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Trascrizione
00:00non dialogavano.
00:01Le indagini si riaprono.
00:03Sostituto procuratore Ignazio De Francisci e giudice istruttore Giovanni Falcone,
00:07ma non si arriva a niente,
00:08chiuse nel febbraio del 1992.
00:11Si mobilita un forte movimento di opinione
00:14a sostegno dei familiari di Peppino e del centro impastato,
00:17che coinvolge partiti politici e intellettuali.
00:31Le indagini si riaprono,
00:33soprattutto perché nel frattempo sono arrivate le dichiarazioni
00:36dei collaboratori di giustizia,
00:38come Gaspar Emutolo, Antonino Calderone,
00:40Francesco Di Carlo o Tommaso Buscetta,
00:42ma soprattutto Salvatore Palazzolo, che è proprio di Cinesi.
00:53Ad uccidere Peppino Impastato, dicono tutti, è stata cosa nostra.
00:57Don Tano Badalamenti, Tano seduto, il gran capo di Mafiopoli.
01:01Una cosa la voglio ripetere.
01:04Vediamo se si trova una sola bobbina
01:09o un solo volantino che dice
01:12Gaetano Badalamenti.
01:16Sì, io lo so che quando lui diceva Don Tano si riferiva a me,
01:21ma di cosa?
01:22L'11 aprile del 2002
01:24arriva finalmente la sentenza della corte d'assise di Palermo
01:27che condanna all'ergastolo Gaetano Badalamenti
01:30come mandante dell'omicidio di Peppino Impastato.
01:34Don Tano Badalamenti morirà nel 2004 negli Stati Uniti,
01:38in cacere, per arresto cardiaco.
01:40Quello che ho fatto in vita mia lo ritornerei a fare.
01:43La signora Felicia muore il 7 dicembre del 2004.
01:46Ha fatto in tempo a vedere un po' di giustizia per suo figlio Peppino,
01:50che non era un terrorista,
01:52ma soltanto un ragazzo con questa strana idea di cambiare il mondo.
02:06Ma non finisce qui.
02:07C'è una parola che il giudice Caponnetto usa nella sua sentenza di archiviazione
02:11e che si trova anche nelle sentenze di condanna
02:14di Salvatore Palazzolo e di Don Tano Badalamenti
02:17e nella relazione della Commissione Antimafia.
02:19Questa parola è depistaggio.
02:21Il capitolo finale della relazione antimafia,
02:24che analizza quello che è successo dopo la morte di Peppino Impastato,
02:27ha un titolo molto significativo,
02:29anatomia di una deviazione.
02:44La pista giusta era quella dell'omicidio mafioso,
02:46ma è stata nascosta dalle azioni dei mafiosi
02:49e successivamente omessa dalle indagini.
02:51Perché?
02:52Perché certi investigatori e certi magistrati
02:55non sono stati in grado di riconoscerla?
02:58Per cercare di capirlo,
02:59dobbiamo tornare alla seconda delle nostre storie,
03:02quella che abbiamo interrotto davanti al carcere di Ragusa,
03:05la 500 con i due uomini dentro,
03:07il ragazzone alto con i basettoni al volante
03:10e quell'altro col borsello e le pistole dentro.
03:12All'improvviso, la 500 sbanda e monta sul mazzapiede del carcere.
03:16Roberto Campria, il ragazzo col borsello,
03:18esce dal lato del passeggero
03:20e corre a bussare alla porta del carcere.
03:26In mano ha ancora la Smith e Wesson.
03:28Alle guardie, che aprono la porta,
03:30dice che è venuto a costituirsi perché ha ucciso una persona
03:33e adesso è stanco e vuole solo dormire.
03:42Nella 500, riverso sul volante,
03:44c'è Giovanni Spampinato,
03:46ucciso da sei colpi sparati a bruciapelo,
03:48da non più di 15 centimetri.
03:53Muore prima di arrivare all'ospedale.
03:56Giovanni Spampinato era mio fratello,
03:59era tre anni più grande di me.
04:02Quando fu ucciso a ottobre del 1972,
04:06aveva 25 anni.
04:08La settimana successiva ne avrebbe compiuti 26.
04:12Giovanni Spampinato è un giornalista
04:14che scrive per l'ora, come il corrispondente d'Aragusa,
04:17e ogni tanto anche per l'unità.
04:19È un giornalista bravo,
04:21di quelli che pensano che bisogna capirle bene le cose
04:24e che soprattutto pensano che a scriverle bene,
04:26con verità e compassione,
04:28queste cose si possano anche cambiare.
04:30Giovanni Spampinato,
04:32Giovanni era un ragazzo,
04:35come ce ne sono tanti oggi,
04:38nelle nostre famiglie, nelle università.
04:41Era un ragazzo curioso,
04:44molto interessato ai fatti della cronaca,
04:49della cultura e viveva la politica
04:53come impegno civile.
04:55Quando gli fu offerto di scrivere
04:58il corrispondente d'Aragusa, dell'ora,
05:02lui riversò in questo impegno
05:06tutta la sua passione civile.
05:10Giovanni, inoltre, era un ragazzo
05:15di grande intuito, di buone letture,
05:19parlava molto bene,
05:23aveva una erudizione
05:26ed una facilità di scrittura veramente straordinaria.
05:30Io credo che oggi lui sarebbe diventato
05:34uno scrittore affermato,
05:37se fosse vissuto ancora.
05:40Giovanni è bravo e le cose le vede e le scrive.
05:53Ragusa, per esempio, viene considerata
05:56una provincia babba, come vengono chiamate
05:59le zone in cui la mafia non c'è,
06:02non c'è la criminalità organizzata
06:05e non succede niente.
06:08Babba, cioè tonta, non così furba,
06:11secondo certi valori, naturalmente,
06:14da sapersi organizzare.
06:17Ragusa, dicono, è la città più tranquilla del mondo.
