché Santino Di Matteo sta raccontando al procuratore Giancarlo Caselli la strage di Capaci.
25:38Però Giuseppe Di Matteo ha 11 anni e quindi è soltanto un bambino.
25:51Nel novembre del 1993 Giuseppe Di Matteo viene rapito.
25:56E' qua, faccio fatica. Proprio l'espressione che ha il bambino quando io gli dissi dobbiamo andare dal tuo padre, siamo quelli della protezione, ti dobbiamo accompagnare dal tuo padre.
26:19Siccome a noi c'erano raccontate che il bambino era un mezzo mafiosetto, che parlava male di sbirre e cose e via dicendo, invece in quell'occasione parlava male proprio del padre, c'erano raccontate.
26:33Invece in quell'occasione quando io gli comunicai questa cosa qui, lui mi disse proprio...
26:40Giuseppe Di Matteo resta nelle mani dei Corleonesi, resta nelle mani di Giovanni Brusca per più di due anni, 779 giorni.
26:55Subito dopo il suo sequestro alla famiglia Di Matteo arriva un pizzino, un bigliettino, con sopra scritto TAPO.
27:02Ma ormai è troppo tardi, la collaborazione non si ferma e così, dopo più di 700 giorni, quando Giuseppe è ancora un bambino, perché ha passato due compleanni nelle mani dei suoi sequestratori e ha ancora soltanto 13 anni, Giovanni Brusca, con la sua famiglia Di Matteo, è tornato a casa.
27:21E così, dopo più di 700 giorni, quando Giuseppe è ancora un bambino, perché ha passato due compleanni nelle mani dei suoi sequestratori e ha ancora soltanto 13 anni, Giovanni Brusca lo fa uccidere e lo fa sciogliere dentro un bidone di acido muriatico, perché di lui, sangue di un pentito, non restino neanche le ossa.
27:51È una brutta storia che colpisce tutti, non soltanto la gente, la gente comune, la gente per bene, ma anche molti uomini di Cosa Nostra.
28:21Un conto che è sempre sbagliato è ammazzare un arcio, perché è un conto alla gente che non c'entra niente.
28:31La mafia parla, Cosa Nostra parla, ma non racconta soltanto di delitti e di estorsioni. La seconda ondata di pentiti parla anche di società civile, di collusioni e di contatti, parla di politica. Prima non l'aveva fatto.
28:45Certo, Leonardo Vitale, Giuseppe Di Cristina e prima ancora Salvatore D'Amico avevano accennato a certe cose, però quelli erano altri tempi e loro stavano ancora a metà tra un collaboratore di giustizia e un confidente di polizia.
29:04E anche dopo, quando erano arrivati i pentiti, quando era arrivato Buscetta, certi argomenti erano rimasti fuori dalla porta del magistrato. Don Masino lo aveva detto chiaramente a Giovanni Falcone quando gli aveva chiesto dei contatti tra Cosa Nostra e la politica.
29:20Giovanni Falcone, poverino, che in pace ripose, voleva intraprendere una strada che parlasse di politica. Se già è un problema parlare di Cosa Nostra perché non ci sono prove, perché non esistono tessere, non esistono atti di notaio, se già è una difficoltà a parlare di mafia, immagino che non ci sia un problema di politica.
29:44Dove sono le prove? Sarebbe stato come averci inventato io o lui delle cose, è per questo che non ho mai parlato, io non ho remore, non avrei avuto remore a parlare di politica se sarebbero state suffragate da prove.
30:08Adesso però le cose sono diverse, adesso sono gli anni 90 ed è caduto il muro di Berlino.
30:14La situazione politica internazionale è cambiata, sta cambiando anche quella nazionale con la tempesta di Mani Pulite, sta cambiando tutto.
30:25Eccolo, stanno tirando di tutto.
30:30E poi ci sono state le stragi di mafia, la politica terroristica dei Corleonesi.
30:36Nel 1993 si era verificato un fatto nuovo e cioè lo Stato italiano finalmente era pronto a sferrare il colpo definitivo nei confronti anche degli intoccabili.
30:57Cosa Nostra non è più le coperture politiche di una volta, ne sta cercando altre, forse ne ha già trovate, ma non è più come un tempo.
31:04Adesso si può parlare anche di politica, dice Don Masino Buscetta e infatti il primo a parlarne è lui.
