• 8 mesi fa
«Credo che ci sia un filo rosso che lega l'eccidio di Marzabotto agli eccidi di gatti che ogni giorno sono perpetrati nel nostro paese». La provocazione è di Davide Celli, consigliere comunale dei Verdi a Bologna e figlio del più noto etologo Giorgio, grande conoscitore e amante degli animali, che fu anche europarlamentare e conduttore tv. In Consiglio comunale Celli ha voluto fare un parallelo tra la strage compiuta dai nazifascisti sulle colline bolognesi e quella in corso a suo dire ai danni dei felini: «In entrambi i casi- sostiene Celli, che è stato anche delegato del sindaco Matteo Lepore a diritti e benessere degli animali- il comune denominatore è la violenza, perpetrata sui più deboli». Da tempo l'esponente dei Verdi denuncia una sparizione di gatti nel paesino dove vive sull'Appennino. Ebbene «i gatti che sono spariti a Monzuno pensavo fossero un caso isolato, ma mi sbagliavo di grosso- dice oggi- Ogni giorno in molte parti del nostro paese si pratica la caccia al gatto e purtroppo alla caccia seguono inquietanti e assai assortite forme di tortura: i gatti sono bastonati, avvelenati, scuoiati, eviscerati, smembrati e le membra ricomposte». Celli cita denunce degli animalisti a Ravenna, Livorno, Monfalcone e altre realtà italiane. E assicura: «Queste azioni somigliano ad azioni pianificate militarmente». Il sospetto di Celli è che dietro ci siano «giri veramente sporchi», anzi «una rete di stampo mafioso» che recluterebbe gli esecutori sui social tra gli «hater» degli animali.

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