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"Ho scelto l'amore" (1953) di Mario Zampi, con Renato Rascel, Tina Lattanzi, Marisa Pavan, Nino Manfredi, Carlo Mazzarella, Margherita Bagni, Cesco Baseggio.Sceneggiatura: G. Prosperi, V. Calvino, A. Campanile, R. R., M. Zampi.Musiche: Roman Vlad.
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Il punto forte di questo film è senza dubbio da rintracciare nell’interpretazione di Renato Rascel che con la sua comicità così contenuta, essenziale e – apparentemente – quasi inconsapevole riesce a conferire credibilità al suo personaggio anche nei momenti in cui sembra tendere verso il surreale. L’intero impianto narrativo del film ruota intorno ad un processo di umanizzazione o, meglio, di soggettivazione del protagonista che, giunto in Italia ricolmo di preconcetti e visioni stereotipate, finisce per rendersi conto che le etichette e le categorizzazioni troppo rigide contano soltanto nelle sedi di partito e in quei luoghi in cui l’ideologia spicciola sembra aver chiuso gli occhi degli individui sulla realtà che li circonda.
Tuttavia, le buone intenzioni non bastano e la struttura a tesi del film finisce per rendere tutto troppo esplicito, tutto dichiarato a chiare lettere e, di conseguenza, tutto poco interessante. Il film non ha la forza di una buona commedia che, a partire dal particolare, dal microevento individuale, riesce ad articolare un discorso più ampio se non addirittura universale. La struttura narrativa sembra essere sovradeterminata e, di conseguenza, i piccoli equivoci che vengono a crearsi nel corso della storia si esauriscono in brevissimo tempo e si sommano tra loro anziché crescere, autoalimentarsi e complicarsi per modulare l'interesse dello spettatore. Il film procede dritto per la sua strada da un “punto A” ad un “punto B” finendo per esprimere in modo eccessivamente semplicistico una visione del mondo eccessivamente buonista condensata nella scena del pranzo nuziale in cui “i compagni” e “i fratelli” (e quindi il Comunismo e la Chiesa) sembrano poter mettere da parte alcune delle loro convinzioni di fondo per il bene di quella parte di umanità meno abbiente “che soffre e spera”.
Questo punto di vista dell'autore finisce inevitabilmente per determinare dall'alto la presa di coscienza del protagonista che, come ci viene rivelato dall'incubo finale, comprende di aver ciecamente seguito una dottrina rigida che lo ha condotto verso un processo di omologazione. Lo spostamento dall'amore a senso unico per l'ideologia all'amore ricambiato per una donna non può che assumere quindi i contorni – piuttosto sfumati e imprecisi – di una riappropriazione della propria individualità e unicità.
https://www.sentieriselvaggi.it/dvd-ho-scelto-lamore-di-mario-zampi/
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ottima reensione di Domenico Palattella qui:
https://ladolcevitawebsite.wordpress.com/2022/04/01/ho-scelto-lamore-la-storia-di-un-film-profetico-tra-passato-e-presente-saggio-pubblicato-sul-mensile-smart-marketing-il-31-03-2022/

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