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Ritocco estetico, ma anche una scelta necessaria per chi ha affrontato un tumore al seno: in Italia, negli ultimi 2 anni, circa 39mila donne hanno deciso di sottoporsi a un intervento per l’impianto di protesi al seno. I dati emergono dal Registro Nazionale Protesi Mammarie (RNPM), promosso dal Ministero della Salute, che fotografa una realtà in continua evoluzione. Da un lato, c’è chi desidera modificare il proprio aspetto, dall’altro chi ricorre alla chirurgia per ricostruire il seno dopo una mastectomia. Ma quanto durano le protesi? Quali sono i rischi? E quali sono le scelte più diffuse tra le italiane?

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Quanto durano le protesi al seno?
Le protesi al seno non scoppiano, ma possono rompersi con il tempo. Secondo lo studio, la loro durata media varia tra gli 11 e i 14 anni, a seconda del tipo di impianto e delle condizioni della paziente. Nei casi di ricostruzione post-mastectomia, la durata si riduce a circa 9 anni, soprattutto se la donna si sottopone a radioterapia o chemioterapia.

«Le superfici delle protesi a contatto con il tessuto irradiato influenzano la loro durata – spiega il dottor Roy De Vita, primario di Chirurgia Plastica e Ricostruttiva all’Istituto Nazionale dei Tumori di Roma –. Il poliuretano, ad esempio, è associato a un minor numero di casi di contrattura capsulare, anche nei pazienti sottoposti a radioterapia».

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Le preferenze delle italiane
L’indagine ha rivelato anche le scelte delle pazienti in termini di dimensioni. La misura più comune corrisponde a una terza abbondante, ma il 30% delle donne ha preferito protesi più piccole. Per quanto riguarda la durata, le revisioni per rottura avvengono in media dopo 14,8 anni nelle protesi estetiche, mentre nei casi di ricostruzione la sostituzione avviene dopo 13 anni. Se la paziente ha subito radioterapia, la media scende a 11,9 anni, mentre con la chemioterapia arriva a 10,6 anni.

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Protesi al seno e Linfoma BIA-ALCL: quali rischi?
Negli ultimi anni si è discusso molto della possibile correlazione tra protesi al seno e linfoma anaplastico a grandi cellule (BIA-ALCL). I dati del Ministero della Salute ridimensionano l’allarme: la correlazione è estremamente rara, con un solo caso ogni 25mila pazienti. Tra il 2014 e il 2024, sono stati registrati 114 casi in totale. Gli esperti confermano: «Il bilancio rischio/beneficio è a favore dell’utilizzo delle protesi», anche perché una diagnosi precoce garantisce una prognosi positiva.

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Una scelta personale e consapevole
Oggi, l’impianto di protesi al seno è una scelta che può rispondere a esigenze molto diverse: dalla ricerca di un aspetto più armonioso alla necessità di ricostruire il proprio corpo dopo un tumore. Grazie ai progressi della chirurgia plastica e alle informazioni sempre più precise sulla sicurezza, le donne affrontano questo percorso con maggiore consapevolezza, scegliendo la soluzione più adatta al proprio corpo e alla propria storia.

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