Roma, 19 giu. (askanews) - Ha vinto il premio César come miglior documentario, è stato candidato agli Oscar per la Tunisia e ora, dal 27 giugno, arriva nei cinema italiani "Quattro figlie" della regista Kaouther Ben Hania. Tra il racconto diretto delle protagoniste oggi e la rappresentazione del loro passato attraverso delle attrici, emerge una storia tutta al femminile, fatta di grandi ferite, di confronto tra generazioni, di contrasti e ribellioni. La regista è venuta a Roma a presentare il film: «Olfa poteva scoprire degli aspetti delle figlie attraverso il confronto sul set, e aveva allo steso tempo queste attrici davanti come alter ego. - ha raccontato - È stata l'occasione per le figlie di dire delle cose che non avevano mai detto alla madre. È stata un po' una seduta di terapia collettiva, per la famiglia, le attrici e per noi dell'équipe, tutte donne».
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La frattura nella famiglia di Olfa, donna ribelle ma comunque schiacciata dal peso della tradizione, avviene tra il 2011 e il 2014, quando dopo la Rivoluzione le figlie maggiori partono per lo Stato islamico. «Olfa è un po' di quelle donne che diventano guardiane del patriarcato, e lo perpetrano. - ha affermato la regista - Anche le figlie maggiori, di fatto, sono partite per ribellarsi a questa madre che difendeva il patriarcato. Una forma di fuga, completamente irrazionale».
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Le figlie più piccole, che si vedono nel documentario, rifiutano in maniera diversa le imposizioni della madre e diventano rappresentative delle nuove generazioni del Paese. «In Tunisia, da un punto di vista storico e politico, c'è stata una rivoluzione e una rivoluzione è una rottura molto profonda e violenta con il passato. - ha spiegato la regista - Si è rotto il circolo di autorità, e credo che il film rappresenti bene la fine di questo ciclo, una frattura con quel circolo patriarcale e di violenza».
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La frattura nella famiglia di Olfa, donna ribelle ma comunque schiacciata dal peso della tradizione, avviene tra il 2011 e il 2014, quando dopo la Rivoluzione le figlie maggiori partono per lo Stato islamico. «Olfa è un po' di quelle donne che diventano guardiane del patriarcato, e lo perpetrano. - ha affermato la regista - Anche le figlie maggiori, di fatto, sono partite per ribellarsi a questa madre che difendeva il patriarcato. Una forma di fuga, completamente irrazionale».
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