Alle autorità tunisine e francesi era noto come un foreign fighter con precedenti jihadisti tra Siria e Iraq. A quelle italiane perché aveva provato a entrare clandestinamente nel Paese alla fine del 2014. Questi i primi particolari che trapelano su Anis Hannaci: fermato sabato a Ferrara e sospettato di “partecipazione ad associazione terroristica e complicità”, nell’attentato commesso il 1° ottobre a Marsiglia, dal fratello Ahmed.
#Terrorismo Anis #Hannachi arrestato a Ferrara è stato un foreign fighter in Siriahttps://t.co/anCmyoYbG9 pic.twitter.com/J3kGvaxwBV— Polizia di Stato (@poliziadistato) 9 ottobre 2017
“Lo conoscevamo come clandestino, non perché radicalizzato”
“Per quanto riguarda l’Italia abbiamo solo quella traccia che riporta al 2014 quando però poi non gli fu consentito di entrare nel nostro paese – spiega Lamberto Giannini, direttore del servizio anti-terrorismo della polizia italiana – . Successivamente poi, dalle informazioni dei francesi è risultato che si trovava in Italia da pochissimi giorni, parliamo del 27 settembre, e che era già noto per aver combattuto all’estero come foreign fighter in Siria. Al momento non ci sono quindi evidenze di una radicalizzazione effettuata qui in Italia”.
Ahmed era noto per reati comuni, il fratello Anis per aver combattuto in Siria
Ragioni della sua presenza a Ferrara, così come l’esistenza di una possibile rete di complici, restano al momento tutte da verificare. Le prime indicazioni delle autorità francesi suggerivano una generica presenza in Emilia Romagna. Una pista che aveva prima condotto a Rimini e poi a Ferrara, dove l’uomo è stato fermato sabato. Sulla base delle informazioni ricevute dalla Francia, le autorità italiane dicono di aver localizzato Anis Hanaci in uno, due giorni al massimo. Poi, nel pomeriggio di sabato, il mandato d’arresto internazionale che ha permesso di intervenire.
Intercettato mentre traversava Ferrara in bicicletta di notte, Anis non aveva con sé i documenti. “Ha dichiarato un nome di fantasia e detto di essere algerino”, ha spiegato Claudio Galzerano, direttore della Divisione Antiterrorismo Internazionale dell’Ucigos, la polizia di prevenzione. Solo la verifica di impronte digitali e foto segnaletiche presso le autorità francesi e tunisine ha poi permesso di identificarlo come uno dei fratelli di Ahmed Anis. Alle autorità italiane, spiega ancora Giannini, era noto solo per il suo tentativo di entrare clandestinamente in Italia e non perché su di lui pesassero sospetti di altra natura.
Nessun indizio di una radicalizzazione di Anis in Italia. Si sospetta però che abbia indottrinato il fratello
Se nulla al momento sembra indicare che la radicalizzazione di Anis sia avvenuta in Italia, il sospetto è tuttavia che sia stato proprio lui a indottrinare il fratello, che per otto anni aveva vissuto ad Aprilia. Sempre Giannini riferisce che quest’ultimo era noto alle autorità italiane solo per reati comuni. Proprio negli scorsi giorni, la moglie lo aveva descritto come del tutto estraneo alla religione e alla frequentazione della moschea, ma alla “costante ricerca di soldi”. Il 1° ottobre, Ahmed Hanici aveva ucciso due giovanissime a coltellate, davanti alla stazione di Marsiglia, secondo alcuni testimoni, al grido di “Allah Akhbar”, prima di essere abbattuto dalla polizia.
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“Lo conoscevamo come clandestino, non perché radicalizzato”
“Per quanto riguarda l’Italia abbiamo solo quella traccia che riporta al 2014 quando però poi non gli fu consentito di entrare nel nostro paese – spiega Lamberto Giannini, direttore del servizio anti-terrorismo della polizia italiana – . Successivamente poi, dalle informazioni dei francesi è risultato che si trovava in Italia da pochissimi giorni, parliamo del 27 settembre, e che era già noto per aver combattuto all’estero come foreign fighter in Siria. Al momento non ci sono quindi evidenze di una radicalizzazione effettuata qui in Italia”.
Ahmed era noto per reati comuni, il fratello Anis per aver combattuto in Siria
Ragioni della sua presenza a Ferrara, così come l’esistenza di una possibile rete di complici, restano al momento tutte da verificare. Le prime indicazioni delle autorità francesi suggerivano una generica presenza in Emilia Romagna. Una pista che aveva prima condotto a Rimini e poi a Ferrara, dove l’uomo è stato fermato sabato. Sulla base delle informazioni ricevute dalla Francia, le autorità italiane dicono di aver localizzato Anis Hanaci in uno, due giorni al massimo. Poi, nel pomeriggio di sabato, il mandato d’arresto internazionale che ha permesso di intervenire.
Intercettato mentre traversava Ferrara in bicicletta di notte, Anis non aveva con sé i documenti. “Ha dichiarato un nome di fantasia e detto di essere algerino”, ha spiegato Claudio Galzerano, direttore della Divisione Antiterrorismo Internazionale dell’Ucigos, la polizia di prevenzione. Solo la verifica di impronte digitali e foto segnaletiche presso le autorità francesi e tunisine ha poi permesso di identificarlo come uno dei fratelli di Ahmed Anis. Alle autorità italiane, spiega ancora Giannini, era noto solo per il suo tentativo di entrare clandestinamente in Italia e non perché su di lui pesassero sospetti di altra natura.
Nessun indizio di una radicalizzazione di Anis in Italia. Si sospetta però che abbia indottrinato il fratello
Se nulla al momento sembra indicare che la radicalizzazione di Anis sia avvenuta in Italia, il sospetto è tuttavia che sia stato proprio lui a indottrinare il fratello, che per otto anni aveva vissuto ad Aprilia. Sempre Giannini riferisce che quest’ultimo era noto alle autorità italiane solo per reati comuni. Proprio negli scorsi giorni, la moglie lo aveva descritto come del tutto estraneo alla religione e alla frequentazione della moschea, ma alla “costante ricerca di soldi”. Il 1° ottobre, Ahmed Hanici aveva ucciso due giovanissime a coltellate, davanti alla stazione di Marsiglia, secondo alcuni testimoni, al grido di “Allah Akhbar”, prima di essere abbattuto dalla polizia.
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