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I crimini dei più efferati serial killer della storia raccontati attraverso immagini di repertorio, interviste e testimonianze di chi li ha conosciuti realmente o di chi, per lavoro, non ha potuto fare a meno di imbattersi in essi. Malvagi, spietati, mostruosi, torturatori, sono uomini e donne determinati, ossessionati, senza un briciolo di pietà o rimorso, crudeli assassini divenuti vere e proprie impersonificazioni del male. Sono davvero nati per uccidere?


ED KEMPER è un serial killer statunitense, autore di omicidi di numerose giovani donne tra il 1972 e il 1973 e dell'omicidio dei nonni nel 1964. Conosciuto come "il killer delle studentesse", è uno degli assassini seriali più efferati della storia americana. Attivo nei primi anni settanta, iniziò la sua vita criminale sparando ad entrambi i suoi nonni quando aveva quindici anni. Successivamente Kemper uccise e smembrò sei autostoppiste nella zona di Santa Cruz. Infine assassinò sua madre e una delle amiche di lei, prima di costituirsi egli stesso alla polizia poche ore dopo gli omicidi. Da bambino era estremamente brillante, ma manifestò sintomi di disturbi psichici fin dalla giovane età: si divertiva a torturare e uccidere gli animali, faceva strani giochini sessuali con le bambole delle sorelle ed era un piromane; una volta, quando sua sorella gli disse di dare un bacio a un'insegnante, ebbe una crisi di rabbia e le rispose: «Per baciarla dovrei prima ucciderla». Aveva un rapporto pessimo con sua madre che inoltre era spaventata dalle tendenze sadiche del figlio e, di conseguenza, lo trattava in maniera più severa rispetto alle sue sorelle chiudendolo spesso in cantina. Nell'estate del 1963 Kemper scappò di casa per andare a cercare il padre in California. Una volta lì, scoprì che il padre si era risposato e non voleva avere più niente a che fare con lui; così fu piazzato dai nonni. Kemper trovò deprimente vivere con loro, specialmente perché detestava sua nonna e il modo in cui lei trattava suo nonno, che gli ricordava molto sua madre. Il 27 agosto 1964 Kemper sparò alla nonna mentre era seduta al tavolo della cucina intenta a scrivere le pagine conclusive del suo libro di fiabe. Quando suo nonno rincasò, Kemper sparò anche a lui. Poi telefonò alla madre, che lo convinse a chiamare la polizia. Interrogato, disse che «voleva solo sentire cosa si provasse a uccidere la nonna» e che uccise anche il nonno perché sapeva che si sarebbe arrabbiato con lui per quello che aveva fatto e perché non voleva causargli il dolore di sapere che sua moglie era morta. Dopo un periodo di internamento nell'Ospedale Psichiatrico Criminale di Atascadero venne riaffidato alla madre e si rese protagonista di una serie di omicidi di studentesse. Il 20 aprile 1973 Edmund uccise la madre nel sonno colpendola con un martello. Non avendo ancora placato il suo istinto omicida, invitò per cena la migliore amica di sua madre e la strangolò. Successivamente si consegnò alla polizia e confessò tutto.

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