06:20Ma Giovanni Spampinato, lo abbiamo detto, è uno bravo.
06:23Lui le vede le cose, le vede in profondità
06:26e sa che Ragusa, come città e come provincia,
06:29non è babba per niente.
06:32Scrivere di certe cose, però, è rischioso
06:35e qualche amico o qualche collega glielo dice.
06:38Chi te lo fa fare?
06:41Ma Giovanni Spampinato ha questa idea,
06:44che le cose che non vanno bisogna cambiarle
06:47facendo il suo lavoro di cronista,
06:50aveva sviluppato una serie di inchieste
06:53sui movimenti neofascisti
06:56che alla fine degli anni Sessanta,
06:59all'inizio degli anni Settanta,
07:02operavano in questa zona della Sicilia.
07:05E lui, per il giornale Lora in particolare,
07:08ma anche con alcune corrispondenze
07:11per l'unità e per la rinascita,
07:14a Ragusa, a Catania e a Siracusa in particolare.
07:17Mentre lui svolgeva queste inchieste
07:20in cui fece anche degli scoop clamorosi,
07:23perché lui pubblicò nel 1971,
07:26quindi un anno prima della morte,
07:29rivelò una circolare
07:32del vice segretario nazionale
07:35del Movimento Sociale
07:38che aveva mandato a tutte le federazioni del partito
07:41con una richiesta dettagliata
07:44di quante persone, di quanti camerati
07:47potevano essere mobilitabili
07:50per spedizioni non meglio precisate
07:53sia a corto raggio sia in tutte le parti d'Italia.
07:56Mentre lui faceva questa inchiesta,
07:59proprio aveva appena fatto
08:02un'altra clamorosa scoperta a marzo del 1972,
08:05aveva scoperto che a Ragusa
08:09sprendeva il caffè nel bar principale
08:12della città più frequentata
08:15Stefano delle Chiaie, fondatore di Avanguardia Nazionale
08:18che in quel periodo era latitante
08:21perché era ricercato per le bombe
08:24all'altare di Roma
08:27collegate alla strage di Piazza Fontana.
08:30Stefano delle Chiaie, coinvolto a vario titolo
08:33in molte delle inchieste che hanno per oggetto
08:36avvenuto in Italia dalla fine degli anni 60
08:39all'inizio degli anni 80, è sempre stato assolto
08:42e scagionato da ogni accusa di questo genere.
08:45In quegli anni, però, era ancora latitante.
08:48Giovanni scrive di queste cose,
08:51parla della presenza di neofascisti nella zona
08:54e ipotizza una vicinanza con gli esponenti
08:57della criminalità organizzata.
09:00Proprio in questi giorni,
09:03escono queste puntate clamorose
09:06con titoli a di scatola sul giornale L'Ora
09:09a Ragusa, che era
09:12un posto considerato immune
09:15da fatti di sangue,
09:18da fatti di criminalità, immune dalla mafia
09:21nella celebrata provincia Babba
09:24e viene commesso
09:27un omicidio efferato
09:30e viene ucciso un noto professionista,
09:33un ingegnere, si chiamava Angelo Tumino
09:36e Giovanni si mette a seguire
09:39la cronaca di questo delitto.
09:42Angelo Tumino ha 47 anni ed è un costruttore di Ragusa.
09:45È un personaggio molto noto in città.
09:48Belle auto, bella vita, belle donne.
09:51Ha fatto anche la comparsa in un film di Pietro Germi,
09:54Divorzio all'italiana, che viene girato proprio a Ragusa.
09:57Era anche impegnato in politica come consigliere
10:00per il movimento sociale italiano.
10:03Poi l'ingegnere Tumino lascia l'attività di costruttore
10:06e si mette a fare l'antiquario. Uno così, l'ingegnere Tumino.
10:13Uno che fa una bella vita.
10:16Ultimamente, però, l'ingegnere sembra depresso,
10:19sembra preoccupato, dice di avere dei problemi.
10:23Il 26 febbraio del 1972 alcuni contadini
10:26che stanno passando per una stradina poderale
10:29vedono qualcosa sul ciglio della strada.
10:32E appena i contadini si avvicinano vedono che quell'uomo è morto
10:35perché ha la testa spaccata, sembra a colpi di bastone.
10:47Ma non solo. Chi l'ha ucciso dopo averlo picchiato
10:50in una collottazione e avergli spaccato la testa
10:53gli ha anche sparato il colpo di grazia
10:56con un proiettile calibro 9 nella fronte.
10:59Mentre tutti gli altri corrispondenti
11:02dicono che le inchieste seguono tutte le piste
11:05e non dicono di più, Giovanni invece
11:08dice una notizia che altri avevano deciso
11:11di lasciare nella penna.
11:14Cioè che fra le persone sospettate fin dal primo momento
11:17e interrogate dai magistrati
11:20nell'imminenza di questo delitto
11:23c'è questo personaggio eccellente
11:26che è il figlio del Presidente del Tribunale.
11:29Il figlio del Presidente del Tribunale di Ragusa
11:32si chiama Roberto Campria e lo abbiamo già visto.
11:35Giovanni scopre che è l'ultima persona ad aver visto vivo
11:38l'ingegner Tumino perché è un suo amico
11:41e che per questo è stato interrogato.
11:48Giovanni non ne dice il nome ma dà molti elementi
11:51per identificarlo e dice anche che su di lui
11:54si concentrano i sospetti degli investigatori
11:57che stanno mettendo in relazione l'omicidio dell'ingegnere
12:00con le attività di alcuni neofascisti della zona.
12:11Arrivano le minacce.
12:13All'ora di Palermo arriva un volantino delle SAM
12:16un gruppo avversivo di estrema destra
12:19che dicono di smetterla con quelle ingiuriose accuse.