31:10I politici sono stati il condimento della mafia perché senza i politici difficilmente avrebbero potuto succedere tutte le cose che sono successe nella mia terra.
31:33Sono tanti i pentiti che parlano di politica dopo Tommaso Buscetta.
31:37Fanno nomi importanti della prima e della seconda Repubblica, tra i quali il più grosso sicuramente è quello di Giulio Andreotti.
31:45Ma questa è un'altra storia che abbiamo già raccontato.
31:48La reazione è arrivata quando gli interessi politici colpiti si sono coalizzati, hanno approfittato di errori nella gestione dei pentiti, errori che sono consistiti in privilegi eccessivi dati ai pentiti, incentivi assolutamente sproporzionati.
32:07Nel febbraio del 2001, dopo un lungo iter parlamentare, viene approvata a larga maggioranza la nuova legge sui pentiti.
32:14La legge mantiene le riduzioni di pena e l'assegno di mantenimento, ma modifica la legge precedente in alcuni punti.
32:25Il pentito dovrà comunque scontare un quarto della pena.
32:28La sua protezione durerà soltanto finché durerà l'effettivo stato di pericolo, non importa se i processi sono ancora in corso.
32:35Accederà ai benefici di legge soltanto dopo che la sua collaborazione verrà ritenuta valida e inedita.
32:41Il pentito avrà 180 giorni per raccontare tutto quello che sa.
32:46L'idea in sé, astrettamente, ha una sua logica, però, ecco, e qui stanno i difetti, non tiene affatto conto della realtà in cui ci muoviamo.
32:57Se un pentito, e tutti i pentiti importanti sono così, vengono da decenni in cui il commettere delitti, omicidi, estorsioni,
33:11l'intrattenere in rapporti di spicciola o meno spicciola o più alta corruzione o rapporti di scambio con esponenti della pubblica amministrazione,
33:22costituiva il loro lavoro quotidiano, com'è possibile credere che 40 anni di questo vissuto quotidiano possano essere ricordati e compiutamente riferiti nell'arco di 180 giorni?
33:40Altra modifica alla legge. Il pentito è obbligato a dichiarare tutti i beni in suo possesso, sia quelli di provenienza illecita che quelli di provenienza lecita.
33:49Lo Stato, in via cautelativa, sequestra tutto.
34:03Norme necessarie per ristabilire la giustizia e ridurre gli eccessi, dice qualcuno.
34:08Norme eccessive che di fatto scoraggiano la collaborazione, dice qualcun altro. Così si eliminano gli sprechi, così si toglie dalle mani dei magistrati un'arma importante.
34:26Giuste o sbagliate che siano le norme, eccessive o necessarie, negli anni successivi il numero dei collaboratori di giustizia dei pentiti non cresce più, ma anzi cala.
34:36Tanto che sotto il programma di protezione, dei 428 pentiti di Cosa Nostra del 1996, ne restano soltanto 237 nel 2007.
34:54Piano piano Cosa Nostra smette di parlare.
34:57Secondo me il numero e l'importanza delle collaborazioni non dipende da questa o da quella norma.
35:05Ritorniamo al concetto di rapporto di forza, perché bisogna sempre partire dalla loro psicologia.
35:13Se i mafiosi pensano di appartenere ad una struttura che sta perdendo, allora le collaborazioni si moltiplicano.
35:26Se pensano di appartenere ad una struttura che, sebbene loro stiano in carcere, può tutelargli meglio dello Stato, allora non si pentono.
35:36La mafia parla, Cosa Nostra parla.
35:39Al di là del valore giudiziario delle dichiarazioni dei pentiti, c'è neanche uno culturale, antropologico, simbolico, che non è meno utile e meno importante anche dal punto di vista concreto della lotta alla mafia.
35:51Senza i pentiti non sapremmo neanche come si chiama questo mostro misterioso.
35:55Sarebbe ancora la mafia, con due F, come ai tempi di Sonnino e di Franchetti.
36:00I primi a dire pubblicamente il nome di Cosa Nostra sono infatti Gio Vallachi e poi Dom Masino Buscetta.
36:06I pentiti svellano i riti di affiliazione, dando non soltanto un corpo ma anche un movimento, dei gesti, a questo mostro sconosciuto.
