(askanews) - Il caos e la quiete, la distruzione e la ricomposizione, l'inferno e il cielo. Attraversare la mostra Icarus dell'artista giapponese Yukinori Yanagi, ospitata nelle navate di Pirelli HangarBicocca a Milano, è un'esperienza che genera di continuo sensazioni opposte, apparentemente inconciliabili, eppure armonizzate dalla grande consapevolezza dei lavori. Ci sono esplosioni nucleari e grandi neon, c'è l'evocazione pop di Godzilla e ci sono spazi di pura poesia, ci sono le formiche, che si muovono attraverso le bandiere di sabbia in un'opera famosa presentata alla Biennale di Venezia. E ovviamente c'è il pensiero di Yanagi.
«L'essere umano ha un cervello più sviluppato rispetto alle formiche e questo fa sì che sia sempre in uno stato di cambiamento» afferma l'artista ad askanews. E continua: «Il problema è che a volte questo costante stato di cambiamento crea delle contraddizioni, ma da queste contraddizioni nasce la speranza, che è ciò che ci porta ad andare avanti».
La speranza, una parola decisiva se si vuole provare a "essere" realmente nella mostra, che è uno spazio di continua incertezza, e quindi di possibilità, memore del passato spesso tragico, ma aperto a una riconsiderazione dell'idea di futuro. Il progetto è curato da Vicente Todolì insieme a Fiammetta Griccioli. «È un'artista che lavora con diversi media» ha spiegato ad askanews la co-curatrice. «Dalla scultura, all'installazione, al disegno, (Yukinori Yanagi ndr) sa combinare opere su una scala maggiore, architettonica possiamo dire, con gesti più intimi come disegni che seguono le tracce delle formiche e ha questa capacità unica di relazionarsi allo spazio architettonico, a spazi postindustriali come quelli di HangarBicocca».
[amica-gallery id="1390091" title="10 mostre di moda da non perdere in Europa"]
«Icarus fa riferimento al mito greco di Icaro, che per l'artista diventa una metafora sull'arroganza umana, sull'eccessiva confidenza nella tecnologia, nella modernizzazione, quindi è quasi un monito», ha aggiunto Griccioli.
Un viaggio in uno spazio immersivo
Dentro i container, simbolo tangibile di una globalizzazione selvaggia, il visitatore vive una vera e propria sospensione del tempo. Come Icaro ci si può avvicinare al sole, ma i corridoi bui ed incerti, con i loro specchi e i versi di Mishima, sono anche una strada verso l'altro e, pur nella totale orizzontalità del lavoro, anche verso l'alto, verso il cielo. Quello stesso che Icaro attraversò cercando la sua forma di felicità. È un lavoro importante, che ricorda, come intensità, le cose migliori viste in Hangar negli anni, e possiamo citare Juan Munoz, Mike Kelley o Carsten Holler, per intenderci.
L'arte come forma di salvezza
«Io desidero che l'arte sia una forma di salvezza, perché alla fine ci permette di entrare in contatto con l'altro, con le altre persone», ha concluso Yukinori Yanagi. Poi afferma: «E l'immaginazione ci permette di creare delle storie che possono permetterci di raggiungere sia chi non c'è più, sia chi verrà in futuro». E proprio il futuro diventa possibile qui dentro, anche sotto una bomba nucleare mai esplosa, che ci fa da monito, certo, ma nel contempo offre uno spazio di possibilità reale.
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La speranza, una parola decisiva se si vuole provare a "essere" realmente nella mostra, che è uno spazio di continua incertezza, e quindi di possibilità, memore del passato spesso tragico, ma aperto a una riconsiderazione dell'idea di futuro. Il progetto è curato da Vicente Todolì insieme a Fiammetta Griccioli. «È un'artista che lavora con diversi media» ha spiegato ad askanews la co-curatrice. «Dalla scultura, all'installazione, al disegno, (Yukinori Yanagi ndr) sa combinare opere su una scala maggiore, architettonica possiamo dire, con gesti più intimi come disegni che seguono le tracce delle formiche e ha questa capacità unica di relazionarsi allo spazio architettonico, a spazi postindustriali come quelli di HangarBicocca».
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Un viaggio in uno spazio immersivo
Dentro i container, simbolo tangibile di una globalizzazione selvaggia, il visitatore vive una vera e propria sospensione del tempo. Come Icaro ci si può avvicinare al sole, ma i corridoi bui ed incerti, con i loro specchi e i versi di Mishima, sono anche una strada verso l'altro e, pur nella totale orizzontalità del lavoro, anche verso l'alto, verso il cielo. Quello stesso che Icaro attraversò cercando la sua forma di felicità. È un lavoro importante, che ricorda, come intensità, le cose migliori viste in Hangar negli anni, e possiamo citare Juan Munoz, Mike Kelley o Carsten Holler, per intenderci.
L'arte come forma di salvezza
«Io desidero che l'arte sia una forma di salvezza, perché alla fine ci permette di entrare in contatto con l'altro, con le altre persone», ha concluso Yukinori Yanagi. Poi afferma: «E l'immaginazione ci permette di creare delle storie che possono permetterci di raggiungere sia chi non c'è più, sia chi verrà in futuro». E proprio il futuro diventa possibile qui dentro, anche sotto una bomba nucleare mai esplosa, che ci fa da monito, certo, ma nel contempo offre uno spazio di possibilità reale.
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