http://www.pupia.tv - Napoli - La scena è tutta per lui, ma non sorprende. Erano tre anni che Napoli aspettava Diego Armando Maradona e al Teatro San Carlo non poteva che essere spettacolo. Più da stadio che da rassegna, a dir la verità: perché Diego è Diego.
Un appuntamento che ha fermato una città intera, a 30 anni dal glorioso scudetto. In onore del Pibe, l’azienda dei trasporti napoletana ha fatto cambiare anche i segnali sui monitor lungo le banchine dei bus: “Bentornato Diego”, e pace qualche possibile ritardo o incomprensione.
Già in tantissimi avevano accolto l'argentino nella serata di domenica, al suo arrivo in hotel: cori, sciarpe, applausi; e in tantissimi lo hanno acclamato a teatro (e fuori), una volta che si è aperto il sipario dello spettacolo di Alessandro Siani, "Tre volte 10".
Siani, a dir la verità, è quasi sempre rimasto nascosto, dietro le quinte. Il palco era tutto per lui, per Diego. Per Napoli. E l’argentino da subito non si è risparmiato: “Qualcuno si è lamentato perché qui il biglietto costa 300 euro, ma l'abbiamo fatto perché Pelè organizza uno spettacolo e li vende a 200 euro. Lui deve arrivare sempre secondo”. Prima stoccata. Mentre in scena si sono alternati volti noti del mondo napoletano.
C’era anche Aurelio De Laurentiis, in prima fila ad assistere al ritorno del più grande di tutti: “Mi sento come a casa, come mi sono sempre sentito qui. Io non tradisco. Però qui mi danno le chiavi, ma non ho l’indirizzo”, ha scherzato l’argentino. E ora che quell’indirizzo è arrivato - appena risolverà i problemi con il fisco, Maradona sarà ambasciatore del Napoli nel mondo - la felicità è doppia. Per tutta Napoli.
Le colonne sonore dello spettacolo sono quelle che già tutti conosciamo: da “Oh mamma mamma mamma…” a “chi non salta bianconero è”. Inevitabile metterci la rivalità, dopotutto. Sulle note di “Oj vita, oj vita mia…”. Maradona palleggia anche con il mappamondo di Siani: applausi scroscianti. E c’è spazio, tra le mille invenzioni dell’argentino, anche per qualche parola sul Napoli: “Mi auguro che vinca tutto, voglio che la gente di Napoli sia felice”. Con un assist a DeLa: “Al presidente chiedo di vincere, abbiamo fiducia in lui. Io non me ne voglio andare. Qui sto benissimo. A Napoli sono stato felicissimo”.
Scorrono le immagini del famoso gol all’Inghilterra, il “gol del siglo” di Messico ’86. “Ha dribblato tutti questi mali del mondo per la libertà”: e Diego si commuove. “Mi piacerebbe che mia mamma lo vedesse. E mio padre lo ringrazio per avere sfamato tutti e sette a casa. Ci sono mancate tantissime cose, ma non c'è mai mancato l'amore. La prima volta che mi ha detto che avevo giocato bene è stato dopo Argentina-Inghilterra”. Ricordi, momenti, attimi di amore per il calcio e per una città che continua ad amarlo, a distanza di tanti anni. “Scusami, scusami! Non ti lascerò mai più!", le sue ultime parole sono per il figlio Diego Armando Junior, 30 anni dopo. Cala il sipario. (17.01.17)
Un appuntamento che ha fermato una città intera, a 30 anni dal glorioso scudetto. In onore del Pibe, l’azienda dei trasporti napoletana ha fatto cambiare anche i segnali sui monitor lungo le banchine dei bus: “Bentornato Diego”, e pace qualche possibile ritardo o incomprensione.
Già in tantissimi avevano accolto l'argentino nella serata di domenica, al suo arrivo in hotel: cori, sciarpe, applausi; e in tantissimi lo hanno acclamato a teatro (e fuori), una volta che si è aperto il sipario dello spettacolo di Alessandro Siani, "Tre volte 10".
Siani, a dir la verità, è quasi sempre rimasto nascosto, dietro le quinte. Il palco era tutto per lui, per Diego. Per Napoli. E l’argentino da subito non si è risparmiato: “Qualcuno si è lamentato perché qui il biglietto costa 300 euro, ma l'abbiamo fatto perché Pelè organizza uno spettacolo e li vende a 200 euro. Lui deve arrivare sempre secondo”. Prima stoccata. Mentre in scena si sono alternati volti noti del mondo napoletano.
C’era anche Aurelio De Laurentiis, in prima fila ad assistere al ritorno del più grande di tutti: “Mi sento come a casa, come mi sono sempre sentito qui. Io non tradisco. Però qui mi danno le chiavi, ma non ho l’indirizzo”, ha scherzato l’argentino. E ora che quell’indirizzo è arrivato - appena risolverà i problemi con il fisco, Maradona sarà ambasciatore del Napoli nel mondo - la felicità è doppia. Per tutta Napoli.
Le colonne sonore dello spettacolo sono quelle che già tutti conosciamo: da “Oh mamma mamma mamma…” a “chi non salta bianconero è”. Inevitabile metterci la rivalità, dopotutto. Sulle note di “Oj vita, oj vita mia…”. Maradona palleggia anche con il mappamondo di Siani: applausi scroscianti. E c’è spazio, tra le mille invenzioni dell’argentino, anche per qualche parola sul Napoli: “Mi auguro che vinca tutto, voglio che la gente di Napoli sia felice”. Con un assist a DeLa: “Al presidente chiedo di vincere, abbiamo fiducia in lui. Io non me ne voglio andare. Qui sto benissimo. A Napoli sono stato felicissimo”.
Scorrono le immagini del famoso gol all’Inghilterra, il “gol del siglo” di Messico ’86. “Ha dribblato tutti questi mali del mondo per la libertà”: e Diego si commuove. “Mi piacerebbe che mia mamma lo vedesse. E mio padre lo ringrazio per avere sfamato tutti e sette a casa. Ci sono mancate tantissime cose, ma non c'è mai mancato l'amore. La prima volta che mi ha detto che avevo giocato bene è stato dopo Argentina-Inghilterra”. Ricordi, momenti, attimi di amore per il calcio e per una città che continua ad amarlo, a distanza di tanti anni. “Scusami, scusami! Non ti lascerò mai più!", le sue ultime parole sono per il figlio Diego Armando Junior, 30 anni dopo. Cala il sipario. (17.01.17)
Category
🗞
Novità