12:22La coincidenza temporale non è l'unica cosa
12:25che collega le inchieste sui neofascisti
12:28con il delitto Tumino.
12:31Giovanni riflette subito su questa cosa
12:34e comincia a chiedersi se proprio tutto il mistero
12:37che circonda questo delitto
12:40che tutt'oggi dopo 35 anni è rimasto misterioso
12:43se non porti a quegli stessi personaggi
12:46di cui lui si è occupato nelle inchieste
12:49che sono questi neofascisti
12:52alcuni che arrivano da Roma
12:55che presentano progetti mirabolanti
12:58di investimenti
13:01con altri che parlano di esplosivi
13:04di sbarchi di armi sulle coste di Ragusa
13:07mentre lui si chiede queste cose
13:10e in particolare su alcuni di questi personaggi
13:13di cui lui ha scritto sul giornale
13:16questi vengono convocati dai giudici
13:19e interrogati proprio in relazione al delitto Tumino
13:22e quindi Giovanni si convince
13:25che ci deve essere un nesso
13:28che non è solo lui a ipotizzare
13:31ma che i dati sono di fatto.
13:34Roberto Campria prima querela il giornale
13:37e Giovanni Spampinato
13:40e poi chiede di incontrarlo
13:47Campria lo chiama a casa
13:50dice buongiorno sono l'assassino
13:53è ironico naturalmente
13:56Giovanni lo incontra alcune volte
13:59e poi riporta le sue dichiarazioni
14:02in una conferenza stampa
14:05con l'omicidio dell'ingegner Tumino
14:08Giovanni Spampinato vuole vederci più chiaro
14:11su questo caso, su questo omicidio
14:14e anche su quello che sta succedendo a Ragusa
14:17su questa sua idea, questa sua ipotesi
14:20che alcuni neofascisti coinvolti nelle trame avversive
14:23abbiano avuto contatti con alcuni esponenti di Cosa Nostra
14:36Poi, quel 27 ottobre del 1972
14:39Roberto Campria chiama Giovanni Spampinato
14:42vuole vederlo, non importa se è tardi
14:45è dieci e mezzo di sera, deve parlargli
14:48possono prendere un caffè e parlare
14:51invece no, vuole ucciderlo
14:54gli scarica addosso sei colpi a bruciapelo
14:57mentre sta guidando e poi si costituisce
15:01Nel luglio del 1975 la corte d'assise di Siracusa
15:04condanna Roberto Campria a 21 anni
15:07per l'omicidio di Giovanni Spampinato
15:10Movente, Campria si sentiva perseguitato
15:13dall'attività giornalistica di Giovanni e l'ha ucciso
15:24Condanna ridotta a 14 anni dalla corte d'assise
15:27d'appello di Catania nel maggio del 1977
15:30poi confermata incassazione
15:33L'omicidio dell'ingegner Tumino invece viene archiviato
15:36e resta irrisolto
15:47Sono in tanti, allora e oggi, che la pensano così
15:50che credono che la verità sia un po' più complicata
15:53della versione ufficiale, che Giovanni Spampinato
15:56è stato ucciso perché non si indagasse più a fondo
15:59sugli intrecci tra mafia, politica e diversione nera
16:02che in quegli anni si stavano muovendo in Sicilia
16:05ipotesi inquietanti che potrebbero essere soltanto
16:08di etnologia oppure una brutta verità
16:11Noi familiari non abbiamo mai creduto alla tesi
16:14dell'omicida di mio fratello che lui abbia
16:17sparato perché era stato provocato
16:20e in preda ad un istinto di rabbia
16:24Noi abbiamo sempre visto la premeditazione
16:27e immaginiamo che ci debba essere
16:30un altro muovente e probabilmente
16:33un mandante esterno
16:36che questo delitto sia stato compiuto
16:39per nasconderne, per occultarne un altro
16:42e in particolare per non parlare più
16:45del delitto Tumino
16:48e di quello che poteva esserci dietro
16:52perché Giovanni era l'unico cronista
16:55che aveva puntato il faro
16:58dell'informazione su questa inchiesta
17:01chiedendo verità e chiedendo
17:04uno svolgimento chiaro del processo
17:07Dopo la sua morte di quella inchiesta
17:10non se ne è occupato più nessuno
17:13Peppino impastato, Giovanni spampinato
17:16ci manca ancora una storia da finire
17:19La storia dei due carabinieri di Alcamo Marina
17:22la casermetta di Alcamar
17:27Notte del 26 gennaio 1976
17:30Il carabiniere semplice Apuzzo, Carmine
17:33che dorme nella sua branda
17:36e l'ha puntato Falcetta, Salvatore
17:39che se ne sta sveglio, forse a pensare
17:42a sua madre che sta male al suo paese
17:45Fuori, lo abbiamo detto, piove e tira vento
17:48e sullo stesso un rumore dentro la casermetta
17:51che è piccola, ortoncino d'ingresso e tre stanze
18:05Una raffica al petto e in faccia a lui
18:08e una raffica al petto e una in faccia
18:11anche al carabiniere semplice Apuzzo
18:14che invece viene inchiodato sulla sua branda
18:17Poi chi li ha uccisi?