36:37Riti che restano sostanzialmente gli stessi dall'Ottocento fino ad oggi.
36:41La punciuta, la ferita sul dito da cui estrarre una goccia di sangue, come in un battesimo cruento.
36:46E poi la santina, l'immagine sacra da bruciare e tenere in mano senza farla cadere, finché il fuoco non la consuma tutta, recitando una formula più o meno simile.
36:56Così lo racconta il dottore Allegra agli inizi del Novecento, così lo racconta Leonardo Vitale negli anni Settanta, così lo raccontano i pentiti di oggi.
37:05I combino insomma, con la punciutura, con la ferita, con la ferita, con la punciutura, con la punciutura, con la punciutura, con la punciutura, con la punciutura, con la punciutura.
37:19Insomma, mi fanno dire i famosi versetti, diciamo, che mi raccomandano di non fare bruciare quella santina che mi mettevano accesa delle mani,
37:28dicendo che dovevo essere fedele alla mafia, altrimenti il mio corpo doveva bruciare come la santina e così via.
37:35Quindi per me si apre un mondo nuovo, in comincio del Novecento.
37:41La mafia parla, Cosa Nostra parla. Il mostro adesso ha un nome, un volto, un corpo e dei gesti.
37:48Dopo tutto questo, nessuno può dire credibilmente che la mafia non esiste.
37:52Esiste come, invece? E chi vive in certi contesti lo sente, se ne accorge istintivamente.
37:58La mafia non è una mafia.
38:00Dopo tutto questo, nessuno può dire credibilmente che la mafia non esiste.
38:05Esiste come, invece? E chi vive in certi contesti lo sente, se ne accorge istintivamente.
38:10Il quartiere intuisce presso, perché comincia, ti ferma quello e ti bacia,
38:21ti ferma quell'altro e ti saluta, ti ferma quell'altro e ti vuole offrire caffè.
38:27Il quartiere fa presso a capire le situazioni, cambia un po' anche l'aspetto economico.
38:37Prima vestiva in una certa maniera, poi vestiva in un'altra maniera.
38:42Prima aveva una vecchia 500, poi aveva un Golf GT.
38:49Oltre a delitti e stragi, oltre a corruzione e distorsioni,
38:53i pentiti di Cosa Nostra raccontano la quotidianità della mafia,
38:56di quanto sia facile, di quanto sia normale ritrovarsi in certe situazioni,
39:01soprattutto per qualcuno che abbia le caratteristiche giuste e viva nel contesto giusto,
39:05e di quanto sia difficile poi decidere di uscirne.
39:15C'è una ragazza, per esempio, che si chiama Giuseppina Vitale.
39:25Giuse è la più giovane di cinque fratelli, la più piccola.
39:29Il suo punto di riferimento sono i fratelli più grandi, Vito e Leonardo,
39:33che si prendono cura di lei.
39:36La sua famiglia è la famiglia di Giuseppina,
39:39che si chiama Giuseppina Vitale.
39:42La sua famiglia è la famiglia di Giuseppina Vitale,
39:45che si chiama Giuseppina Vitale.
39:48La sua famiglia è la famiglia di Giuseppina Vitale,
39:51i fratelli più grandi, Vito e Leonardo, che si prendono cura di lei.
39:55L'attaccamento che aveva loro era non un amore normale, ma morboso proprio.
40:00Cioè, proprio viscerale.
40:03Io li amavo più della mia stessa vita.
40:06Fino a un certo periodo di anni erano dei bravi ragazzi.
40:09Poi c'è stata una sfortuna, che il mio padre,
40:12quando mio fratello Leonardo aveva quasi 14 anni,
40:15che fu stato arrestato.
