«La pioggia non gioca a nostro favore, ma oggi saremo in tanti. Perché tutti noi studenti, delle scuole che negli ultimi mesi hanno occupato, siamo stufi dei tagli alla spesa sociale e degli investimenti di miliardi in armi: siamo qui per dare un segnale contro il clima di repressione che si riversa nelle nostre scuole». È con questo appello, pronunciato dalla «minghettiana» Emma, che ha iniziato a sfilare da via Nazario Sauro verso Piazza Maggiore, la manifestazione di una cinquantina di studenti «del Majorana, dell’Isart, del Copernico, del Righi e del Laura Bassi, contro il Rearm Europe, il Dl sicurezza e la scuola- gabbia di Valditara». Ma soprattutto, sottolinea Matteo Carrozzieri dell’organizzazione Osa, «contro le sospensioni e le denunce avvenute al Minghetti, e anche contro la Digos che è entrata al Righi mentre gli studenti erano chiusi in cortile, contro la serrata che la preside ha fatto al Majorana e contro ai tagli che sono diventati sempre più tangibili nelle nostre scuole, a cui mancano gli spazi adeguati». È proprio da un’idea del liceo classico di via Nazario Sauro, racconta infatti Carrozzieri, «che ha preso il via l’iniziativa di oggi, a cui poi hanno aderito gli altri istituti». Lo stesso liceo che «alla fine è andato avanti con i provvedimenti disciplinari, sospendendo per tre giorni due ragazzi, su decisione del consiglio di classe riunito nel primo pomeriggio». Uno di quei ragazzi, il diciassettenne Dario, commenta al megafono la decisione marciando verso il Pratello. «Con questo gesto sono cadute le maschere repressive delle istituzioni». Anche Matteo si pronuncia sulle sospensioni, dicendo «che sono stigmatizzanti e esagerate, ma che ormai l’atteggiamento teso delle istituzioni pesa sempre di più: a me hanno fatto una diffida solo perché stavo facendo delle foto al Majorana perché non dovevo pubblicarle», racconta.Il problema, per Dario, «è che questi provvedimenti disciplinari pesanti sono sempre più diffusi, come le manganellate ai cortei, che hanno subito, per esempio, alcuni dei partecipanti della contromanifestazione alla piazza per l’Europa del 6 aprile: volevano solo dialogare col Sindaco e sono stati caricati». Nonostante tutto, però, Dario dice di essere «tranquillo, ma comunque arrabbiato per l’atteggiamento di Lepore». Responsabile, a suo parere, di essere andato al liceo Sabin, «solo per una passerella elettorale, che a livello concreto non si tradurrà in niente, perché sulle denunce del Minghetti è rimasto zitto». È d’accordo anche una studentessa dell’Isart, che dalla strada urla come «in una scuola di seicento studenti non si possa fare lezioni in classi fatiscenti: l’istruzione ha bisogno di nuovi spazi e investimenti». Anche per questo, per Giorgia dell’organizzazione Osa, «occupare non è un errore ma una necessità politica». Perché, le fa eco Matteo, «le strutture delle scuole e gli studentati sono in condizioni vergognose, ma i tagli di quest’anno sono comunque 90milioni e ne sono previsti 260 milioni per l’anno prossimo: peccato che gli 800mld per il riarmo voluto da Von Der Leyen ci siano».Alla rabbia, però, i giovani bolognesi uniscono anche un sentimento di gioia: «festeggiamo perché sempre più licei occupano, come il Majorana e il Pacinotti, che da anni non si mobilitavano». Ma anche perché «Valditara ci voleva portare via la politica dalle scuole ma noi non glielo permettiamo». Arrivati, alla fine, davanti a Palazzo d’Accursio, definito dal corteo «il salottino borghese delle istituzioni«, i minghettiani danno appuntamento per un’assemblea contro il Rearm Europe stasera al Costa Arena. «Ci sarà l’organizzazione Osa con Cambiare Rotta, l’USB e qualche esponente di Potere al Popolo per mantenere attiva l’attenzione su tutti questi temi» assicurano i ragazzi.
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