18:20Ruba divise e armi d'ordinanza e sparisce
18:23Due carabinieri morti, uccisi così
18:26una strage insomma, la strage della casermetta di Alcamar
18:41A segnalare la strage è la polizia
18:44sono gli agenti della scorta dell'onorevole Giorgio Almirante
18:47segretario dell'MSI che sta passando sulla statale
18:50alle 7 del mattino, vedono la porta della casermetta aperta
18:53con la seratura bruciacchiata e avvertono i carabinieri
18:56Mandato ad Alcamar in quanto componente
18:59della sezione speciale anticrimine di Napoli
19:02dei carabinieri, dopo aver avuto notizie
19:05che ad Alcamar erano stati uccisi due carabinieri
19:08all'interno di una caserma mentre dormiva
19:11il nostro reparto venne inviato ad Alcamar
19:14noi avevamo sede a Napoli
19:17facevamo capo alla divisione di Napoli
19:20arrivati ad Alcamar, eravamo 5 o 6 tutti sottofficiali
19:23arrivati ad Alcamar incominciammo a visitare
19:26i luoghi della strage
19:29i corpi erano stati già portati all'obbligatorio
19:32i corpi erano stati già portati all'obbligatorio
19:35i corpi erano stati già portati all'obbligatorio
19:38e iniziamo un'analisi della scena del crimine
19:41e un'analisi del territorio
19:44per cercare di capire
19:47le piste utili
19:50per raggiungere un risultato positivo
19:53uno dei motivi principali
19:56che comportò l'invio
19:59della sezione speciale di Napoli
20:02che era prettamente costituita per
20:05la lotta contro il terrorismo
20:08era il fatto che era stato rivendicato
20:11questo attacco alla caserma
20:14con un volantino che già da un primo esame
20:17appariva praticamente
20:20non falso
20:23infatti sembra un'azione di terrorismo
20:26sono quelli gli anni, gli anni di piombo
20:29ma c'è qualcosa che non torna
20:32la rivendicazione firmata Nucleo Sicilia Armata
20:35è falsa, dopo poco arriva la smentita
20:38delle Brigate Rosse, non sono stati loro
20:41considerano l'arma un nemico e non versano una lacrima
20:44per i due carabinieri uccisi, per Carmine e per Salvatore
20:47ma non sono stati loro
20:50ma c'è qualcosa di strano
20:53anche se falsa, la rivendicazione fa riferimento
20:56a un particolare ben preciso
20:59che sarebbe stato perso da chi ha sparato nella casermetta
21:02e che poi sarebbe stato ritrovato dai carabinieri
21:05particolare però che non è stato raccontato ai giornali
21:08e anche il metodo con cui gli assassini sono entrati
21:11nella casermetta di Alcamar è strano
21:14hanno tagliato la serratura del portoncino di legno
21:17con una fiamma ossidrica
21:20è un metodo anomalo, perché ci vuole un bombolone
21:23per la fiamma ossidrica, che è grande, scomodo
21:26la fiamma poi fa anche molto rumore
21:34va bene, c'era la pioggia, c'era il vento
21:37c'era il temporale con i tuoni
21:40ma c'erano sicuramente metodi molto più discreti
21:43per entrare nella casermetta
21:46ma soprattutto, perché uccidere i due carabinieri
21:49della casermetta di Alcamar?
21:52il carabiniere è semplice a puzzo e l'ha puntato falcetta
21:55ma ad Alcamo Marina non succede mai niente da quelle parti
21:58soprattutto d'inverno
22:01in realtà non è proprio così
22:04in realtà, in quei tre chilometri di spiaggia ad Alcamo Marina
22:07succedono un sacco di cose e soprattutto d'inverno
22:10ci sono sbarchi di interi carichi di sigarette di contrabbando
22:13di droga e forse anche di armi
22:19una delle piste battute per spiegare la scomparsa
22:22del giornalista Mauro De Mauro
22:25rapito e ucciso dalla mafia nel 1970
22:28era proprio che stesse indagando sugli sbarchi lungo la costa
22:34ed era già successo, sempre ad Alcamo Marina
22:37che nel giugno del 1975 qualcuno avesse sparato
22:40contro due carabinieri su un'auto di pattuglia
22:43verso le due di notte
22:47e sempre ad Alcamo Marina ci sono alcuni omicidi eccellenti
22:50come quello dell'assessore ai lavori pubblici
22:53Francesco Paolo Guarrasi
22:56ex sindaco democristiano della città
22:59ucciso nel maggio del 1975 con quattro colpi di pistola
23:02mentre scende dalla sua auto proprio sotto casa
23:05e la pistola che le uccide è la stessa calibro 38
23:08che soltanto un mese prima ad Alcamo aveva ucciso
23:11un altro consigliere comunale Antonio Piscitello
23:17perché non è vero che non succede niente ad Alcamo
23:20c'è la mafia ad Alcamo
23:25la famiglia mafiosa del luogo è quella dei Rimi
23:28Vincenzo e Filippo Rimi
23:31una famiglia molto potente, Filippo è cognato di Dontano Badalamenti
23:34e con aderenze politiche importanti nella democrazia cristiana
23:37di cui il vecchio boss Vincenzo Rimi faceva parte
23:41ma l'appuntato falcetta e il carabiniere semplice appuzzo
23:44non si occupavano di queste cose
23:47al massimo facevano la multa agli automobilisti che andavano veloci
23:50oppure agli ambulanti senza licenza d'estate
24:02è qualcosa che colpisce, che fa rabbia
24:05e che crea anche molta tensione e molto nervosismo
24:08anche tra i carabinieri
24:12una pattuglia della radiomobile di Alcamo
24:15intercettò una Fiat 500
24:18che risultò poi successivamente rubata
24:21non si fermò all'alt
24:24e ne nacque un inseguimento per le vie
24:27di Alcamo, del centro di Alcamo
24:30questo inseguimento si concluse in via Rudini
24:36la 500 urtò
24:40nei vicoli stretti di Alcamo contro i muri
24:43il capo equipaggio
24:46era un brigadiero dell'arma
24:49esplose dai colpi d'arma da fuoco
24:52sosteneva per difendersi
24:55da una pistola puntata
24:58da uno degli occupanti dell'auto