40:18Quando esce mio fratello, già aveva quell'età di 17 anni,
40:21al punto che quando mio padre, se facevano delle cose che non avrebbero dovuto fare,
40:26non li poteva più richiamare perché loro avevano preso un'autorità troppa... cioè
40:32avevano una forza che non ascoltavano più niente nessuno. Vito e Leonardo però sono due mafiosi,
40:38sono della famiglia di Partinico e sono così dentro in Cosa Nostra da poter parlare faccia
40:44a faccia anche con Bernardo Provenzano e anche duramente. Galera e la Titanza,
40:49nella famiglia di Giuseppina, diventano presto una cosa abituale. Quando io avevo sei anni
40:54comunque sa il resto di mio fratello, le mie vicestitudini che andavo crescendo però era
40:59ogni giovedì si andava a colloquio. Io tutti i giovedì non mancavo mai dal colloquio di
41:04miei fratelli come che poteva essere lunedì. A volte pure come per esempio un episodio che
41:09io ero piccolissima, che mia madre perché non ero vestita bene stava a perdere l'autobus per
41:13andare a fare il colloquio e io con la bici mi metto dietro all'autobus e comincio a correre
41:18dietro fino a quando quello dell'autobus gli dice Mari prendiamo ce la fa pure tenerezza
41:22sta ragazzina così io mollo da bici nel corso e me ne vado con loro. Non mancavo mai, mi mancavano
41:31loro perché io fino a 13 anni dormivo con loro quindi abbiamo condiviso tutto proprio tutto. Far
41:37parte di una famiglia mafiosa come quella dei Vitale comporta un sacco di privilegi anche per
41:43una ragazzina come Giuse. Non c'è bisogno di lavorare, non c'è bisogno di studiare perché
41:48cosa ci vai a fare a scuola se poi non avrai bisogno di trovarti un lavoro perché ci sarà
41:53tutto il benessere che le attività mafiose portano a casa. E poi Giuse è una donna e
42:04nella mentalità conservatrice di Cosa Nostra le donne restano a casa, si sposano e si prendono
42:10cura dei loro uomini che di solito sono mafiosi anche loro. Cioè di come mi sono presa cura io
42:17dei miei fratelli. Cioè i miei fratelli quale uomo è che tu esci dalla doccia già devi avere
42:22tovaglia, asciugamano, accappatoio anche se avevano un asciugamano là a portata di mano tu lo dovevi
42:27prendere glielo dovevi portare. Cioè non è che c'era il discorso che comunque aspetta allunga i
42:32bracci e me lo prendo. Non esisteva, gli dovevi prendere le pantofole magari te le dovevi mettere.
42:38Come anche mi capitava con mio fratello Vito, si metteva sul divano e diceva guarda dammi un
42:42bacio di un nepere. Cioè a modo solo faceva per affetto. Giusi è una donna, è una ragazzina però
42:50è anche Giuseppina Vitale dei Vitale di Cosa Nostra e qualche cosa anche se è una donna,
42:55una ragazzina qualcosa deve farla comunque. Io con la scusa che andavo sempre a colloquio
43:00del mio fratello vuoi o non vuoi oggi o domani comincia ad essere partecipo di tutto quello
43:05che accade ai colloqui. Purtroppo stavano nel braccio dei mafiosi perché 416 bis sono tutti
43:12in un'unica sezione o in più sezioni però solo 416 bis. Quindi non vuoi incontri tanti
43:18altri cappi di mandamento delle zone di cui fa la stessa parte cioè Cosa Nostra.
43:23Automaticamente ti danno dei ordini da portare fuori o da riferire al mio fratello o qualcuno
43:32che si è comportato male o guarda stai attento per quello e quindi automaticamente ti trovi
43:37coinvolta in questa fase. Giuse è una ragazza molto sveglia, molto attenta e molto precisa,
43:43nasconde i pizzini per i mafiosi in carcere, porta da mangiare al fratello latitante. Un giorno
43:49succede anche una cosa. Arriva una Mercedes nera con i vetri oscurati e dentro c'è un cardinale
44:02che vuole la ricotta che fanno in Vitale e i fratelli mandano Giuse a prenderla con un po'
44:06di bottiglie di vino. Non è un cardinale quell'uomo, si veste da prete per nascondersi,
44:15anche se così forse dà ancora più nell'occhio.
44:29Ma a lui non importa perché può fare praticamente tutto quello che vuole perché
44:33quel cardinale a cui Giuse porta la ricotta è Bernardo Provenzano.
44:48Poi le cose cambiano, i fratelli di Giuseppina finiscono in carcere, finisce dentro anche Giovanni
44:54Brusca che regge il mandamento, mancano i vertici, mancano i capi per mandare avanti le famiglie.
