• l’altro ieri
È morta ieri, a 93 anni, ma fino a una manciata di mesi fa Rosita Missoni partecipava a conferenze e red carpet e animava i dibattiti con la stessa vitalità che metteva nelle sue fantasie colorate. Rosa Jelmini era "spiritosa, ottimista, lieve, caparbia, colta", scrive il giornalista Antonio Mancinelli, amico di famiglia, nel suo ricordo della designer su Amica.it.  «La cucina era un luogo magico attorno al quale non si parlava solo di moda, ma di famiglia, di amore, di storie», ha aggiunto parlando della casa di Sumirago, una villa immersa nel verde realizzata vicino all’headquarter di costruito nel 1969. Nel 2020 Rosita Missoni ci aveva aperto le porte di quella casa: «Quando Ottavio ha trovato questa proprietà, affacciata su questo Monte Rosa "che parlava", mi ha detto: ho trovato un posto che sono sicuro che ti piacerà», racconta nella videointervista per Amica. Ricorda l'incontro con il marito, allora campione olimpico, la prima vetrina alla Rinascente e il rapporto con la famiglia mentre gira per le stanze custodi del gusto Missoni, tra le fantasie e i colori di arredi e tappezzerie. «A questa casa dobbiamo anche la longevità. Io e Ottavio siamo stati insieme per 60 anni».

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Trascrizione
00:00Benvenuti in casa Missoni, accomodatevi.
00:09Quando Ottavio ha trovato questa proprietà dove c'era questo Monte Rosa che parlava
00:15e ha detto ho trovato un posto che sono sicura che ti piacerà
00:19e mi sono innamorata di questa proprietà.
00:24Ci sono quelle nubi lì sopra che se se ne andassero.
00:28Comunque questa casa dobbiamo anche la longevità.
00:32Noi siamo stati assieme per 60 anni, tai e dio, quindi è proprio quella
00:38alla quale nessuno dei due avrebbe rinunciato.
00:44La storia di mio marito è iniziata da un incontro assolutamente casuale a Londra.
00:54Era il 1948, il primo giorno all'apertura delle prime Olimpiadi del dopoguerra.
01:03Abbiamo visto questo italiano uscire e quando è uscito con questa canottiera azzurra
01:12il numero della maglia era 331.
01:16Il 7 è sempre stato il numero fortunato del mio nonno materno.
01:22Io quando ho letto sulla sua maglia 3317 ho detto vedrai che vince.
01:28Ha vinto la sua batteria quel giorno, l'abbiamo visto vincitore.
01:36E' in treno per andare a Brighton a passare la giornata.
01:40Mentre siamo in treno la mamma della mia amica mi dice
01:45Hai visto che bel ragazzo?
01:47Io alzo gli occhi e sono diventata di fuoco perché mentre Ottavio mi guardava.
01:56Era una sedicenne timida, ma sono tuttora.
02:03Questi mi sono in un suo tipico gesto.
02:12C'è il divano.
02:16La prima vetrina che ci ha fatto la Rinascente.
02:23Dovrei controllare la misonologia.
02:29Eccoli qua, con questi vestitini che erano semplicissimi.
02:36Il vetrinista aveva messo nella riga più evidente del coso a qualche ragazza un foulard sugli occhi.
02:45Andiamo alla sera, mese di marzo del 1958.
02:51Passa un meccanico in tuta con la cassetta degli attrezzi.
02:57Si ferma davanti alla vetrina e guardando alle ragazze dice
03:02Oh portusan, per fortuna che gambe andai oggi, perché se si vede...
03:12L'ho fatta quando mi sono rotta un ginocchio sciando.
03:17Non potevo andare, la dina era la mia parrucchiera.
03:20Ho cominciato a fare un nodino, man mano che si allungava poi ho fatto l'attreccina
03:26e è diventato un look, sono più fotografata dietro che davanti.
03:33Voglio vedere il Monte Rosa.
03:37La cosa che amo di più sono sicuramente i miei figli, i miei nipoti, la mia famiglia diciamo.
03:44Detesto, detesto i presuntuosi.
03:48Ho comprato delle sedie di ferro al Marché aux Puces di Parigi
03:54che ho l'ingarag, ma che non riesco mai a tirarli fuori ed aprire.
04:09Le avremmo chiesto altre mille cose che non dico.
04:17Sottotitoli creati dalla comunità Amara.org

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