• mese scorso
Trascrizione
00:00Io vorrei partire dal titolo di questo documentario, questo viaggio, nell'orrore della guerra,
00:13nelle macerie della guerra, che però ha appunto questo titolo che ci parla di una lirica.
00:18Perché lirica?
00:19Perché c'è una nota di umanità che credo solo l'esperienza della guerra abbia, che
00:28è il bene in purezza e il male in purezza.
00:31Le espressioni di questo bene in purezza e di questo male in purezza sono tragiche e
00:36autentiche e volevo che queste immagini esaltate dalla musica di Jacopo in Cani, Io sono un
00:43cane, potessero moltiplicare quelle emozioni, che sono la grande compassione, la grande
00:51solidarietà, la grande paura, che dentro di me sono state rielaborate come delle emozioni
00:59liriche.
01:00Il tuo posto, lo precedente documentario, Isis, the soul of Homo Sul, rappresentato
01:13da Venezia, viaggiava in quei territori in cui l'orrore era presente per riportarci
01:19però questa umanità e c'è una frase molto bella con cui inizia il legge del viaggio
01:24di Sokurov.
01:25C'era un movimento sopra l'acqua, c'erano degli uccelli che volavano per il solo piacere
01:28di volare in questa bellezza, tu viaggi, tu voli in questi luoghi e trovi questa bellezza
01:35che è mista all'orrore, però appunto cerchi questa bellezza anche in quelle macerie e
01:39forse per questo continui a volare, a viaggiare.
01:42Cerco la vita che resiste, che si sostanzia in guerra e alle prime esperienze della guerra
01:49non te ne accorgi, poi piano piano capisci che c'è un momento che devi intercettare
01:54e se lo perdi l'hai perso, che è il momento in cui il testimone vuole parlare, perché
01:59poi il testimone vuole dimenticare.
02:01L'esercizio della memoria in guerra è esattamente l'esercizio che noi facciamo con i lutti,
02:06c'è un momento in cui abbiamo bisogno di gridare il nostro dolore, la nostra perdita
02:11e il momento dopo vogliamo disfarci degli abiti di chi è morto, spostare i mobili,
02:16chiudere le case, vendere tutto.
02:18La guerra è la stessa cosa, c'è un momento in cui vogliamo gridare quello che abbiamo
02:23perso, quello che abbiamo sofferto e il momento dopo vogliamo dimenticare.
02:27Il paradosso apparente delle guerre è che spesso il testimone riesce a gridare con un
02:34estraneo, se è un estraneo di cui istintivamente, epidermicamente si fida, perché l'estraneo
02:44ti libera dal fardello della responsabilità, di non far soffrire ancora di più gli altri,
02:49di non appesantirli col peso della perdita, col peso del lutto.
02:53L'irica ucraina è un po' il tentativo di trovare quel momento miracoloso in cui il
02:58testimone vuole parlare.
03:00Noi abbiamo un pavimento dove spiegarci, abbiamo un ufficio, ancora vicino a noi.
03:08E misurabilmente raccogli queste testimonianze, non ci sono scampi alla vista di chi guarda,
03:17tutto è riportato, anche la morte, la sua evidenza e probabilmente questo è l'urgenza
03:23di un'opera come questa, riportare appunto quella verità.
03:27La scelta di mostrare così tanta morte, così tanta distruzione è una scelta su cui costantemente
03:34io mi interrogo, perché a volte chi sta qui e osserva e lavora con te, ti chiede, si chiede,
03:43sarà troppo?
03:44E anche io me lo chiedo e poi però rispondo che la guerra è questa cosa qui, sono i morti
03:51carbonizzati quando giri l'angolo di una strada, sono i soldati feriti che tremano perché
03:57sanno che quello è il momento prima della morte e non c'è scampo a quella vista, anzi
04:03è una percentuale minima di quello che abbiamo visto, di quello che ho testimoniato, ma che
04:09secondo me la televisione un po' ci solleva da questo, perché ci sono delle immagini
04:15che non sarebbero mai possibili in televisione, ma quei morti carbonizzati vanno visti perché
04:22ci sono dei bambini lì e la guerra è questa cosa qua.