44:59Poi una volta che viene arrestato mio fratello, una volta che viene arrestato Giovanni Brusca,
45:03una volta che viene arrestato mio fratello, poi vengono arrestate tutte le persone che
45:06comunque facevano parte di quel periodo e che comunque erano tutti latitanti,
45:10mi venga a ritrovare l'unica persona in grado di poter portare avanti sta, chiamiamolo tra virgolette
45:17sta causa che loro stavano combattendo, cioè mafia. Cioè mi ritrovo a essere capo mandamento
45:22senza che lo so. Giuseppina è una donna, è una ragazza, ma non importa. Giusi non è soltanto
45:29Giusi, è una Vitale e in quella chiesa che è Cosa Nostra non è più soltanto una persona,
45:34ma anche un ruolo. Lo dice agli altri capo mandamento, lo dice a Matteo Messina De Naro,
45:39che in quel momento è uno dei latitanti più noti di Cosa Nostra e loro lo accettano.
45:50Attenzione però, perché fare il mafioso, fare il boss di una famiglia, lo abbiamo visto,
45:54non significa soltanto trattare affari. Cosa Nostra non è una chiesa e non è un'impresa.
46:00Prima o poi, quando sei un mafioso, quando sei il boss di una famiglia, devi ammazzare.
46:08C'è questo imprenditore che si chiama Salvatore Riina, è soltanto un omonimo del boss dei
46:13Corleonesi, è un mafioso vicino a Provenzano. Salvatore Riina intralcia gli affari dei Vitale,
46:19dà fuoco alle macchine che si trovano sui cantieri degli appalti che lui vorrebbe per
46:23sé. Insomma, Salvatore Riina è un rivale. Allora si organizza di fare sto omicidio perché
46:29comunque questa persona sta creando tanti problemi e parla male della mia famiglia.
46:33Una volta che io riferisco questo a mio fratello e gli dico che comunque questo c'è il cugino che
46:38va dietro a mio marito, va dietro a me, va dietro qualcuno a mia famiglia e ti insospettisce. E
46:44allora lui mi dice guarda, inutile stare ad aspettare ancora, toglietelo di mezzo. Da lì
46:50si cerca di organizzare sto omicidio e di fare sto omicidio il più presto possibile.
46:54Giuseppina Vitale viene arrestata come mandante dell'omicidio di Salvatore Riina nel marzo del
47:002003. Non è la prima volta che finisce dentro. Era già stata arrestata nel 98 per associazione
47:06a delinquere di stampo mafioso 416 bis. Non puoi essere il capo del mandamento di Partinico senza
47:12farti notare dagli investigatori e finire dentro ogni tanto per un mafioso è normale.
47:18A un certo punto viene arrestata mia sorella, viene arrestata tutta la mia famiglia. Quindi
47:21questi ragazzini a destra, a sinistra, mi sento dire che è mio figlio che se va con ragazzina a
47:27piazzetta a bucare il ciclo della macchina professura, che comincia a mettere la bottiglia,
47:31che ci mette l'alcol. Allora ti preoccupi. Eh no, il prezzo è stato troppo alto che ho pagato,
47:38troppo, perché l'hanno pagato i miei figli, ho detto ora basta. Quindi a tutti i costi volevo
47:43che comunque qualcosa si muovesse. Io ho collaborato ma io sarei, proprio sarei una
47:49vigliacca a dire ah sì mi so pentita. Non è vero, non è vero. Cioè io mi so pentita di quello che
47:55avrei potuto fare, no? Per quello che ho fatto. Cioè che gli vada a dire a quello che è morto
47:59scusami, mi perdoni, mi so pentita perché ho ammazzato a tuo padre, perché ho fatto. Cioè
48:04che senso ha? Non ha alcun senso perché comunque quello che ho fatto, ho fatto. Quindi dire che
48:12oggi mi so pentito pure perché mi sono arrabbiato perché mi ha facciato la Madonna. No, non ho
48:17facciato niente perché la Madonna o Dio l'ho portato sempre nel mio cuore. Cioè sono un'aggredente a
48:22tutti gli effetti nonostante quello che ho fatto. Io so che Dio c'è che comunque mi ha dato la