25:01in quell'occasione rimase ucciso
25:04un ragazzo di circa 20 anni
25:07di Alcamo
25:10arrivati sul luogo del conflitto
25:13in questa via Rudini
25:16era di notte tardi
25:19c'era una discreta illuminazione
25:22il comandante della compagnia
25:25avvicinandosi alla 500
25:28che si presentava accostata al muro
25:31di questa via
25:34il comandante della compagnia
25:37avvicinò la compagnia
25:40a una pistola
25:43e mi invitò a prendere l'arma
25:46e metterla sotto la macchina
25:49cosa che io feci
25:52senza chiedermene motivo
25:55successivamente venne chiamato
25:58il giudice di turno
26:02e questo caso venne archiviato
26:05come uso legittimo
26:08quando il sottoufficiale sosteneva
26:11che gli era stata puntata un'arma
26:32molti dei carabinieri che conducono le indagini invece
26:35vengono dal nucleo anticrimine di Napoli
26:38comandato dall'allora capitano Gustavo Pignero
26:41presente sul posto
26:44che poi diventerà generale
26:47e dirigerà una sezione del sismo
26:52anche in questo caso
26:55le indagini dei carabinieri puntano in una direzione
26:58ben precisa
27:01non importa se la rivendicazione è falsa
27:04questo è un caso di terrorismo
27:07venimmo divisi in vari gruppi di operativi
27:10per cercare di individuare
27:13la pista giusta che ci portasse
27:16verso gli autori di questa strage
27:19se non altro per capire la dinamica
27:22oppure il motivo di questa strage
27:25fuori da qualsiasi logica
27:28anche militare di altri gruppi armati
27:31ebbe l'impressione
27:34che si brancolava nel buio più totale
27:37non c'era una pista sicura
27:40oppure una pista che ci confortava
27:43man mano che si sviluppavano le ricerche
27:46e mi ricordo con precisione
27:49che l'orientamento
27:52che si dava alle indagini
27:55era orientato verso i gruppi di estrema sinistra
27:58si perquisivano militanti di sinistra
28:01conosciuti
28:04per il loro impegno politico
28:07anche non in estrema sinistra
28:10ma semplicemente perché di sinistra
28:13probabilmente all'epoca
28:16ho partecipato a delle perquisizioni
28:19a Cinisi, a Castello a Mare del Golfo
28:22credo di aver partecipato
28:25alla perquisizione a Giuseppe Impastato
28:28che all'epoca era molto attivo
28:31impegnato politicamente
28:34poi succede qualcosa
28:37un posto di blocco dei Carabinieri
28:40che sta sulla strada che porta alla spiaggia
28:43ferma un giovane di Alcamo
28:46Vesco sta guidando un'auto rubata
28:49ha una pistola e un'altra viene trovata
28:52con una perquisizione
28:55ce n'è abbastanza naturalmente
28:58e Vesco viene arrestato
29:04una delle pistole ritrovate
29:07è compatibile con gli omicidi della casermetta
29:12l'altra ha i numeri di matricola
29:15i carabinieri ritengono che Vesco
29:18abbia fatto parte del commando
29:21che ha agito alla casermetta
29:24e lo interrogano su questo
29:27Vesco dice di non sapere niente
29:30della strage della casermetta
29:33dice di essere soltanto un postino
29:36che doveva consegnare le armi
29:39a qualcuno sulla spiaggia
29:42i carabinieri assumono l'interrogatorio
29:53alla fine dell'interrogatorio
29:56Vesco dichiara di aver fatto parte
29:59del commando che ha ucciso i due carabinieri
30:02indica dove si trovano le divise
30:05e le armi rubate alla casermetta
30:08e fa il nome di altre 4 persone
30:12sono un fabbricante di botti di partinico
30:15che si chiama Giovanni Mandalà
30:18e 3 ragazzi di Alcamo
30:21Vincenzo Ferrantelli
30:24Gaetano Sant'Angelo
30:27e Giuseppe Gulotta
30:33io ero un ragazzo di appena 18 anni
30:36abitavo ad Alcamo
30:39Le mie giornate si trascorrevano solo sui lavori e il sabato si lavorava anche il sabato,
30:46la domenica c'era esclusivamente o di andare al cinema quando c'era possibilità o sennò
30:51fare la classica passeggiata che si usa a fare nei paesi.
30:54I miei amici erano Ferrantelli e Sant'Angelo e nulla di particolare in più diciamo.
31:02All'età di 18 anni e mezzo, il 12 febbraio del 76 bussano a casa mia un gruppo di carabinieri
31:12e la quale mi dicono di seguirli in caserma, la quale li seguo, avviso i miei genitori
31:19che erano i carabinieri e che mi facevano e che mi volevano in caserma, vado e mi mettono
31:26sorvegliato da qualcuno in una stanza per circompare odore.
31:30Il motivo che mi sono un pochettino spiegato diciamo è stato il fatto che io qualche mese
31:35prima avevo fatto richiesta di andare a fare la guardia di finanza, siccome mi hanno detto
31:41che erano per accertamenti, pensavo che erano accertamenti in base alla guardia di finanza.
31:45I quattro chiamati in causa da Vesco vengono interrogati e tutti e quattro finiscono per
31:50firmare un verbale di colpevolezza.
31:52Giuseppe Vesco però ritratta tutto, dice di essere innocente della strage dei carabinieri
32:03della casermetta e di aver accusato persone innocenti per coprire i veri colpevoli della
32:07strage, non li crede nessuno e comunque il 26 ottobre 1976 Giuseppe Vesco viene trovato
32:14impiccato alle sbarre della finestra della sua cella.
32:17Gli altri vengono processati e dopo un iter giudiziario piuttosto complesso, tra assoluzioni
32:30per insufficienza di prove e condanne, vengono tutti condannati con sentenza definitiva.
32:35Ergastolo per Mandala che avrebbe aperto il portoncino con la fiamma ossidrica, Ergastolo
32:42per Gulotta che avrebbe sparato, vent'anni a Sant'Angelo che avrebbe sparato anche lui
32:46ma è minorenne e vent'anni a Ferrantelli che ha rubato le divise e le armi e che anche
32:51lui è minorenne.