48:27risposta per avermi fatto fare questa scelta. Perché Dio mi ha imposto delle strade e poi ho
48:32preso la scelta che ritenevo più giusta. Cosa Nostra parla e racconta di una quotidianità
48:38che è ancora più inquietante e pericolosa degli omicidi e delle stragi, che quando avvengono
48:42ammazzano un sacco di gente, un sacco di gente innocente, ma testimoniano comunque della debolezza
48:47di un sistema. La vera forza di Cosa Nostra è questo infilarsi in modo silenzioso e naturale,
48:53ambientale, nella vita di tutti i giorni. Come un virus, come un gas, la mafiosità avvelena tutto,
49:00soprattutto la politica. Io la mafia l'ho vissuta fin da bambino, nel senso che Villa Balte è un
49:06paese assolutamente immerso in problemi di mafia, storicamente molto fortemente
49:14connotato con una presenza di mafia forte. Francesco Campanella per esempio è un ragazzo
49:20di 17 anni che vuole fare politica, è intelligente, brillante, ambizioso, vuole fare carriera,
49:26vuole diventare qualcuno e allora si iscrive ai giovani dell'ADC, che in quegli anni,
49:31siamo all'inizio degli anni 90, ma più o meno da sempre, a Villa Balte, che è il paese di
49:36Francesco, sono il partito di maggioranza. Però a Villa Balte e anche nella famiglia Campanella
49:42c'è anche qualcos'altro. La mia famiglia, la mia persona di famiglia è una famiglia onesta,
49:46mio papà, mia mamma, anche i miei nonni, sia materni che paterni, erano abbastanza lontani
49:54da questo ambiente, seppur poi come in un paese ci si conosce tutti, si è imparentati,
50:01avevamo comunque vicinanze con persone che erano molto vicine agli ambienti mafiosi.
50:05Ed esattamente i miei zii, le sorelle di mio padre, mio padre ha due sorelle che hanno
50:13sposato due fratelli, a sua volta che sono gli Avvocati Cottone e la famiglia Cottone
50:19era storicamente una famiglia mafiosa su Villa Balte.
50:22Fa carriera in fretta Francesco Campanella. Entra nella corrente dell'allora ministro
50:27Calogero Mannino. Totò Cuffaro lo nomina responsabile dell'ADC giovanile di Villa
50:32Balte. Ci sono le elezioni comunali e Francesco Campanella si candida in una lista civica
50:37collegata al suo partito.
50:39Ricordo che venne mio cugino Francesco Cottone, figlio di uno degli Avvocati Cottone, e mi
50:45disse, ma tu hai chiesto il permesso per candidarti. E io rimasi anche ristranito, erano le prime
50:54esperienze, ho detto ma il permesso è che io sono il segretario del movimento giovanile,
50:58mi spetta il diritto di andare in lista, mi voglio candidare, vado in lista. No, dice
51:02tu hai chiesto il permesso alla mafia.
51:05Francesco Campanella chiede permesso alla mafia e lo tiene facilmente. I suoi zii mafiosi
51:10sono pezzi grossi. La sua famiglia ha legame con il greco, Michele Greco, il papa di Cosa
51:15Nostra.
51:25Francesco fa carriera, diventa presidente del Consiglio Comunale, dove siedono anche
51:30altri come lui, che hanno chiesto il permesso alla mafia e che adesso in cambio fanno favori,
51:35stanziano soldi, firmano delibere, che sono quelle che vuole Cosa Nostra, le interesse
51:39di Cosa Nostra e non dell'interesse dei cittadini.
51:47Si fa carriera così, si diventa anche ricchi naturalmente. Francesco è un pezzo grosso,
51:52membro del Consiglio Comunale, consulente di una banca, gestisce una serie di sale da
51:57bingo, di negozi di abbigliamento e di telefonini e anche una finanziaria. Continua anche a
52:05fare politica e a livello nazionale. Al suo matrimonio, come testimone di nozze, ci sono
52:10l'onorevole Clemente Mastella e l'onorevole Totò Cuffaro, allora ai vertici del suo partito
52:15Ludeur. Ma Francesco Campanella è un mafioso.
52:20Io sono diventato mafioso senza accorgermene e credo che in Sicilia sono tantissime le
52:26persone che diventano mafiosi senza accorgersene, perché è un susseguirsi di eventi così
52:33grosse, soprattutto nell'ambito della politica e dell'imprenditoria, che nel giro di pochi
52:38anni ti svegli e sei un mafioso. E non lo sai. Sai quando io ho avuto la percezione
52:44di essere diventato un mafioso? Quando una volta deciso di collaborare mi sono seduto
52:50davanti ai magistrati e il dottor Pignatone mi fece la prima domanda e mi disse ma lei
52:55è un uomo d'onore? Ed è lì che io ebbi un'attitubanza a rispondere. Aspettai un
53:01paio di minuti e ho risposto avendo in quel distante la consapevolezza di essere un mafioso
53:11perché ho detto se lei per uomo d'onore intende una persona affiliata, quindi ritualmente
53:16affiliata, così come ho letto nei giornali, la mia risposta è no. Io non sono stato affiliato,
53:22non ho avuto nessun rito di affiliazione. Se lei per uomo d'onore mafioso intende una
53:28persona che ha vissuto in questo contesto e con il mio agire, quindi con i fatti che
53:33ho messo in essere nel mondo politico imprenditoriale e non ho agevolato l'organizzazione mafiosa
53:40e quindi sono stato parte della famiglia mafiosa di Villabate, devo dire sì. E lì in quegli
53:44istanti mi sono reso conto di essere un mafioso.
53:47È un mafioso, Francesco Campanella, e come tale esegue gli ordini della mafia, anche
53:52più particolari, come nel 2001 quando si fa dare da un funzionario del comune di Villabate
53:57un documento di identità, che eventualmente dovrà essere usato da un latitante che deve
54:02andare a farsi curare all'estero in Francia, perché è malato quel latitante, ma soprattutto
54:07è Bernardo Provenzano, che allora è il capo di Cosa Nostra e non può certo muoversi liberamente.
54:12Fa carriera Francesco, fa i soldi, ha buone, anzi ottime amicizie in politica, entra anche
54:19nella massoneria, poi un giorno arriva la legge e Francesco viene arrestato.
54:24In quel momento c'è stato uno strappo, mi sono reso conto che stava crollando tutto
54:29e quindi hai il tempo per pensare, cosa che non avevo avuto, o almeno non avevo avuto
54:37abbastanza per capire. E allora in quel tempo pensi e ripensi a tutto quello che è successo
54:42e capisci che veramente hai fatto le cose drammatiche, che hai bruciato la tua vita, che non c'è
54:50nulla di positivo che potrà avvenire in futuro e quindi comincia un periodo, un percorso
54:55interiore che va da gennaio a settembre, non è un giorno, sono nove mesi e ti assicuro
55:01che nove mesi non passano mai, perché ogni minuto è pesantissimo, perché tu ogni minuto
55:07rivivi tutto quello che hai fatto in 25-30 anni della tua vita.
55:13La mafia parla, Cosa Nostra parla, racconta la quotidianità del delitto e della corruzione,
55:18i suoi rapporti con la società e con la politica. Però i pentiti, Cosa Nostra che parla, raccontano
55:24anche un'altra cosa, raccontano le meschinità del sistema e dei suoi personaggi, raccontano
55:31di un onore che c'è soltanto nei riti di iniziazione, di uomini d'onore che in realtà
55:35sono uomini del disonore, come li definisce il pentito Antonino Calderone. Esaltano una
55:40storia di amicizia, di lealtà, di valore e di virtù e poi invece raccontano una storia
55:46fatta di sospetti e di tradimenti, di odi e di paure. I pentiti raccontano i boss e
55:52parlano delle loro manie, dei loro tic e dei loro vizi.
55:59Perché è difficile dopo tutto quello che hai fatto tu parlare di te, io posso dire
56:05oggi sono in grazia di Dio, poi qualcuno può dire di tutti quelli che sono morti, i genitori,
56:12i medici. Però se noi non togliamo queste persone che fanno queste cose, si fa più
56:21fatica. Se io non facevo questa scelta qui, io ho due figli maschi, questi per forza di
56:28cose entravano a fare parte di cosa nostra, a fare i mafiosi, non si scappava mica. Poi
56:36ho maggior ragione, se io non collaboravo Buonsangue non mente, sia per quello che sapevo
56:44fare, sia per un fattore omertoso e quindi è così, non c'è niente da fare.
56:56Cosa Nostra parla e chi la sa ascoltare capisce che aveva ragione Giovanni Falcone quando
57:01diceva che la mafia è un fatto umano che ha un inizio, una metà e una fine.
57:31Sottotitoli e revisione a cura di QTSS
58:01Sottotitoli e revisione a cura di QTSS

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