32:52Caso chiuso, poi però succede qualcosa, c'è qualcuno che parla.
32:59Tutto quello che io sto adesso raccontando è stato oggetto di dichiarazioni spontanee
33:09fatte alla procuratura della Repubblica di Trapani, al quale io ho riferito tutto l'episodio
33:18non nascondendo in quel momento dei momenti di grande emozione.
33:24L'emozione in prima, uno perché raccontava dei fatti abbastanza nuvi e in particolare
33:36gli ho dovuto riferire sui nominativi dei militari, degli ufficiali che hanno praticato
33:43al detenuto Vesco, al fermato Vesco fino a quel momento un trattamento molto molto duro
33:52e non era per me un fatto che accettavo, era contro il giuramento di fedeltà che io avevo
34:03fatto quando sono entrato nell'Arma dei Carabinieri e quando sono diventato sottoufficiale dell'Arma
34:09dei Carabinieri.
34:10Quando io feci il giuramento di fedeltà nell'assumere i gradi di brigadiere di sottoufficiale
34:17dell'Arma in presenza del generale dalla Chiesa, ho fatto un giuramento di fedeltà
34:24e a un impegno che io stavo in effetti assumendo di rispetto delle leggi e della democrazia.
34:32Nel settembre del 2007, proprio dopo una puntata di Blu Notte che ricordava anche l'episodio
34:37della casermetta, l'ex brigadiere Renato Lino che aveva partecipato agli interrogatori
34:42dei giovani condannati e che aveva cercato di raccontare questa storia anche altre volte,
34:47ha una nuova crisi di coscienza e parla con i giornali, con Francesco Lalicata del quotidiano
34:53La Stampa e con il giornale di Trapani Quarto Potere.
34:56Vesco venne praticamente letteralmente spogliato nudo e messo sopra due casse in uso ai carabinieri
35:07fino a raggiungere un'altezza di 70-80 cm, venne messo con le mani e i piedi legati,
35:15con la testa reclinata all'indietro.
35:17L'ex brigadiere Olino parla, racconta la sua versione dei fatti e dice che sia Vesco
35:23che gli altri quattro arrestati sono stati brutalmente torturati.
35:26Lui non riconosceva la sua responsabilità, continuava a ripetere che le armi in suo possesso
35:38dovevano essere consegnate a delle persone delle quali non avrebbe mai fatto il nome
35:45e che lui era semplicemente un postino.
35:48A quel punto gli venne messo un imputo di ferro in bocca e travasato in questo imputo
35:55delle incenti quantità di acqua diluita con forte quantità di sale.
35:59Tutto ciò quasi ai limiti dell'annegamento.
36:04In un momento di pausa io ebbi modo di rappresentare all'ufficiale che gestiva tutta l'operazione,
36:16tutto l'interrogatore se lo vogliamo chiamare così, gli feci presente che io ero in disaccordo
36:23con questo metodo che non avrebbe portato a nulla, al massimo avremmo potuto avere dei
36:29nomi di persone innocenti che non c'entravano niente, col solo obiettivo di sospendere queste
36:36torture.
36:37Mi fu risposto al massimo questo rischia di andare in galera per ricettazione di armi.
36:46Poi ce lo vedremo girare per Alcamo, mentre lui ha ucciso due carabinieri, ha ucciso due
36:54militari, ha ucciso due con la divisa come la porti tu la divisa, quindi praticamente
37:00messo un po' in disparte per questa mia posizione.
37:04Arrivai anche a dire che se le torture, così le dobbiamo chiamare, se le sevizie al fermato
37:14non cessavano io mi sarei regato a dare a un giudice e chiedere l'intervento e la presenza,
37:24ma era evidente che io ero in minoranza su questa mia posizione.
37:28Le torture proseguirono, Vesco arrivò al punto di annegare più volte, l'annegamento
37:40non proseguiva, la tortura veniva sospesa perché io ebbe la chiara impressione che
37:45lì tra i torturatori, così li posso definire, c'era anche un medico, un medico che controllava
37:53il polso, la pressione e decideva se proseguire o fermarsi.
37:59Questo è quello che dichiara l'ex brigadiere Renato Lino alla stampa e ai magistrati che
38:05lo interrogano.
38:06Sempre, secondo lui, le torture dopo Vesco si sarebbero estese anche agli altri arrestati.
38:11Vesco ha fatto i nomi dei complici, ogni nome prima di che venisse pronunciato veniva sottoposto
38:21a durissime torture, non escludo scarico elettrico con un telefonino da campo ai genitali, era
38:30presente anche questo strumento di tortura, un telefonino da campo in legno mulito di
38:36una manovella che quando veniva girata fortemente produceva delle forti scariche elettriche,
38:43era usato probabilmente nella seconda guerra mondiale come telefono da campo per produrre
38:48elettricità.
38:49Le dichiarazioni dell'ex brigadiere Olino vengono poi confermate da uno degli arrestati,
38:55Giuseppe Gulotta.
38:57Alla mezzanotte entra un gruppo di garabinieri, saranno stati una decina, contarle non l'ho
39:02contato però circa, subito tentano di legarmi alla sedia e ce l'hanno fatta e iniziano a
39:10picchiarmi, a dare botte da orbi senza che io sapessi nulla il motivo che stessero facendo
39:17quello che stavano facendo.
39:19Nulla, successivamente quando finiscano mi contestano che io sarei stato quello che avrebbe
39:27ucciso i due garabinieri di Alcamo Marina, alla contestazione io rimango stupito, non
39:36riesco nulla e dico subito che io non c'entro nulla, non sono nulla e malgrado tutto ancora
39:43botte e si continuava per tutta la notte circa con un garabiniere, uno ogni tanto un
39:50altro, ogni mia negazione della partecipazione erano schiaffo, un pugno, una tirata di capelle,
40:01minacce di farmi chissà che se non avessi confessato, la pistola, mi hanno puntato un
40:07garabiniere mi ha puntato anche la pistola in viso, mi ha sputato in faccia, mi ha strizzato
40:15gli organi genitali, insomma a quel punto lì io non sapevo più che fare, nulla, tutta
40:20la notte è stato un via vai del genere, schiaffo, un pugno, una tirata di capelli e si continuò
40:28per tutta la notte fin quando nella mattinata mi sono sentito male e sono svenuto.
40:34Quando rinvengo a quel punto lì decido che avrei detto che gli dico ai garabinieri vi
40:44dico tutto quello che volete, cioè basta che smettete di picchiare vi dirò qualsiasi cosa
40:49che volete, ecco dirò qualsiasi cosa che voi mi chiedete che io dica, la prima domanda
40:57che mi fa il graduato è, Gulotta è vero che lei ha preso parte all'eccidio, all'uccisione
41:05dei due garabinieri di Alcomarina?
41:07Siccome io dovevo rispondere a tutti i costi sì, ho risposto sì e le altre domande si
41:13susseguivano sempre presa a poca allo stesso modo, come se io fossi già il colpevole della
41:19situazione.
41:20E così è stato, l'interrogatorio successivamente è partito in questo modo, è andato via in
41:26questo modo, che poi anche al momento della firma del verbale, della dichiarazione estorta
41:35si può dire, un garabiniere che io mi ero tirato indietro non volevo firmarlo, un garabiniere
41:42sottovoce mi dice che se non avessi firmato chissà cosa ancora mi avrebbero fatto se non
41:49avessi firmato e a quel punto lì non ho avuto altra scelta che firmare, poi subito
41:57dopo c'è stato il trasferimento verso il carcere, al momento dell'entrata nell'ufficio
42:06matricola la gente di turno mi chiede come mai avessi questi segni in viso, io stavo
42:14dicendo che erano stati i garabinieri, un garabiniere vicino a me invece gli dice che
42:19me li sono procurato scivolando su una buccia di banana in caserma.
42:24Questo secondo le dichiarazioni di Giuseppe Gullotta, condannato all'ergastolo e da qualche
42:29anno in semi libertà dopo aver scontato 21 anni di galera.
42:32Nel frattempo però succede qualcosa, sulla base delle sue dichiarazioni, su quelle dell'ex
42:38brigadiere Olino e anche su altri elementi, la Corte di Cassazione dispone la revisione
42:43del processo che dovrà tenersi probabilmente a Reggio Calabria.
42:47Gullotta spesso fa riferimento a questa verità, a questa sete, a questa fame di verità che
42:54è naturale in un uomo che ha patito questi 32 anni questa vicenda infernale, però è
43:01una verità ovviamente che si riferisce alla sua posizione, perché a noi interessa esclusivamente
43:06la dimostrazione della sua assoluta innocenza, così com'è.
43:10E questo chiudo la questione proprio riportandomi a quella prima domanda, alla prima richiesta
43:17che mi fece il Gullotta nel mio studio.
43:19Il Gullotta si espresse proprio in questo senso, cioè mi disse avvocato, lei prenda
43:24questo incarico se ritiene, ma soltanto se è convinto della mia innocenza.
43:29Perché se risultasse innocente Giuseppe Gullotta avrebbe fatto davvero ingiustamente parecchi
43:35anni di galera e potrebbe essere veramente definito, come qualcuno ha fatto, il Valpreda
43:39del Sud, come Pietro Valpreda, l'innocente accusato della strage di Piazza Fontana.
43:44Anche perché nel frattempo sono emersi altri elementi che ridisegnano lo sfondo della strage
43:56della casemetta di Alcamar.
43:58C'è un collaboratore di giustizia che si chiama Leonardo Messina, un mafioso della
44:04famiglia di San Cataldo, a Caltanissetta.
44:07Leonardo Messina è in carcere a Trapani e parla con altri mafiosi di quanto è successo
44:11ad Alcamo.
44:12E' stato un errore la strage della casemetta di Alcamar, era stato deciso di affidarla
44:19ad alcuni mafiosi della famiglia di Alcamo, ma poi era stato deciso di non farla più.
44:24Il controordine però era arrivato troppo tardi e loro l'avevano fatta lo stesso.
44:28Ma perché dovevano farlo?
44:36Perché era stata decisa una serie di attacchi allo Stato da parte della mafia, era stata
44:42decisa una vera e propria strategia della tensione.
44:45Alle dichiarazioni di Leonardo Messina si aggiungono quelle di un altro collaboratore
44:49di giustizia, Giuseppe Ferro, un mafioso della famiglia di Alcamo.
44:55Io credo che siamo davanti a un caso di ingiustizia conclamata da parte dello Stato italiano rispetto
45:04ad alcuni cittadini dello Stato, anche alla luce delle dichiarazioni che fa recentemente
45:09uno dei collaboratori di giustizia in Sicilia, il quale dice e dà e offre una nuova chiave
45:13di lettura all'eccido di Alcomarina, dice guardate che quell'eccido matura all'interno
45:18di una strategia della mafia che voleva destabilizzare le istituzioni e infatti era in programma
45:24da parte delle cosche mafiose in Sicilia di fare alcuni interventi di natura simbolica
45:32come quello che poi maturò in Alcamarina, questa pista non venne mai seguita, io credo
45:38che ci fu molta fretta nel chiudere le indagini.
45:42Insomma il movente della strage della casermetta andrebbe ricercato nell'ambito della politica
45:47sì, ma della politica mafiosa.
45:49Dall'istituzione della commissione antimafia e quindi dalla nascita di misure anche extra
45:56processuali, ad esempio la deportazione di alcuni di loro nelle isole, la mafia iniziò
46:05a trarre una lezione, se la politica si occupava di lei la mafia si sarebbe occupata della
46:12politica, non più tramite qualche mediazione clientelare con qualche parlamentare ma agendo
46:19direttamente quasi con un vero e proprio partito politico, iniziando a intervenire come soggetto
46:24politico nelle vicende italiane e il golpe borghese fu il primo momento in cui questo
46:32intervento fu particolarmente evidente.
46:34Nella notte tra il 7 e l'8 dicembre del 1970 il principe Junio Valerio Borghese, ex comandante
46:41della Decima Mass nella Repubblica Sociale Italiana, tenta un colpo di Stato, reparti
46:52militari dell'esercito della guardia forestale, assieme a neofascisti di ordine nuova di avanguardia
46:56nazionale, entrano nel Ministero dell'Interno e si preparano ad occupare la RAI di Roma
47:01e altri obiettivi in altre città, ma poi l'ordine rientra e tutti tornano a casa.
47:06A tentare il golpe però, assieme a militari e neofascisti c'era anche qualcun altro, c'erano
47:17uomini dell'Andrangheta e di Cosa Nostra Siciliana, mafiosi di un certo rilievo come Natale Rimi,
47:23figlio di Vincenzo e fratello di Filippo, i boss di Alcamo.
47:26La presenza della mafia nelle vicende della strategia di attenzione emerge oltre che nel
47:32caso borghese, a tratti, anche in singoli episodi di attentati o per esempio in vicende
47:42ancora da chiarire, come per esempio l'accoltellamento del deputato Nicosia del Movimento Sociale,
47:49membro della Commissione Antimafia.
47:52In altre occasioni pure la mafia è intervenuta come elemento di repressione, per esempio
48:00il caso dell'uccisione di alcuni giornalisti che stavano svolgendo inchieste, in particolare
48:07relative ai rapporti tra la mafia e l'estrema destra.
48:10E' per questo che viene ucciso Giovanni Spampinato, e per questo che muoiono i carabinieri della
48:15casermetta di Alcamar, perché in Sicilia è nata una strategia dell'attenzione che
48:20si intreccia con quello che sta succedendo in quegli anni nel resto dell'Italia, le
48:24stragi, i tentativi di golpe, il terrorismo, ma che qui ha come comprimari non soltanto
48:29gruppi avversivi e istituzioni, ma anche cosa nostra.
48:32E' per questo che viene ucciso un idealista scomodo e irriverente come Peppino Impastato,
48:38con un omicidio che può essere mascherato come un attentato, in modo da alimentare proprio
48:42quella strategia dell'attenzione.
48:44Nel 1976, dopo l'asciagge dei carabinieri di Alcamo, Peppino esce con un volantino forte,
48:53dove denuncia questo delitto come una provocazione vera e propria, organizzata da settori dell'arma
49:00dei carabinieri con i servizi segreti.
49:03Lui fa queste denunce, lì sul volantino vengono fuori, possiamo andare a riprendere il volantino,
49:10una denuncia forte, dove lui denuncia anche la provocazione del fatto che molte case,
49:19molte abitazioni di compagni della Sirinussa Essa parlamentare vengono perquisiti, non
49:26viene perquisita nessuna casa di nessun mafioso e Peppino lo denuncia, denuncia questo fatto
49:34come una grossa provocazione in quel periodo e denuncia pure dopo successivamente anche
49:40alla radio che su questo delitto c'erano stati dei depistaggi terribili, dei depistaggi per
49:47coprire chiaramente alcuni settori pericolosi a livello istituzionale.
49:54C'è un'altra domanda che ci dobbiamo fare, ma dobbiamo farla bene perché è una domanda
49:58difficile, forse ci sono stati molti errori nelle indagini, nelle storie che abbiamo visto,
50:03molte false piste, alcune sono state accertate dalle sentenze, altre invece sono soltanto
50:08supposizioni che devono ancora essere vagliate, ma la domanda è legittima, che cosa è successo
50:13alle indagini? Errori, tensione, nervosismo, troppo zelo o forse qualcosa di peggio se
50:22sarà accertato per l'ansia e il desiderio di arrivare alla verità? Oppure certi errori,
50:30certe false piste, certi depistaggi come sono stati definiti, fanno parte di una logica
50:35politica più complessa e di livello nazionale? Sono domande difficili che devono essere esaminate
50:40con cura e noi lo faremo presto, perché la storia delle forze dell'ordine e dei carabinieri
50:45in Sicilia nella lotta alla mafia non è questa o non è soltanto questa, dovrebbe essere soltanto
50:51la storia di quelli che si sono sacrificati per difendere lo Stato e la gente, come il generale
50:57Carlo Alberto dalla Chiesa, il capitano Emanuele Basile o il capitano Mario D'Aleo o anche il
51:02carabiniere semplice Appuzzo e l'appuntato Falcetta della casermetta di Alcamar.
51:10Qui finisce la nostra storia, la storia di tre delitti che forse non hanno niente a che vedere
51:18l'uno con l'altro o forse hanno anche troppo. Al di là delle spiegazioni inquietanti o forse
51:23anche solo della dietrologia, sono storie di chi aveva in un modo o nell'altro questa strana
51:28idea di prendere quello che non va nel mondo e di cambiarlo.
51:40Le cose da cambiare in uno strano mondo come quello che misura in cento passi come si chiama
51:58un bel film di Marco Tullio Giordana sulla vita e la morte di Peppino Impastato, i cento passi
52:03appunto, che misura in cento passi soltanto la distanza che c'è tra la villa di un boss come
52:08D'Ontano Badalamenti e la casa di un idealista come Peppino Impastato a Cinesi. Oppure le cose
52:14da cambiare in uno strano mondo come una città babba come la ragusa di Giovanni Spampinato che
52:20invece purtroppo babba non lo era per niente o una casermetta su una spiaggia dove non dovrebbe
52:26succedere niente e invece succede di tutto come quella di Carmina Appuzzo e di Salvatore Falcetta.

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